L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri
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Il governo non ha ritenuto prioritario aiutare i cittadini in grave difficoltà economica, introdurre misure di contrasto alla povertà e di sostegno al pagamento delle bollette.
Eppure si parla da mesi di emergenza economica ed energetica e dunque c'era da aspettarselo un intervento di questo tipo. Anche considerando la natura dell'atto scelto per dare il via all'attività "legislativa", un decreto legge. Un atto che, conviene evidenziarlo, a dispetto di quanto lamentato dalla Meloni in campagna elettorale e durante gli anni della finta opposizione, di certo non conferisce centralità al Parlamento.
Ad ogni modo, il decreto legge è uno strumento pensato per gestire le emergenze (sulla carta perché tutti i governi ne hanno abusato enormemente) e dunque vale la pena indagare su quali siano le necessità impellenti che hanno reso opportuno un atto straordinario di necessità e urgenza.
Bene ha fatto il governo a consentire il rientro del personale medico non vaccinato. Male, ovviamente, l'opposizione a contestare sul punto. Ma quello che colpisce di questo decreto legge (n. 162 del 2022) è l'art. 5: «Norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali».
Colpisce perché è stato presentato come una misura "anti rave". Ora, francamente fatico a comprendere come la priorità assoluta del governo sia quella di impedire ad alcuni debosciati di radunarsi e come questa priorità sia tanto impellente da richiedere un decreto legge, il primo decreto legge dell'azione di questo governo. Insomma, qualcosa non torna per davvero.
Viene da pensare che la misura sia orientata a perseguire uno scopo diverso. Dalla lettura del testo, infatti (che vi consiglio di fare sempre non fidandovi delle ricostruzioni altrui: compresa questa), emerge abbastanza chiaramente che la stessa possa applicarsi certamente ai rave, ma non solo.
Si legge: «L'invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell'invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica».
Non ci vuole uno scienziato del diritto per comprendere che la disposizione potrebbe essere applicata a manifestazioni di protesta, anche politiche.
Qualcuno ha fatto giustamente notare che, se ai rave si intendeva riferire, bastava essere più chiari circoscrivendo la fattispecie.
È davvero molto preoccupante perché la misura a mio avviso può (e deve!) essere interpretata come una premessa, e in questo senso si comprende benissimo la sua straordinaria necessità e urgenza, a quanto si intende fare ora e nei prossimi mesi: prima di tutto in relazione al reddito di cittadinanza.
Non solo: la crisi internazionale non pare proprio risolversi e anzi le tensioni si acuiscono. Questo avrà pesanti conseguenze sulle già precarie condizioni di vita degli italiani. Lo spettro dell'austerità imposta da Bruxelles si fa sempre più definito e si minacciano già azioni concrete contro il nostro paese.
Servirebbe un'opposizione seria, accorta ma soprattutto coerente: che credibilità esprime chi per primo ha manganellato gli studenti nelle piazze, i ristoratori difronte a Montecitorio, i portuali di Trieste? Nessuna.
Osservato così, il quadro assume una coerenza d'insieme decisamente più nitida e c'è davvero poco di rassicurante.