La propaganda distrugge
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di Michele Blanco
L'Unione Europea sta restando vittima della sua stessa propaganda. Oggi la situazione reale dei fatti vede da un lato l' Unione europea impegnata in una guerra, inutile e evitabilissima, fatta per procura contro la Russia sul territorio Ucraino, dall'altra parte viene umiliata e sconfitta dal confronto sui dazi con gli Stati Uniti.
Oggi nell'UE: i fatti vengono travisati e si considera vera la propria propaganda.
La guerra che si combatte sul territorio ucraino in realtà è dovuta, come l'ex cancelliera tedesca Angela Merkel ci ha ben spiegato in più interviste, alla violazione ucraina degli accordi di Minsk è apparsa sin da subito, agli osservatori neutrali e informati, una “guerra per procura” (la definizione è di Lucio Caracciolo).
L'invio da anni di consiglieri e addestratori militari americani, inglesi, francesi; enormi aiuti in armamenti, intelligence, protezione satellitare, euro-statunitensi e britannici; continue e reiterate sanzioni economiche alla Russia, dirette e indirette, con blocco di enormi capitali russi nelle banche occidentali, da parte USA, UE e Regno Unito, dimostra chiaramente che questo è il modo di far guerra nel tempo presente, colpendo l'economia per prima e poi con le armi. Ma la narrazione dei nostri mass media occidentali, che si continua a scrivere e a ripetere in ogni sede e in ogni forma è che si tratta di una guerra tra Davide (Ucraina) e Golia (Russia).
Nessuno ormai capisce l’utilità e nemmeno il destinatario di una tale manipolazione autoreferenziale, visto che l’opinione pubblica è stufa della guerra e ne patisce sempre più gli effetti nell’economia, per primo tracollo del valore reale dei salari per effetto del crescente costo della vita determinato dai costi ingigantiti dell’energia.
Da registrare che la nuova amministrazione USA pretende che il costo delle armi regalate agli ucraini sia tutto pagato da noi europei, mentre gli utili saranno delle industrie della morte statunitensi.
Inoltre il Regno Unito è sul campo il leader della condotta bellica dell’UE (dalla quale il Regno Unito si separò or sono molti anni). La UE si lascia ormai pilotare dal primo ministro britannico su di un tema così scottante e altamente pericoloso.
L’altra guerra, quella dei dazi con gli Stati Uniti, ha determinato, giustamente, non soltanto crescente sfiducia verso la Commissione UE ma anche frantumazione nelle reazioni dei vari paesi, nonché l’effetto tragi-comico della coatta euforia della stampa, costretta a proclamare che “tutto sommato è andata bene”. Bene cosa ? Non soltanto le esportazioni, per esempio italiane, tra le nazioni più colpite dai dazi USA, verso gli Stati Uniti diminuiranno del circa 20%, ma l’UE dovrà acquistare dagli USA combustibili fossili e nucleare per 750 miliardi di dollari in 3 anni e investire in USA circa 600 miliardi di dollari. Inoltre gli USA hanno imposto a tutti i 27 paesi UE di spendere il 5% del PIL in armi, ma queste armi dovranno essere acquistate in USA: il che significa un altro flusso di denaro UE verso il vero e proprio “padrone”. Per fare un esempio è come se avessimo perso una guerra e ci venissero imposte clausole di “riparazione” analoghe a quelle che la pace di Versailles impose alla Germania sconfitta.
Invece di cedere e farsi umilare da trump l'Unione Europea unita doveva respingere su tutta la linea le assurde pretese dell amministrative statunitense.
Basti ricordare che la popolazione dell'Unione Europea è di 450 milioni di persone, gli USA hanno 347 milioni di abitanti.
Persino un quotidiano, che si distingue per una posizione guerrafondaia, come La Repubblica il 7 settembre 2025, pubblica una intervista di Francesco Manacorda al professore Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001, in cui lo stesso non usa giri di parole: “L’Europa deve imparare a vivere senza gli Stati Uniti, o almeno a fare sempre meno affidamento su Washington. È la sola strada perché conquisti una vera sovranità economica e politica”. E a fronte delle grandi e giustificate preoccupazioni mondiali sul ruolo attuale degli USA e delle Big Tech propone soluzioni molto drastiche. Sostiene che “Trump è il caos”. E alla domanda su come si possa resistere alla nuova amministrazione Usa, Stiglitz risponde: “La lezione è chiara: non si può capitolare. Chi ha resistito, come la Cina, ha visto Trump fare marcia indietro. Chi ha ceduto, come ha fatto l’Europa sui dazi, dopo pochi giorni si è trovato di fronte a nuove pretese; ad esempio l’abolizione delle tasse digitali. Bisogna sempre ricordare che un accordo con Trump non vale la carta su cui è scritto: il suo è un mondo di fatto, è senza legge, difficile da comprendere per chi è abituato allo stato di diritto”.