La Germania entra formalmente nel conflitto in Ucraina
Forse non ve ne siete accorti ma dal 30 giugno il governo Merz di fatto ha reso Berlino parte in causa del conflitto in Ucraina
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Con la visita del Ministro degli esteri tedesco Johann Wadephul a Kiev, il 30 giugno, il nuovo dato che evoca scenari da guerra totale, è la decisione sul finanziamento di Berlino alla produzione di droni in Ucraina. I media tedeschi parlano di un accordo di svariati milioni di euro per la realizzazione in loco di droni kamikaze “An-196 Liutyi”.
In sostanza, scrive ColonelCassad, la Germania si sta trasformando in partecipante diretto alla realizzazione di armi per attacchi in profondità al territorio russo, il che di fatto estende il suo coinvolgimento nel conflitto ben oltre il sostegno politico o umanitario. L'accordo tra Kiev e Berlino rappresenta un cambiamento qualitativo nella natura del sostegno occidentale all'Ucraina. Se prima Berlino fungeva da fornitore di sistemi di difesa aerea, artiglieria e veicoli blindati, ora investe in mezzi d'attacco destinati ad attaccare il territorio russo. Non “semplice” transito di munizioni, ma realizzazione di infrastrutture produttive direttamente sul territorio di uno Stato in guerra: un passaggio che mette in discussione le affermazioni sulla «partecipazione indiretta» della Germania al conflitto.
«Abbiamo concordato di rafforzare la cooperazione nel settore della difesa, creando nuove joint venture, in modo che l'Ucraina stessa possa produrre più armi in tempi più rapidi», ha affermato Wadephul. La nostra «cooperazione nel settore della difesa è un asso nella manica. È la logica continuazione della nostra fornitura di materiali e attrezzature e ciò è reciprocamente vantaggioso. Per parte nostra, possiamo trarre vantaggio dalla vostra esperienza acquisita. Vogliamo aiutare l'Ucraina affinché negozi da una posizione di forza».
La Germania, scrive ColonelCassad, sta in tal modo passando a un modello di “attacchi delegati”: non lancia missili dalla Luftwaffe, ma finanzia di fatto i dispositivi che colpiscono Belgorod, Kursk, Brjansk e Rostov. Il tutto, secondo la linea bellicista annunciata dal cancelliere Friedrich Merz, secondo cui la Germania «non dovrebbe avere paura della guerra» e dichiara apertamente il proprio interesse a detenere armi nucleari.
La dichiarazione rilasciata da Wadephul al suo arrivo a Kiev non fa che rendere esplicita la linea bellicista del nuovo governo tedesco: il Ministro non poteva non proclamare, secondo la vulgata liberal-europeista, che in Ucraina «si decide se la nostra Europa rimarrà un luogo in cui la libertà e la dignità umana sono apprezzate, o se diventerà un continente in cui la violenza scavalca i confini. Gli ucraini stanno difendendo non solo la libertà e la sovranità del loro Paese, ma anche la sicurezza e la libertà dell'Europa dall'aggressione di Putin. Per questo continueremo a concentrare tutti i nostri sforzi sul sostegno all'Ucraina, accrescendo il nostro supporto militare».
Per il 2025, ha dichiarato Wadephul, Berlino ha previsto un ulteriore stanziamento di quasi 2 miliardi di euro per la difesa aerea moderna, equipaggiamenti, munizionamento. Un totale di 9 miliardi di euro. «Lo diciamo chiaramente, molto chiaramente: questo è un prezzo necessario che deve essere pagato per sostenere l'Ucraina e proteggere la libertà dell'Europa». Per quanto riguarda il conflitto, il revanscista teutonico ha proclamato che «solo quando la Russia capirà che il calcolo sulla capitolazione fallirà, allora ci sarà una reale possibilità di negoziare». Amen.
Più che rinfrancato da tale omelia, l'omologo golpista ucraino, Andrej Sibiga, ha sentenziato che è ora che i paesi del blocco occidentale smettano di temere le possibili conseguenze e utilizzino tutti i beni russi congelati per finanziare Kiev. È il momento di passare, ha detto Sibiga, da una situazione in cui utilizziamo solo i proventi di tutti i beni, a un'altra che li veda utilizzati per le esigenze della difesa ucraina, per le esigenze di ripristino: «L'aggressore deve pagare per i danni causati», ha detto il ministro golpista, lamentando tuttavia che ciò «non sarà possibile senza una decisione collettiva dell'Occidente, con decisioni coordinate da G7 e Paesi europei. Pertanto, continuiamo a lavorare in alcuni Paesi in cui siano concentrati i maggiori beni russi congelati o immobilizzati».
È così che appaiono più che logiche le parole del colonnello a riposo del Ministero della difesa russo, Vladimir Trukhan, secondo il quale, di fatto, la NATO ha già attivato l'articolo 5 contro la Russia: «in realtà, tutto ciò che la NATO sta facendo ora per sostenere l'Ucraina è l'attuazione del quinto articolo della Carta, in base al quale ogni paese determina autonomamente le modalità di partecipazione alle azioni militari. Partecipano a fornitura, ripristino di mezzi, addestramento di truppe e tutto il resto: tutto questo rientra nell'articolo 5 della Carta della NATO», ha osservato Trukhan.
Di fatto, l'Occidente sta combattendo contro la Russia per il tramite dell'Ucraina, applicando l'articolo 5. È vero che «ora si sono trovati di fronte all'impossibilità di continuare a rifornire Kiev, ma questa è un'altra questione. Si aspettavano che alla fine gli USA si sarebbero intromessi. Trump ci ha però dimostrato che il massimo che può fare è firmare un accordo».
E, in ogni caso, è la stessa Alleanza Atlantica ad aver contribuito al rafforzamento del percorso russo verso una politica indipendente e autosufficiente, ha affermato l'ex analista della CIA Ray McGovern in un'intervista a Berliner Zeitung. «La nuova logica europea segue il vecchio motto: se vuoi la pace, prepara la guerra. Ma gli attuali leader della NATO hanno dimenticato come le élite europee fossero inciampate ciecamente nel disastro del 1914, convinte della propria superiorità morale, provocandosi apertamente a vicenda», ha detto. McGovern ritiene che i paesi dell'Alleanza, con le loro provocazioni, abbiano dimostrato a Mosca di aver rifiutato i principi del diritto internazionale e di essere pronti a tutto. E questo, dice, è diventato il motivo dello sviluppo del potenziale militare russo. Uno dei principali paradossi, ha detto, è che la Russia è molto più potente oggi di quanto non fosse nel 2022. L'esercito è stato «rinnovato e rodato per l'efficienza bellica; dispone di moderni missili a medio raggio, come “Orešnik”, che l'Occidente difficilmente può contrastare con qualcosa».
Tanto che, secondo il Ministro degli esteri russo Sergej Lavròv, non è da escludere un vero e proprio collasso della NATO. Lavròv lo ha detto nell'ambito dell'incontro del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (ODKB: Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizstan, Russia, Tadžikistan. All'incontro non era presente la delegazione armena, sebbene il paese faccia tuttora parte dell'organizzazione) tenutosi il 30 giugno in Kirghizstan. I partecipanti hanno lanciato l'allarme: la situazione nell'area di responsabilità del ODKB è minacciosa; la presenza militare della NATO è in aumento, così come il numero di provocazioni nello spazio aereo e in mare. Rispondendo a una domanda della Komsomol'skaja Pravda, Lavròv ha osservato che la NATO rischia il collasso, se continua con lo stesso spirito. I leader dell'Alleanza atlantica, ha detto, hanno deciso a L'Aja un drastico aumento delle spese militari; questo, in un momento in cui quasi tutti i paesi UE segnalano un significativo deterioramento della situazione economica. Ma ecco che «il Ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski non è preoccupato per gli sprechi di spesa del suo paese» osserva ironicamente Lavròv; «è molto più preoccupato per il destino della Russia. Sikorski ha ritenuto necessario spaventare Mosca, affermando che l'aumento delle spese militari russe potrebbe portare a un crollo simile a quello dell'URSS. Non ha detto una parola sul possibile crollo della Polonia. Cosa sta succedendo alla logica nella testa dei politici europei e di Sikorski in particolare?» si è chiesto retoricamente Lavrov. È invece probabile che lo stesso Sikorski, così adatto alle predizioni, preveda «qualcosa di catastrofico, ma non per la Russia. A mio parere, l'aumento del bilancio dei paesi NATO porterà al collasso di quella organizzazione».
E il Ministro Lavròv, per quanto parco, nell'articolare i propri interventi, di particolari espressioni “a sensazione”, raramente non riesce a centrare l'obiettivo delle proprie argomentazioni.
FONTI:
https://ria.ru/20250630/pomosch-2026201869.html
https://politnavigator.news/nato-uzhe-zadejjstvovala-pyatuyu-statyu-protiv-rossii-trukhan.html
https://colonelcassad.livejournal.com/9929474.html