Il proclama di Bezos al Washington Post: il nuovo "manifesto" della finanza

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Il proclama di Bezos al Washington Post: il nuovo "manifesto" della finanza



di Francesco Erspamer

Minaccioso ma trasparente proclama di Jeff Bezos, il multimiliardario che avete creato e continuate ad arricchire comprando su Amazon, e che con i vostri soldi si è comprato il quotidiano «Washington Post». Sotto la traduzione dell'intervento pubblicato su X e aggiungo nel successivo il collegamento ipertestuale all'originale (un inglese scadente). Qui una rapida considerazione, in attesa di ritornare più in dettaglio su un intervento che è anche un manifesto (dunque esplicito): se i padroni della finanza, dei media e delle tecnologie buttano la maschera vuol dire che sanno di poterselo permettere. Hanno vinto nell'unico settore dove avrebbero dovuto perdere, quello culturale, grazie al collaborazionismo degli intellettuali radicali, piddini e «woke»; in cambio di individualismo per esibizionisti e benestanti hanno ottenuto un completo sdoganamento del libero mercato: «personal liberties» e «free market», per Bezos i «due pilastri» dell'America e dunque della democrazia.

A questo punto sarà dura, molto di più di quanto sarebbe stato se una qualche resistenza fosse iniziata un paio di decenni fa, quando già era chiaro dove miravano la globalizzazione, la mobilità compulsiva, le nuove tecnologie, in sostanza l'ideologia delle libertà e delle novità fini a sé stesse. La speranza è che, come spesso accade, chi vince troppo diventi arrogante e commetta degli errori; lo stanno già facendo. Lo stesso occorre organizzarsi e prepararsi, e imparare a riconoscere i servi dei nuovi tiranni. E riprendere a lottare, dopo una lunga latitanza, proprio sul terreno della cultura e della politica culturale; purtroppo media, scienza e tecnologia sono ormai imprendibili roccaforti dei Bezos e dei Musk, ben difese da legioni di entusiasti pretoriani in vendita, come sempre, al miglior offerente.


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Il proclama:

«Ho condiviso questa nota con il team del Washington Post questa mattina:
"Vi scrivo per informarvi di un cambiamento in arrivo nelle nostre pagine di opinione. Scriveremo ogni giorno a sostegno e in difesa di due pilastri: le libertà personali e il libero mercato. Naturalmente tratteremo anche altri argomenti ma i punti di vista contrari a questi pilastri saranno lasciati ad altre pubblicazioni. Un tempo un giornale, soprattutto se aveva un monopolio locale, avrebbe considerato un servizio portare a casa dei lettori, ogni mattina, un'ampia sezione di opinioni che coprivano tanti punti di vista. Oggi è Internet a svolgere questo compito. Io sono dell'America e per l'America, e sono orgoglioso di esserlo. Il nostro Paese non è arrivato fin qui essendo tipico. E gran parte del successo dell'America è stata la libertà in campo economico e in ogni altro ambito. La libertà è etica (riduce al minimo la coercizione) e pratica (stimola la creatività, l'invenzione e la prosperità.) Ho offerto a David Shipley, che ammiro molto, l'opportunità di guidare questo nuovo capitolo. Gli ho suggerito che se la risposta non era 'assolutamente s', allora doveva essere ’no'. Dopo un'attenta riflessione, David ha deciso di allontanarsi. Si tratta di un cambiamento significativo, non sarà facile e richiederà un impegno al 100%. Rispetto la sua decisione. Cercheremo un nuovo opinionista che si occupi di questa nuova direzione. Sono convinto che il libero mercato e le libertà personali siano la cosa giusta per l'America. Credo anche che questi punti di vista siano poco considerati nell'attuale mercato delle idee e delle opinioni. Sono entusiasta di poter riempire insieme questo vuoto. Jeff





Francesco Erspamer

Francesco Erspamer

 

Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

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