Il macronismo apre le porte all'estrema destra
1503
di Paolo Desogus
La Francia sta vivendo con venticinque anni di ritardo il declino che ha subito l'Italia negli anni Novanta. Il macronismo si è rivelato catastrofico: le varie riforme improntate al neoliberismo estremo, l'inflazione galoppante con la conseguente perdita di potere d'acquisto dei salari, le ripetute sconfitte sindacali nonostante il clamore di piazza, la protervia da energumeno tascabile in politica estera di Macron e il crollo di credibilità nella sfera di influenza africana stanno affossando il paese.
A questo si aggiunge l'annoso problema di un sistema presidenziale ostile alla rappresentanza. E poi c'è il tema nazionale per eccellenza: la Francia sembra non sapere più chi è e dove vuole andare.
A questo si aggiunge l'annoso problema di un sistema presidenziale ostile alla rappresentanza. E poi c'è il tema nazionale per eccellenza: la Francia sembra non sapere più chi è e dove vuole andare.
Le prossime europee si annunciano per questo motivo come un disastro. A sinistra il Partito socialista è in netto recupero, ma sempre molto basso nei sondaggi: 13%; la France insoumise è al 7% e il glorioso PCF è all'1,5%.
Tra le formazioni della destra liberista la coalizione di partiti intorno a Macron è data intorno al 15%, mentre i repubblicani stanno al palo con un misero 7,5%.
L'estrema destra invece vola. La Reconquête di Zemmour è data al 6%, mentre il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella è al 32%.
Un paese vittima delle riforme della destra liberista che si affida alla destra postfascista. Chissà perché ma mi sembra di aver già visto questo film. E non è finito bene.