I democratici intolleranti
di Daniel Wedi Korbaria*
Eppure, fino a quel momento non sapevo di essere diventato tanto famoso, Lol!
Reduce da una brutta esperienza con la CGIL di Catania[1] che il 18 marzo 2024 mi aveva censurato e cacciato dalla sala conferenze di Via dei Crocefini n°40, spazio precedentemente concesso per presentare l’iniziativa “L’Africa e l’Occidente” in cui avrei dovuto essere uno dei relatori; tre settimane dopo, il 13 aprile, in un convegno del Partito Democratico a Milano, intitolato “Eritrea, un popolo in prigione”, promossa dall’On. Lia Quartapelle ed altri politici del PD, sono stato pubblicamente diffamato da due giornalisti in particolare che erano stati invitati come relatori. L’idea di base dell’iniziativa del partito democratico era quella di estromettere l’Eritrea dal Piano Mattei perché considerata Paese poco democratico e perciò non meritevole della loro “beneficenza”. Eppure lo sanno tutti che il Piano Mattei non è beneficenza ma puro investimento utile sia all’Italia che ai paesi africani coinvolti, tra cui l’Eritrea. Tutti sanno anche che se dovesse fallire il danno maggiore lo subirebbe l’Italia, ma sono pronto a scommettere che qualora il PD dovesse tornare nuovamente al Governo lo stesso farebbe carta straccia del Piano Mattei.
Il Partito Democratico, che dovrebbe essere più sensibile alla democrazia e fare sua la famosa frase: non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa esprimerla, ha permesso invece che dal suo palco milanese due giornalisti italiani attaccassero senza contraddittorio un immigrato panafricanista, semplicemente per le sue idee completamente diverse dalle loro sull’Eritrea e sull’immigrazione in generale.
Tutti i personaggi su quel palco mi conoscevano perché in passato avevano sbattuto il loro grugno contro i miei articoli. A cominciare dalla Quartapelle[2] che nella sua carriera politica ha promosso diverse interrogazioni parlamentari contro il Governo eritreo, tutte riportate nel mio libro “Inferno Immigrazione”. Quando ero il portavoce della Comunità eritrea in Italia l’avevo persino incontrata nel suo ufficio istituzionale e invitata a visitare l’Eritrea per farsi così un’idea de visu invece di ripetere come un pappagallo tutte quelle infamie “per sentito dire”. L’Onorevole glissò e infilò la testa sotto la sabbia della propaganda di Washington continuando imperterrita la sua attività antieritrea.
Uno dei relatori del convegno era il giornalista Luca Casale che, avendo pubblicato nel 2017 su Africa Rivista una bufala su un massacro mai avvenuto ad Asmara, costrinsi a rettificare[3]. Due anni dopo, riprese nuovamente la stessa falsa notizia dei morti pubblicandola sul sito di ISPI[4], dove assieme alla Quartapelle si presentano come esperti di geopolitica africana. Dio liberi!
Un altro giornalista presente al convegno era Massimo Alberizzi. Lui è uno di quelli bravi, quello che nel 2012 lanciò per primo la falsa notizia della morte del Presidente eritreo. Si definiva intimo amico del fu Meles Zenawi, che governò l’Etiopia dal 1991 al 2012 e che nel 1998 dichiarò guerra all’Eritrea, guerra che fece oltre 100000 morti da ambo le parti. Durante il convegno Alberizzi mi ha definito “un pazzo” perché nel 2014 avevo osato commentare un suo articolo menzognero sul Festival Eritreo a Bologna pubblicato nel blog “Africa Express”, blog degno di un vero colonialista che spara a zero non solo sull’Eritrea ma in generale sull’intero continente africano. Quella volta, non riuscendo più a ribattere ai miei commenti e per evitare di fare la figura del “pirla” con i suoi pochi lettori, non solo li cancellò ma mi bannò impedendomi di intervenire. Un vero maestro della democrazia!
Il terzo relatore era il giornalista di “Avvenire” Paolo Lambruschi. Dalle pagine del quotidiano della CEI si è sempre occupato di Eritrea, quasi 150 articoli, attaccando quotidianamente il suo Governo e facendo propaganda immigrazionista. Infatti il quotidiano dei Vescovi incoraggia le navi dei salvataggi affinché i naufraghi finiscano come ospiti di Caritas e Coop Auxilium che si occupano dell’accoglienza. Molti degli immigrati sbarcati negli ultimi quindici anni sono poi finiti nelle loro strutture sparse in tutt’Italia guadagnando per ogni ospite 45 euro al giorno e circa 120 euro al giorno su un minore non accompagnato!
Durante il convegno di Milano lui stesso ha confessato di aver allertato il suo amico Don Mussie Zerai, “l’angelo dei profughi” che col telefono satellitare gestiva il traffico dei barconi nel Mediterraneo, perché indagando su di me aveva scoperto che facevo il mediatore culturale presso la CIES[5]. Convinto che potessi danneggiare i richiedenti asilo, chiese al suo amico di farmi cacciare via da quel lavoro.
“Ci penso io!” gli ha risposto “l’angelo dei profughi” e difatti da un giorno all’altro mi sono ritrovato disoccupato e cancellato dal gruppo Whatsapp dei loro mediatori.
Scoprire a distanza di tempo che il giornalista di “Avvenire” era diventato un delatore ed era stata quindi colpa sua se da un giorno all’altro mi sono ritrovato senza lavoro mi ha scosso nel profondo. Alla faccia della carità cristiana!
Inoltre, dal palco del PD, Lambruschi con il tono compiaciuto di chi aveva chiesto ed ottenuto giustizia divina disse che la “Ong”, (riferendosi alla CIES) mi aveva anche denunciato per la mia discutibile professionalità che aveva messo a rischio i migranti, diffamandomi pubblicamente.
Appresa questa notizia mi sono recato al Tribunale giudiziario di Piazzale Clodio a richiedere il certificato dei carichi pendenti per vedere se veramente ci fosse traccia di questa denuncia ma risultò che non c’era niente contro di me e che la mia fedina penale era ancora immacolata come sempre. Allora perché aveva detto questa cosa falsa e infamante? Questa sarebbe stata la prima delle legittime domande da fargli in sede giudiziaria.
Infatti, l’avvocato a cui mi sono rivolto per procedere legalmente, mi ha detto che c’erano tutti gli estremi per procedere sia per la diffamazione che per la perdita del lavoro. Ma aveva bisogno delle testuali parole usate da Lambruschi. E qui entra in ballo una giornalista di Milano, area PD, della quale per ora non voglio fare il nome, che mi aveva chiamato al telefono il 18 aprile (5 giorni dopo il convegno) per raccontarmi tutto per filo e per segno, dicendomi anche di aver fatto, come sua abitudine, una registrazione audio, per poi sbobinarla e scriverci un articolo.
La giornalista con la quale in passato avevo collaborato in molte campagne mediatiche a favore dell’Eritrea, anche lei da decenni scrive di Eritrea ma su uno schieramento politico vicino alla mia posizione e in netta contrapposizione ai sopramenzionati personaggi, voleva farmi un’intervista. Le dissi che avevo intenzione di agire legalmente e lei mi promise che mi avrebbe dato quella registrazione audio. Successivamente mi richiamò per tirarsi indietro adducendo motivazioni assurde a dir poco imbarazzanti. Le chiesi allora di scrivermi giusto una nota con le testuali parole del giornalista, e dopo un primo sì di nuovo cambiò idea e mi lasciò appeso in attesa di una sua risposta nonostante sapesse quale era il poco tempo rimasto a mia disposizione. Le dissi che ero favorevole all’intervista a patto che inserisse le testuali parole. Lei acconsentì e “Ti chiamo domani sera” fu la sua ultima frase. Lasciò trascorrere i 90 giorni utili per poter approntare la pratica della querela sparendo nel nulla e lasciandomi con la convinzione che alla fin fine “cane non morde cane” perché grazie a lei delatori e diffamatori sono impunemente ancora liberi di raccontare menzogne su menzogne.
Amen.
*Daniel Wedi Korbaria, scrittore eritreo e panafricanista, è nato ad Asmara nel 1970 e vive e lavora in Italia dal 1995. Con i suoi libri, articoli e saggi pubblicati online e tradotti in inglese, francese, tedesco e norvegese si è battuto per offrire una voce alternativa ai racconti dei media mainstream italiani ed europei sull'immigrazione e il neo colonialismo. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo "Mother Eritrea" e nel 2022 il saggio d'inchiesta "Inferno Immigrazione". Di prossima pubblicazione (2024) il suo romanzo sul colonialismo italiano in Eritrea.
[1] L’immigrato più censurato d’Italia https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-limmigrato_pi_censurato_ditalia/39602_54047/
[2] Pace nel Corno d'Africa. Ma Lia Quartapelle non si arrende... https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pace_nel_corno_dafrica_ma_lia_quartapelle_non_si_arrende/82_26476/
[3] Eritrea, repressa nel sangue una manifestazione di studenti
https://www.africarivista.it/eritrea-repressa-nel-sangue-una-manifestazione-di-studenti/117216/
[4] Eritrea: si può credere ad Asmara?
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/eritrea-si-puo-credere-ad-asmara-23405
[5] Onlus di proprietà di Elisabetta Melandri, sorella dell’ex ministro della cultura Giovanna Melandri (PD)