Geopolitica dell'acqua in America Latina e nei Caraibi
L’acqua non è soltanto una risorsa naturale, ma un vero e proprio fattore di potere. In America Latina, dove si concentra circa il 31% delle riserve mondiali di acqua dolce, la combinazione tra abbondanza, disuguaglianza e crisi climatica ha trasformato questo bene comune in terreno di disputa geopolitica. Grandi bacini come l’Amazzonia o l’Aquifero Guaraní sono oggi al centro dell’interesse di corporation e fondi finanziari che vedono nell’acqua il nuovo oro blu.
La regione vive una contraddizione profonda: la sua ricchezza idrica alimenta modelli estrattivisti che consumano milioni di litri al giorno e lasciano intere comunità senz’acqua potabile. Parallelamente, la privatizzazione avanza: dal 2020 l’acqua si quota persino in borsa, segnalando la sua trasformazione da diritto umano a merce finanziaria.
In questo contesto, l’espansione in America Latina della compagnia israeliana Mekorot, denunciata per l’“apartheid idrico” in Palestina, accende nuovi allarmi. Dietro consulenze e contratti opachi, la gestione dell’acqua rischia di finire nelle mani di attori stranieri e società multinazionali.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati

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