Ennesima figuraccia dei "fact checker". Gli scienziati israeliani confermano: la vitamina D evita l'aggravarsi del Covid
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«Abbiamo trovato notevole, e sorprendente, vedere la differenza nelle probabilità di diventare un paziente grave quando si è carenti di vitamina D rispetto a quando non lo si è», hanno affermato il dottor Amiel Dror, un medico del Galilee Medical Center e il ricercatore Bar Ilan, secondo quanto riporta il quotidiano The Times of Israel.
Da Israele arriva un’altra conferma circa l’utilità della vitamina D nel contrastare la Covid-19. Gli scienziati israeliani dicono di aver raccolto la prova più convincente fino a questo momento che l'aumento dei livelli di vitamina D può aiutare i pazienti Covid-19 a ridurre il rischio di malattia grave o di morte.
La carenza di vitamina D aumenta significativamente i livelli di pericolo, hanno concluso in una nuova ricerca peer-reviewed pubblicata nella giornata di giovedì sulla rivista PLOS One.
Lo studio si basa sulla ricerca condotta durante le prime due ondate del virus in Israele, prima che i vaccini fossero ampiamente disponibili, e i medici hanno sottolineato che gli integratori vitaminici non rappresentano un sostituto dei vaccini, ma piuttosto un modo per mantenere i livelli di immunità.
Con buoni livelli di vitamina D nel sangue, i ricercatori del nuovo studio israeliano hanno scoperto che i pazienti potrebbero evitare gli effetti peggiori della malattia.
Lo studio è stato condotto prima dell’apparizione sulla scena di Omicron, ma il dottor Amel Dror afferma che questo non incide sull’efficacia della vitamina D.
«Quello che stiamo vedendo con la vitamina D che aiuta le persone con infezioni da Covid è il risultato della sua efficacia nel rafforzare il sistema immunitario per affrontare gli agenti patogeni virali che attaccano il sistema respiratorio», ha spiegato a The Times of Israel. «Questo è ugualmente rilevante per Omicron come lo era per le varianti precedenti».
Nel mese di giugno, i ricercatori hanno pubblicato risultati preliminari che mostrano che il 26% dei pazienti con coronavirus sono morti se carenti di vitamina D poco prima del ricovero, rispetto al 3% che aveva livelli normali di vitamina D.
Hanno anche determinato che i pazienti ospedalizzati che erano carenti di vitamina D avevano 14 volte più probabilità, in media, di finire in condizioni gravi o critiche rispetto agli altri.
Il dottor Dror ha infine evidenziato che la ricerca del suo team ha dimostrato che l'importanza della vitamina D non è basata su dati incompleti o difettosi.
«Le persone dovrebbero imparare da questo che gli studi che indicano l'importanza di prendere la vitamina D sono molto affidabili, e non sono basati su dati distorti», ha affermato. "E sottolineano che tutti dovrebbero assumere un supplemento di vitamina D durante la pandemia, che, assunta in quantità ragionevoli in conformità con i consigli ufficiali, non ha alcuna controindicazione».
In questi due anni di pandemia diversi fact-checker si sono affannati nel bollare ogni indicazione favorevole al ruolo della vitamina D nel contrasto alla Covid come disinformazione, fake news, complottismo e via dicendo. Insomma, il solito armamentario che ben conosciamo. In primis Open di Mentana, incaricato addirittura di censurare a piacimento in giro per internet. Ancora una volta i fatti li smentiscono clamorosamente.
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