"Diritto naturale". La Knesset vota l'annessione della Cisgiordania

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"Diritto naturale". La Knesset vota l'annessione della Cisgiordania

 

di Diego Angelo Bertozzi per l'AntiDiplomatico

 

Partiamo subito con una piccola opera di chiarimento di cui, ahinoi!, si sente ancora la necessità: tra Israele e Palestina non c'è alcuna guerra in atto; non v'è alcun confronto tra entità statali e eserciti nazionali; non c'è inoltre alcuna "barbarie della guerra da fermare in Medio Oriente" come richiesto nei giorni scorsi dal papa Leone XIV.

Non c'è alcuna guerra perché la realtà è ben più tragica e questo sostantivo non serve ad altro che a nasconderla al pubblico dibattito democratico: Tel Aviv conduce, alla luce del sole e senza la segretezza di una catena di comando parallela, una sistematica operazione di eliminazione fisica del popolo colonizzato grazie a un esercito ben armato e sostenuto da tutto l'Occidente.

Così come non ci fu alcuna guerra tra ebrei, rom, zingari, slavi, omosessuali, prigionieri politici da una parte e Wermacht dall'altra. Allora ci fu la scusa della segretezza per giustificare gli occhi voltati dalla parte opposta, oggi non ci sono scusanti per chi si rifiuta di vedere: immagini, filmati, persino dichiarazioni ufficiali obbligano a guardare la crudezza del reale in volto.

E che non ci si trovi di fronte a una guerra ma, come già detto sopra, alla eliminazione fisica della questione palestinese lo dimostra la risoluzione votata dalla Knesset (il parlamento israeliano) - con una maggioranza di 71 contro 13 - nella quale si afferma il diritto naturale, storico e legale dello Stato di Israele  su tutte le parti della terra di Israele, con particolare attenzione alla Samaria, alla Giudea e alla Valle del Giordano i quanto "parte inscindibile della patria storica, culturale e spirituale del popolo ebraico"[1].

Si parla, in sostanza, della Cisgiordania. In essa, inoltre, i cosiddetti "fatti" del 7 ottobre hanno dimostrato che la "creazione di uno Stato palestinese rappresenterebbe una minaccia esistenziale per Israele".

Non bastano più le continue violazioni del diritto internazionale - aggressioni militari e inosservanza delle tante risoluzioni ONU e le accuse fondate di genocidio - ormai siamo alla proclamazione urbi et orbi del diritto naturale al dominio e alla deportazione / cancellazione di un'altro popolo, giudicato privo di ogni diritto sulla terra nella quale ha vissuto, lavorato, creato e tramandato cultura, amato e cresciuto i figli (quelli che stanno morendo per inedia o sotto le bombe per un tozzo di pane).

Dobbiamo forse stupirci? Assolutamente no! Come ben sottolinea Edward Said, la concezione razziale del dominio - e quindi dei diritti - è parte costitutiva del sionismo: gli arabi (quindi i palestinesi) rappresentano l'immoralità, la degenerazione, la dissolutezza e la stupidità di contro a un dominatore in grado di portare sviluppo dove c'è il deserto e tecnologia dove c'è endemica e astorica arretratezza[2].

[1] Israel National News, Knesset approves Revolution affirming Israel's right  to sovereignity in Judea and Samaria, 23 luglio 2025.

[2] Edward W. Said, La questione palestinese. La tragedia di essere vittima delle vittime, Gamberetti Editrice, 1995, p. 49.

Diego Bertozzi

Diego Bertozzi

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Milano e in Filosofia e Scienze filosofiche all'Università degli Studi di Verona, si occupa da tempo di storia del movimento operaio e di Cina. Ha pubblicato per Diarkos  "La nuova via della seta. Il mondo che cambia e il ruolo dell'Italia nella Belt and Road Initiative" (2019)
 
 
 

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