Dallo stato assistenziale a quello penale-punitivo: la profezia di Loïc Wacquant per il futuro dell'Europa

Dallo stato assistenziale a quello penale-punitivo: la profezia di Loïc Wacquant per il futuro dell'Europa

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Tra i più importanti contributi dell’antropologia culturale viene poco ricordata una celebre analisi diventata profetica (come potremo vedere tra poco) di Loic Wacquant nel suo saggio “Les prisons de la misère”,1999.

L’autore ricostruisce minuziosamente la lunga catena di istituzioni, agenti e supporti alla comunicazione (consulenze, rapporti di commissioni, missioni ufficiali, dibattiti parlamentari, convegni, libri scientifici e divulgativi, conferenze stampa, articoli di giornale, servizi televisivi, ecc.) attraverso cui il nuovo senso comune penale proveniente dagli Stati uniti e volto a criminalizzare la miseria - e di conseguenza a normalizzare la precarizzazione salariare - si è internazionalizzato.

Parte da Washington, e New York, attraversa l’Atlantico per atterrare a Londra dove estende le sue ramificazioni in tutto il continente.

Il compito di promuovere il rigore penale (che già da quarant’anni imperversa negli stati uniti) viene affidato ufficialmente agli organi federali statunitensi con il risultato di una bulimia carceraria senza precedenti ed in controtendenza, rispetto alla criminalità all’inizio stagnante e quindi in regressione.

Nel determinare un simile esito, determinante è la funzione svolta dal:

 

- Ministero federale di giustizia, che conduce periodicamente delle autentiche campagne di disinformazione sulla criminalità e la carcerazione.

-il Dipartimento di stato  a cui sono affidati gli affari esteri e che tramite le ambasciate, milita attivamente, in ogni paese ospitante, in favore di politiche penali ultrarepressive.

-Gli organismi parapubblici e professionali legati alle amministrazioni poliziesche e penitenziarie (Fraternal Order of Police, American Correctional Association, American Jail Association, sindacati delle guardie carcerarie, Associazioni vittime del crimine, i media e le imprese private che partecipano al grande sviluppo dell’economia della carcerazione.

D’altra parte, dalla rottura del compromesso fordista-keynesiano il settore privato fornisce un contributo decisivo alla progettazione e realizzazione delle politiche pubbliche.

Le agenzie di consulenza, sulle due rive dell’atlantico, hanno preparato tra il 1975 e il 1985 il terreno per avvento del liberalismo reale di Ronald Reagan e Margaret Tatcher attraverso un paziente lavoro intellettuale di trincea contro le politiche keynesiane rifornendo le élite politiche e mediatiche di concetti, principi e misure in grado di giustificare e accelerare il rafforzamento dell’apparato penale. (criminalizzando i giovani, le periferie, la miseria con stereotipi e senza un fondamento oggettivo, dove nella maggior parte dei casi vittima e criminale sono la stessa persona)

Un ruolo decisivo, volto a reprimere i disordini attribuibili a coloro che già Tocqueville definiva l’infima plebe delle nostre città , è stato svolto dal Manhattan Institute, noto per aver lanciato Charles Murray autore di Losing Ground, la bibbia della crociata contro lo stato assistenziale intrapresa da Reagan.

È sempre il Manhattan Institute a diffondere la celebre teoria del vetro rotto formulata da J. Q. Wilson o dell’adattamento del  proverbio: chi ruba poco ruba assai. Questa sedicente teoria sosteneva che per far diminuire i reati bisognava colpire fermamente colpo su colpo ad ogni piccolo disordine quotidiano.

La teoria del vetro rotto, mai verificata empiricamente, funziona come alibi criminologico alla riorganizzazione dell’azione di polizia promossa da William Bratton, guida della polizia municipale di New York. L’obiettivo della riorganizzazione è placare le paure delle classi superiori molestando sistematicamente le classi meno abbienti negli spazi pubblici.

La mondializzazione della Tolleranza Zero continua, grazie all’incredibile ammirazione, oscillante tra fascinazione e invidia degli opinion makers europei, giornalisti, élite politiche.

 

 F. Gross

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