Compatisco chi consideri la Libia questione minore

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Compatisco chi consideri la Libia questione minore

Ieri è stato riportato che più di mille migranti siano sbarcati in Italia.

Venerdì scorso ospite di Manlio Dinucci su Byoblu ho proposto 2 interviste che riscrivono 10 anni di narrazioni fiabesche su questi sbarchi.

Il governo italiano manda soldi a Tripoli non per fermare i migranti ma per armare le milizie che sottraggono il petrolio libico e lo avviano illegalmente verso l'Italia con l'aiuto della mafia.

Chiunque abbia cercato di raccontare questa storia negli ultimi anni è stato fatto secco o zittito con metodi più o meno convenzionali, a cominciare dalla giornalista Daphne Caruana Galizia uccisa nell'ottobre 2017.

Io nel mio piccolo sono stato zittito in questi 4 anni con metodi più soft: silenzio e isolamento di fronte a prove inconfutabili, revoca dei fondi, creazione di epigoni che scimmiottano in senso globalista il mio lavoro, diffamazione sotterranea.

Ora sappiate che più la Libia è strategica per l'Italia, meno se ne parla.

E questa non è una svista. È propaganda di guerra, quella che vuole recidere i canali vitali tra Italia e Libia per renderci poveri, incattiviti, confusi e infine docili servi.

Ora che è il momento di stendere i programmi elettorali, la congiura del silenzio e la congiura della priorità si abbatteranno su questa storia. Ancora una volta.

Ma considerare la Libia non priorotaria è una malattia, per noi italiani. È il sintomo di una propaganda di guerra che ha fatto il suo effetto.

Io qualche antidoto lo propongo indefesso da anni.

Si chiama informazione diretta, orizzontale, senza filtri.

Ma questo è un paese di zombi e le agende straniere, che siano americane, tedesche o russe, ci piacciono più della nostra.

Guarda la puntata di "Pangea - Grandangolo":
https://www.byoblu.com/2022/07/22/le-soffocanti-braccia-aperte-delloccidente-grandangolo-pangea/

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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