Alessandro Orsini - Il "putinismo" come giustificazione della Corriere della Sera: gli ultimi 2 esempi

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Alessandro Orsini - Il "putinismo" come giustificazione della Corriere della Sera: gli ultimi 2 esempi

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di Alessandro Orsini*


Dedicato a Bruno Vespa, Federico Rampini, Paolo Mieli.

Il putinismo è la categoria interpretativa suprema con cui il Corriere della Sera e i suoi “figli minori” spiegano i fatti principali della politica internazionale. È giunto il momento di usare il metodo delle scienze storico-sociali per indagare i fondamenti epistemologici di questo pilastro del dibattito pubblico.

Inizierò da una definizione.

Che cos’è il “putinismo”?

Il “putinismo” è una giustificazione a posteriori degli eventi sgraditi alla Nato che volgono in favore della Russia.

Ecco due esempi.

Prima del referendum in Moldavia sull’ingresso nell’Unione Europea, i media occidentali preannunciavano un largo successo del sì che, invece, ha vinto di pochissimo (49.7% no; 50.3% sì). Siccome le attese sono state deluse, la valanga di “no” viene spiegata con la presunta capacità del Cremlino di indirizzare le votazioni altrui. Non esistono prove o ricerche che dimostrino che la “disinformazione russa” abbia mai modificato il risultato di un’elezione in Occidente o che abbia permesso a un candidato di vincere su un altro. Nessuna ricerca ha mai dimostrato che Trump vinse su Hillary Clinton, nel novembre 2016, per via delle “interferenze russe” nel sistema dell’informazione americano. Questo è ciò che Hillary Clinton ha affermato per giustificare a posteriori la sua sconfitta, ma si tratta di un’accusa senza fondamento, una forma di campagna post-elettorale per delegittimare il vincitore. Tanto più che Hillary Clinton prese molti più voti di Trump.

Il secondo esempio riguarda l’Ucraina.

Siccome l’esercito ucraino subisce continue sconfitte, il problema del Corriere della Sera e dei suoi figli minori è sconfiggere il “putinismo” in Italia.

Orbene, secondo il metodo delle scienze storico-sociali, il “putinismo” non è un fattore causale degli eventi sotto osservazione utile al processo dell’imputazione causale che è il processo attraverso cui l’uomo attribuisce una causa a un effetto. I discorsi degli italiani in televisione non sono cause delle sconfitte degli ucraini sul campo di battaglia. A nessuno scienziato sociale verrebbe in mente di formulare una proposizione bivariata di questo tipo: “Quanto maggiori sono i discorsi putinisti nella tv italiana, tanto maggiori sono le sconfitte dell’esercito ucraino in Donbass”.

Le cause delle sconfitte ucraine sono la mancanza di armi, soldi e soldati; il morale bassissimo per la mancanza di vittorie; la fuga all’estero di metà della popolazione; la distruzione del 50% dell’infrastruttura energetica; la renitenza alla leva; la mancanza di addestramento delle reclute; il numero altissimo di soldati morti e feriti; le decisioni sbagliate dei generali ucraini, come la mossa suicida a Kursk che sta causando il collasso del fronte ucraino in Donbass o la decisione di avviare una grande controffensiva che ha causato la distruzione dell’esercito ucraino; il crollo dell’economia e la bancarotta permanente; l’esecrazione della diplomazia; l’incapacità dell’Unione Europea di stimare correttamente i rapporti di forza tra la Russia e l’Ucraina. Questi, secondo la metodologia delle scienze sociali, sono fatti che assurgono al ruolo di “cause” e “concause” che agiscono e retroagiscono sull’andamento degli eventi. Questi fatti sono fatti che fanno accadere altri fatti o che concorrono a farli accadere. Il presunto “putinismo” in Italia non è un fatto che faccia accadere un fatto a Kursk o a Chasiv Yar. Il “putinismo” non ha alcuna influenza sulla capacità della Nato di produrre munizioni per l’artiglieria pesante. Con o senza il putinismo, l’Europa e gli Stati Uniti riescono a produrre 1.2 milioni di munizioni per l’artiglieria pesante all’anno: la Russia 3 milioni. La produttività dell’industria militare è un fatto che concorre all’accadimento di altri fatti sul campo di battaglia in Ucraina.

Il putinismo è usato per nascondere almeno due grandi errori della classe dirigente europea. Il primo è stato l’errore di subordinare l’ingresso nell’Unione Europea all’odio per la Russia. Per entrare nell’Unione Europea, è obbligatorio giurare di odiare la Russia. Questo sì che può avere avuto ripercussioni sul voto in Moldavia. Moltissimi moldavi non vogliono fare la fine degli ucraini che ballano sull'orlo di un attacco nucleare.

Il secondo errore è stato di "sciogliere" l’Unione Europea nella Nato. Come dimostra la guerra in Ucraina, tutte le decisioni della Commissione Europea vengono prese dalla Nato. Per due anni e mezzo, Stoltenberg ha detto a Ursula von der Leyen che cosa fare. Moltissimi moldavi sanno che l’ingresso nell’Unione Europea significa l’ingresso di fatto nella Nato. I moldavi sanno anche che l’espansione della Nato a est è la causa profonda della guerra con la Russia, come ha dichiarato Stoltenberg, il 7 settembre 2023, al Parlamento europeo. Il requisito per poter aderire all’Unione Europea è la russofobia. Ma per quale motivo i moldavi russofoni dovrebbero odiare se stessi per entrare nell’Unione Europea? I moldavi non hanno votato “no” in massa perché sono stupidi e ignoranti, ma perché sono intelligenti.

Il putinismo è una nuova forma di isteria collettiva per raggirare i governati: è il trionfo della mentalità anti-scientifica sulla mentalità scientifica. Come insegna Max Weber, una spiegazione è scientifica soltanto se è anche una spiegazione causale. Il putinismo, allontanando dallo studio delle cause, allontana dalla scienza.

Infine, per non perdere il contatto con la realtà, che la scienza invita a non smarrire, il 100% delle interpretazioni del Corriere della Sera e dei suoi figli minori [...]. Incontrerò gli abbonati di sicurezza internazionale il 29 ottobre dalle 19 alle 20 per la consueta diretta del mese.


*Post Facebook del 22 ottobre 2024
 

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