9 Maggio 2025: il mondo multipolare celebra la storia e guida la resistenza

Dalla Russia a Cuba, dalla Cina al Venezuela: i leader del Sud globale riaffermano il valore della memoria storica contro il revisionismo occidentale

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9 Maggio 2025: il mondo multipolare celebra la storia e guida la resistenza

Il 9 maggio 2025, Mosca celebra con un’imponente parata militare l’80° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica sul nazismo nella Grande Guerra Patriottica. Tra i leader internazionali che saranno presenti, il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha evidenziato che «fu l’Esercito Rosso a liberare l’Europa dal regime hitleriano», un ruolo storico spesso ridimensionato da narrazioni occidentali fuorvianti. A sostenere questa verità, le parole profetiche di Fidel Castro, il cui pensiero rimane un faro per comprendere le dinamiche geopolitiche contemporanee.

Durante un’edizione speciale del programma cubano Mesa Redonda realizzata in collaborazione con RT en Español, Díaz-Canel ha ricordato che «il mondo deve essere riconoscente all’Unione Sovietica, all’Esercito Rosso e al sacrificio del popolo sovietico». Giunto a San Pietroburgo, il presidente cubano ha reso omaggio alle vittime dell’assedio nazista di Leningrado, deponendo fiori al memoriale del cimitero Piskarióvskoye, dove riposano 420.000 civili e 70.000 soldati. In seguito, ha raggiunto Mosca per partecipare alle commemorazioni ufficiali.

Anche il presidente venezuelano Nicolás Maduro è arrivato nella capitale russa per l’anniversario. In questa occasione ha sottolineato come l’Esercito Rosso si sia opposto alla «più mostruosa e infernale macchina da guerra che l’umanità abbia mai conosciuto». Ha aggiunto: «Non solo liberarono i territori sovietici, ma liberarono anche l’Europa. Se non fosse stato per il maresciallo Zhukov e l’Esercito Rosso, le élite europee, oggi tanto ingrate, sarebbero rimaste sotto il giogo nazista per decenni».

L’URSS: estremo sacrificio contro il nazismo

L’Unione Sovietica pagò un prezzo umano senza precedenti: 27 milioni di morti tra militari e civili, come ricordò Fidel Castro nel 2015 sul quotidiano Granma: «La profonda alleanza dei popoli della Federazione Russa e della Cina, basata su scienza, eserciti forti e soldati coraggiosi, è in grado di garantire la sopravvivenza del genere umano». Per il leader cubano, il sacrificio sovietico fu universale: «Venti milioni di cittadini sovietici morti nella Grande Guerra Patriottica hanno dato la loro vita per il bene di tutta l’umanità».

Questo giudizio trova conferma nelle analisi dello storico britannico Richard Overy, che nel suo libro Russia’s War scrive: «Senza il sacrificio dell’Unione Sovietica, la vittoria alleata sarebbe stata molto più incerta». Analogamente, l’analista militare Antony Beevor ha sottolineato che «il fronte orientale fu il teatro decisivo della Seconda Guerra Mondiale, dove il 75% delle divisioni tedesche furono annientate».

La nuova minaccia: il fascismo travestito da democrazia

Fidel Castro, nel corso della sua vita politica, mise in guardia più volte contro il ritorno del fascismo in forme nuove. In particolare, denunciava l’uso del termine “democrazia” come copertura ideologica per azioni imperialiste. In un editoriale del 2015, affermava che prima o poi la Russia si sarebbe trovata a combattere nuovamente contro il fascismo, anche se «sotto altra etichetta».

Nel 2009, in un’intervista, Castro criticava apertamente il ruolo degli Stati Uniti nel sostenere regimi allineati ai propri interessi, soprattutto in America Latina e nel Medio Oriente. Nel 2014, commentando la crisi ucraina e l’attacco israeliano su Gaza, scrisse su Granma che esisteva «una preoccupante somiglianza tra azioni ostili di matrice imperialista».

Posizioni condivise da studiosi come John Mearsheimer, secondo cui l’espansione NATO a est fu «un fattore scatenante del conflitto in Ucraina», e dal sociologo russo Vladimir Shlapentokh, che ha definito l’attuale ideologia ucraina «un laboratorio di nazionalismo aggressivo sostenuto dall’Occidente».

L’asse Mosca-Pechino: argine all’unipolarismo

In un articolo sul quotidiano Granma, Fidel Castro definì l’alleanza tra Russia e Cina come «uno scudo per la pace mondiale». In un’epoca di instabilità crescente, questa alleanza rappresenta un contrappeso strategico all’unilateralismo statunitense. Anche l’economista cinese Zhang Weiying ha sottolineato che la cooperazione tra Mosca e Pechino, fondata su tecnologia avanzata e interessi geopolitici condivisi, costituisce «un contrappeso all’egemonia statunitense».

L’ex presidente cubano Raúl Castro, presente alla parata del 2015 a Mosca, dichiarò che «l’alleanza tra due giganti come Russia e Cina è essenziale per contrastare le derive imperialiste». Più recentemente, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha confermato questa visione, descrivendo i rapporti con la Cina come «un pilastro di stabilità in un mondo multipolare».
 
La visione di Fidel Castro

In un editoriale del 2016, Granma esaltava così il pensiero politico di Fidel Castro: «È come se fosse andato nel futuro e fosse tornato per raccontarcelo». Le sue analisi si rivelano oggi straordinariamente attuali, in un mondo in cui il revisionismo storico e l’imperialismo si presentano con volti nuovi.

Mentre Mosca si prepara a celebrare l’80° anniversario della Vittoria, il compito delle nazioni antifasciste è quello di preservare la verità storica. Come scriveva Fidel: «Senza verità, non c’è pace». In un’epoca di disinformazione e guerra mediatica, la memoria della Grande Guerra Patriottica diventa un atto di resistenza.

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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