The Intercept rivela: il controverso salvataggio del FMI in Pakistan "facilitato" dalle armi per l'Ucraina

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PICCOLE NOTE


“La vendita di armi pakistane agli Stati Uniti ha facilitato un controverso piano di salvataggio da parte del Fondo monetario internazionale avvenuto all’inizio di quest’anno, secondo due fonti a conoscenza dell’accordo, rivelazioni che sono confermate da documenti del governo pakistano e americano. La vendita di armi serviva a rifornire l’esercito ucraino, in tal modo il Pakistan è stato coinvolto nel conflitto dopo aver subito per lungo tempo la pressione degli Stati Uniti perché prendesse una posizione”. Inizia così un articolo di The Intercept dedicato a una storia ignota ai più quanto istruttiva.


Eliminare Imran Khan

Il Pakistan, guidato allora da Imran Khan, all’inizio della guerra ucraina aveva rifiutato di prendere posizione, rimanendo neutrale. Il premier si era addirittura azzardato a denunciare le pressioni americane ed europee perché si piegasse ai loro diktat, dichiarando a un comizio: “Siamo forse vostri schiavi? Cosa pensate di noi? Che siamo vostri schiavi e faremo tutto quello che ci chiederete? Siamo amici della Russia e siamo amici anche degli Stati Uniti. Siamo amici della Cina e dell’Europa. Non facciamo parte di nessuna alleanza”.

Gli Stati Uniti, ricorda The Intercept, erano furibondi per la posizione di Khan, tanto che alti funzionari del Dipartimento di Stato USA iniziarono a manovrare per metterlo fuori gioco incontrando i suoi oppositori politici e militari e riuscendo a creare un fronte unito per porre fine al suo governo con un voto di sfiducia, seguito nel tempo da una vera e propria persecuzione contro Khan, il suo partito e i suoi simpatizzanti, molti dei quali hanno subito lo stesso destino dell’ex primo ministro, tutt’ora in prigione (sulle manovre del Dipartimento di Stato contro Khan vedi Piccolenote).

Così prosegue The Intercept: “Dopo l’estromissione di Khan, il Pakistan è diventato un prezioso aiuto per gli Stati Uniti e i suoi alleati sulla guerra [ucraina], un’ausilio che è stato ripagato con un prestito del FMI. Il prestito di emergenza ha permesso al nuovo governo pakistano di rimandare un’incombente catastrofe economica e di rinviare indefinitamente le elezioni – un tempo che è stato utilizzato per avviare un giro di vite a livello nazionale contro la società civile e far finire Khan in prigione”.

La democrazia ucraina e quella pakistana

“La democrazia pakistana potrebbe finire vittima della controffensiva dell’Ucraina”, ha detto a The Intercept Arif Rafiq, esperto di affari del Pakistan presso il Middle East Institute.

The Intercept aggiunge che “l’accordo sulle armi è stata mediato dalla Global Military Products, una filiale della Global Ordnance, un’azienda controversa dedita al traffico di armi, coinvolta con personaggi ucraini poco rispettabili come rivelato da un recente articolo del New York Times” (vai all’articolo: “In Ucraina, un trafficante d’armi americano sta facendo fortuna…“).

“I documenti che rivelano il percorso del denaro e i colloqui con i funzionari statunitensi – scrive ancora The Intercept – comprendono contratti americani e pakistani, licenze e documenti di compravendita relativi ad accordi mediati dagli Stati Uniti per l’acquisto di armi pakistane per l’Ucraina”. Il Pakistan, infatti, ha una buona riserva di armi e soprattutto di munizioni, che negli USA, e soprattutto in Ucraina, scarseggiano.

Il nuovo indirizzo del Pakistan nei confronti della guerra ucraina e la vendita di armi agli Stati Uniti hanno giocato “un ruolo chiave nel garantire il piano di salvataggio da parte del Fondo monetario internazionale“, continua il sito d’inchiesta americano.

Il prestito del FMI e la repressione

Il “prestito – prosegue The Intercept – ha allentato la pressione economica, consentendo al governo militare di ritardare le elezioni – una potenziale resa dei conti dopo il lungo travaglio seguito alla rimozione di Khan – e di incrementare la repressione contro i sostenitori di Khan e gli altri dissidenti. Gli Stati Uniti sono rimasti silenti sulla straordinaria portata delle violazioni dei diritti umani, che hanno messo in dubbio il futuro della tormentata democrazia del Pakistan”.

“La premessa è che dobbiamo salvare l’Ucraina, dobbiamo salvare questa frontiera della democrazia al confine orientale dell’Europa”, ha dichiarato Rafiq. “E a pagarne il prezzo sarà questo paese asiatico [il Pakistan]. Quindi [al Pakistan] è permesso di essere una dittatura, al loro popolo possono essere negate le libertà. proprio quelle libertà per le quali tutte le persone celebri di questo paese [gli Usa] dicono che dobbiamo sostenere l’Ucraina”.

 Piccole Note

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