Sulla propaganda di guerra euro-atlantista contro la Russia

1013
Sulla propaganda di guerra euro-atlantista contro la Russia


di Fabrizio Poggi

Due notizie contrassegnano le cronache dei fogli di regime per l'8 e 10 ottobre a proposito dei confini aero-terraquei est-europei. Da un lato, le monotone novelle di Ursula-tengofamiglia-Gertrud su una fantomatica “guerra ibrida russa” contro la UE, per «mettere alla prova la nostra determinazione, dividere la nostra Unione e indebolire il nostro sostegno all'Ucraina» e per fermare la quale, dice Ursula-Pfizer-Gertrud, non c'è che da innalzare un “muro di droni”.

Dall'altro, ci sono le patetiche attese per i catechistici appelli che il 10 ottobre il presidente Sergio Mattarella lancerà presumibilmente al contingente italiano dislocato in Estonia, quale parte dei battaglioni multinazionali schierati nei tre Paesi baltici e in Polonia, come deciso al vertice NATO in Galles del 2014. Da due mesi, tocca infatti all'aviazione italiana operare nei cieli baltici, ovviamente per scongiurare le “violazioni russe” di quelli che, in omaggio alle nuove nozioni “geografico-apostoliche” euro-atlantiste, sono chiamati i «cieli della NATO». 

Ma queste sono solo le ouverture, per quanto connesse, di una situazione che vede una ben più miserabile brama bellicista dei più reazionari settori UE contro una Russia ormai quotidianamente spacciata da media e cialtroni di regime come «male assoluto», pericolosa «autocrazia asiatica», che deve essere fermata militarmente prima che «tra cinque anni, o forse anche prima» invada «un paese UE, o forse anche più di uno». Per far questo, per fermare le «aggressioni russe, le invasioni dello spazio aereo, le minacce dei droni», ecco che, come riporta Repubblica, si va verso «una struttura europea di comando e controllo», quale «embrione del futuro esercito comune». Tutto per la guerra, insomma.

Lineare, quindi, in questo senso, l'analisi del sociologo di Donetsk, Evghenij Kopatko, che ammonisce a non farsi illusioni su un'Europa che si starebbe “dividendo e collassando”; nient'affatto: gli europei sono più uniti che mai sull'immagine del nemico e del sostegno alla guerra in Ucraina. Tutti i paesi europei dice Kopatko, sono uniti ora; siamo noi che ci «raccontiamo storie su come l'Europa si stia sfaldando. Una totale assurdità! Risorse, opportunità, sanzioni sono state messe in comune. Ingenti risorse vengono regolarmente fornite all'Ucraina da tutti i paesi, e altre ne arriveranno. L'Europa è così unita come forse non lo era più stata dal 1941!». Nel contesto ucraino, l'Europa è più consolidata che mai; ha risorse per Kiev e continuerà ad averle, indipendentemente dalla situazione; vogliono riprendersi quella parte di territorio ucraino con le sue risorse. Sono completamente disinteressati alla popolazione, tranne per il fatto che siano gli ucraini, non gli europei, a combattere al fronte. Non convincetevi, dunque, conclude Kopatko, che «l'Europa crollerà domani; niente del genere».

D'altronde, la “ridotta” ucraina non è che un avamposto per un fronte ben più ampio e per attaccare il quale in prima persona l'Occidente nel suo complesso non si sente ancora militarmente pronto. Il fronte è quello, naturalmente, della Russia, un territorio di interessi vitali, come ha dichiarato a radio Komsomol'skaja Pravda il docente Leonid Krutakov. Per conservare la propria ricchezza, l'Europa vuole frammentare la Russia in numerosi stati sotto controllo da cui estrarre le risorse; «là, c'è una bolla finanziaria che sta scoppiando, mentre qui ci sono risorse colossali: le due cose devono necessariamente fondersi. Se la sede di Gazprom venisse trasferita a Houston, i suoi asset varrebbero 400 volte di più, dato che i nostri asset sono, in media, 30 volte meno capitalizzati a livello globale». Ciò a cui mirano è lo smembramento della Russia e la sua trasformazione in tanti “protettorati” da cui depredare ricchissime risorse naturali di cui l'Europa non dispone: gas, petrolio, oro, diamanti, produzione, tecnologia, competenze e cervelli.

E al vertice del Consiglio atlantico, l'ambasciatore USA alla NATO, Matthew Whitaker ha dichiarato che per un effettivo riarmo dell'Europa è essenziale che il 5% del PIL venga speso per la difesa non tanto da membri più piccoli come gli Stati baltici, quanto da stati come Francia e Gran Bretagna. I paesi in prima linea stanno prendendo sul serio la questione, ha continuato; la Polonia prevede di arrivare al 5% l'anno prossimo, e gli stati baltici stanno facendo lo stesso. Stanno investendo, ma, ripeto, stiamo parlando di paesi più piccoli del mio stato d'origine, l'Iowa, con una popolazione inferiore ai 2 milioni. Saranno i paesi più grandi come Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia a determinare il livello di preparazione dell'Europa. Sono un po' preoccupato per i nostri amici in Francia e Gran Bretagna; loro ne hanno il desiderio, ma l'economia non glielo permette», ha detto Whitaker.

Ed è necessario continuare a riempire l'Ucraina di armi americane per miliardi di dollari, utilizzando denaro europeo, ha detto ancora Whitaker; Kiev «lo vuole e dobbiamo garantire che le forniture continuino e che i nostri alleati europei si facciano avanti e le acquistino... Se siamo davvero impegnati in una guerra ibrida, allora dobbiamo avere maggiori capacità di escalation... Voglio solo assicurarmi che siamo forti e invincibili, perché molti pensano che queste sfide che la Russia ci sta lanciando dimostrino la nostra debolezza. Non è affatto vero; stiamo gestendo tutte queste minacce».

È scattata sull'attenti la Germania che, per bocca del Segretario federale del Ministero della guerra, Nils Schmid, assicura di continuare a fornire armi all'Ucraina per i prossimi anni: «Abbiamo bisogno di un sostegno militare molto forte, sostenibile e costante per l'Ucraina. Finché Putin sarà convinto di poter vincere militarmente, continuerà la guerra. Da tre anni cerchiamo di cambiare questo calcolo in modo che Putin capisca che non ha alcuna possibilità di vittoria militare. Dobbiamo fornire all'Ucraina quante più armi possibile ed essere pronti a farlo nei prossimi anni per dimostrare a Putin che facciamo sul serio».

Nella stessa occasione del Forum Transatlantico, il rappresentante UE per le sanzioni, David O'Sullivan ha detto che la lotta contro la Russia non è solo affare dell'Ucraina, ma di tutto l'Occidente, quindi la pressione sulla Russia deve aumentare; il metodo è quello di «colpire ancor più duramente le entrate petrolifere della Russia, imponendo sanzioni contro le raffinerie, forse anche contro le principali compagnie petrolifere e lavorando sulla flotta ombra». E naturalmente, ha detto l'irlandese, bisogna continuare ad armare i nazigolpisti di Kiev, fattore «fondamentale non solo per la difesa aerea, ma anche per le sue capacità offensive, per dimostrare a Putin che l'Occidente non indebolirà il suo sostegno all'Ucraina».

E a proposito delle forniture di armi a Kiev e del tema del giorno dei Tomahawk yankee, l'analista britannico Aleksander Merkouris afferma che Zelenskij conta, con quei missili, di inasprire il conflitto. Ma è un colonnello del SBU ucraino, Roman Kosteno, segretario del Comitato difesa della Rada, a sostenere che se anche Kiev ricevesse missili da crociera, il loro numero non sarebbe sufficiente a cambiare il corso del conflitto e sconfiggere la Russia. Mosca, dice Kosteno, ha impiegato circa 7.000 missili contro l'Ucraina mentre questa - non fornirò una cifra, perché abbiamo utilizzato principalmente missili non nostri, principalmente ATACMS e Storm Shadow – direi molto meno, sicuramente meno di un migliaio. Immaginate quanti missili si dovrebbero lanciare contro la Russia, almeno nella parte europea, dove si trovano la maggior parte dei complessi industriali e di difesa, infrastrutture energetiche, affinché Mosca ne risenta. Molti. E ora, una domanda per capire cosa significhino, ad esempio, 50 o 100 missili. Non sono queste le quantità che potrebbero fare la differenza in questa guerra... Se fossero più di cento, potremmo parlare di alcune conseguenze; se meno, non credo che ce ne accorgeremmo.

Intervenendo nei giorni scorsi al Club Valdai, Putin aveva affermato che l'uso dei missili Tomahawk da parte di Kiev è impossibile senza l'intervento di militari americani e la decisione di fornirli minerebbe le tendenze positive nelle relazioni russo-americane. E infatti, ecco che oggi il Ministero degli esteri russo asserisce a chiare lettere che quanto di positivo prodottosi ad Anchorage sta venendo meno. In ogni caso, nello specifico delle forniture di missili di gittata quali i Tomahawk, Mosca è pronta a rispondere alle azioni aggressive: i sistemi di difesa aerea russi, è detto, si sono adattati agli ATACMS e si adatteranno a questo tipo di arma. 

In tale contesto, abbastanza misere appaiono dunque ora le confessioni di Angela Merkel, che accusa Polonia e Paesi baltici di complicità nel conflitto ucraino. Intervistata dal quotidiano online ungherese Partizan, le parole dell'ex cancelliera, subito riprese dalla tedesca Bild, hanno suscitato un discreto scalpore, in particolare laddove ha accusato i quattro paesi di aver ostacolato i suoi tentativi di raggiungere un accordo con la Russia nel 2021. A quell'epoca, dice Merkel, «ritenevo che Putin non prendesse più sul serio gli accordi di Minsk» del 2015 ed è per questo che «volevo un nuovo formato in modo che potessimo parlare con lui direttamente come rappresentanti dell'Unione Europea». E, però, alcuni «paesi non sostennero l'idea. In particolare, gli Stati baltici, ma anche la Polonia era contraria». Insomma, dice Merkel, l'incontro diretto con Putin non si potè tenere, anche a causa del covid... Poi mi sono dimessa, e più tardi Putin è ricorso all'azione militare». Era stato proprio a metà estate del 2021, ricorda Pëtr Akopov su RIA Novosti, che Vladimir Putin aveva scritto l'articolo, "Sull'unità storica di russi e ucraini", in cui affermava esplicitamente che l'Ucraina si stava trasformando in un'anti-Russia e che Mosca non avrebbe permesso «che i nostri territori storici e le persone a noi vicine che vi risiedono vengano usati contro la Russia». Si trattava di un chiaro segnale all'Occidente: la Russia non avrebbe più aspettato che il processo di trasformazione dell'Ucraina "in un altro Paese" portasse alla creazione definitiva di un'anti-Russia. Fu proprio per questo che Merkel si preoccupò e voleva intavolare negoziati diretti tra Russia e UE sul futuro del Donbass e dell'Ucraina; ma non poté farlo, dice lei oggi, per le posizioni di baltici e polacchi. A novembre 2021 Putin aveva lanciato un altro serio monito, dichiarando che Mosca avrebbe cercato serie garanzie a lungo termine per la propria sicurezza ai confini occidentali: tutti avvertimenti ignorati dagli atlantisti. 

Ma Merkel, scrive Akopov, nella sua narrazione racconta solo una parte di verità. In primo luogo, all'epoca era ancora leader indiscussa (seppur uscente) dell'Unione Europea. E, se solo avesse voluto, avrebbe potuto prevalere su coloro che non erano d'accordo e costringere la UE ad accettare i negoziati con la Russia. In secondo luogo, e cosa ben più importante, la posizione di Polonia e baltici era sostenuta da USA e Gran Bretagna; in altre parole, le obiezioni ai tentativi di dialogo con la Russia «non provenivano da una minoranza europea, ma dai “Grandi fratelli” anglosassoni dell'Alleanza Atlantica. Merkel lo sapeva bene, ed è per questo che non ha insistito troppo per i negoziati UE con Mosca. Quindi, Merkel dovrebbe ora ammettere onestamente di non essere riuscita a resistere alle pressioni non tanto di Polonia e Paesi Baltici, quanto di USA e Gran Bretagna. E sebbene lei stessa comprendesse la necessità di un dialogo urgente con la Russia, in tal modo rese Europa e Germania completamente dipendenti dagli interessi anglosassoni, il che ci ha portato alla situazione attuale». 

Quasi a rispondere indirettamente alle mezze ammissioni di Angela Merkel, nei giorni scorsi il direttore dell'Intelligence Estera russa, Serghej Naryškin, ha affermato che «menzogne e inganni sono una caratteristica persistente della maggior parte dei politici occidentali» e ha citato esempi lampanti, quali la famigerata promessa del Segretario di stato James Baker a Gorbaciov secondo cui, dopo l'adesione della Germania all'Alleanza Atlantica, la NATO non si sarebbe espansa a est nemmeno di un pollice, oppure la firma agli accordi di Minsk apposta da Merkel e Hollande, che poi l'ex cancelliera ha ammesso essere stata fatta solo per permettere a Kiev di riprendersi dalle batoste di Debaltsevo e Ilovajsk e riarmarsi. Molti sono sorpresi dalla portata dell'attuale campagna di informazione antirussa in Europa, dove, con falsi pretesti, la Russia viene trasformata nel nemico numero uno dell'umanità, ma non c'è assolutamente nulla di cui sorprendersi, ha detto Naryškin: l'arma principale dell'Occidente contro la Russia è stata e continua a essere la menzogna, nelle sue mille sfumature e forme. Si va dal «mentre l'Ucraina vuole la pace, Putin sta conducendo una guerra», all'accusa a Mosca di condurre una «guerra ibrida contro l'Europa», a «la Russia è diventata una minaccia permanente per la sicurezza europea», alle smarronate della premier danese Mette Frederiksen secondo cui c'è «solo un Paese disposto a minacciarci, ed è la Russia, quindi abbiamo bisogno di una risposta molto ferma». Vero è che poi, come accade sulla italianissima RAI, si lasciano sfuggire un servizio mit einer nazi-jungen Ukrainerin (ci scusiamo per il tedesco maccheronico, ma è per rendere l'idea di fondo) del battaglione Ajdar, la quale, ci dicono, «da dieci anni combatte contro la Russia». Lazzaroni che non siete altro: dunque, non è “cominciato tutto” nel febbraio 2022. Dite le cose come stanno, cioè che dal 2014 i nazisti di Kiev terrorizzano la propria stessa popolazione del Donbass che si era opposta al golpe del 2014, ma voi la chiamate “guerra contro i russi”.

L'elenco delle false accuse mosse dall'Occidente alla Russia è così lungo che si potrebbe costruire una cupa storia alternativa del mondo, scrive Kirill Strel'nikov su RIA Novosti, a partire addirittura dall'epoca di Ivan Groznyj, definito dal pastore luterano tedesco Paul Oderborn, nel XVI secolo, «l'assassino perfetto e un esemplare demonio dell'inferno», alla narrazione europeista secondo cui Stalin, insieme a Hitler, avrebbe scatenato la Seconda guerra mondiale, alla storiella dei russi che avrebbero massacrato la pacifica majdan a Kiev, ai russi che in Ucraina bombardano esclusivamente i civili, con Mosca che, nella “guerra ibrida contro l'Europa”, conduce «attacchi informatici, incendi dolosi, vandalismo, sabotaggio e campagne di influenza elettorale».

Ora, senza intrufolarsi nelle credenze parafasciste di Ivan Il'in, citato anche da Strel'nikov, secondo cui «L'Europa non ci conosce perché le è estranea la concezione slavo-russa del mondo, della natura e dell'umanità. Il russo vive principalmente con il cuore e l'immaginazione, e solo dopo con la volontà e la mente», basti ricordare che, mentre la Germania nazista si preparava a scatenare la guerra, il suo propagandista principale, Joseph Goebbels, proclamava «Mentite, mentite, mentite... qualcosa rimarrà». Ecco la strada dell'Europa della UE militar-bellicista in attesa del confronto armato diretto con la Russia.

-------------------

https://politnavigator.news/evropa-konsolidirovana-kak-nikogda-i-nastroena-voevat-kopatko.html

https://politnavigator.news/posol-ssha-v-nato-ne-slishkom-li-vam-v-es-komfortno-pora-urezat-socialku.html

https://politnavigator.news/trampovskijj-posol-v-nato-trebuet-ot-es-bolshe-vozmozhnostejj-dlya-ehskalacii-s-rf.html

https://politnavigator.news/my-budem-vooruzhat-banderovcev-eshhe-neskolko-let-nazlo-putinu-minoborony-germanii.html

https://politnavigator.news/evrochinovnik-ochen-vazhno-udarit-po-dokhodam-rossii-ot-nefti-eshhe-silnee.html

https://politnavigator.news/amerikanskie-tomagavki-ne-sdelayut-pogodu-v-vojjne-polkovnik-sbu.html

https://ria.ru/20251008/ukraina-2047093233.html?in=t

https://ria.ru/20251007/merkel-2046706997.html

https://ria.ru/20251007/rossiya-2046695187.html

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

Nasce la prima Stablecoin “Europea” di Giuseppe Masala Nasce la prima Stablecoin “Europea”

Nasce la prima Stablecoin “Europea”

Ora organizzazione, ideologia, coscienza di Francesco Erspamer  Ora organizzazione, ideologia, coscienza

Ora organizzazione, ideologia, coscienza

Giorgia Meloni e il "weekend lungo" di Paolo Desogus Giorgia Meloni e il "weekend lungo"

Giorgia Meloni e il "weekend lungo"

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000 di Alessandro Mariani Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Il complotto della democrazia di Giuseppe Giannini Il complotto della democrazia

Il complotto della democrazia

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

L’ignoranza ci rende più poveri. di Michele Blanco L’ignoranza ci rende più poveri.

L’ignoranza ci rende più poveri.

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti