Siria, 7 morti negli attacchi israeliani. Gli USA dettano le condizioni per alleviare le sanzioni

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Siria, 7 morti negli attacchi israeliani. Gli USA dettano le condizioni per alleviare le sanzioni

 

Secondo quanto ha riportato il corrispondente dell’emittente libanese, Al Mayadeen, almeno sette persone sono rimaste uccise negli attacchi israeliani contro la città di Koya, a ovest di Deraa, nella Siria meridionale, nell’ultimo di una serie di recenti attacchi contro il paese levatino. 

Un residente ha raccontato che "sette persone sono state uccise, secondo un bilancio preliminare, e molte altre sono rimaste ferite in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira la città di Koya, a ovest di Daraa". 

Inoltre, carri armati israeliani hanno aperto il fuoco anche a Koya, che si trova nell'area del bacino di Yarmouk. I bombardamenti hanno costretto i residenti a fuggire nelle città e nei villaggi vicini. 

"Questa mattina le forze dell'IDF hanno identificato alcuni terroristi armati che hanno sparato contro le forze dell'IDF nel sud della Siria. Le forze hanno risposto al fuoco e un aereo ha attaccato i terroristi. È stato identificato un bersaglio”, secondo quanto si legge in una dichiarazione dell'esercito israeliano. 

Le truppe israeliane hanno preso d'assalto la città anche mentre i residenti feriti venivano evacuati per ricevere cure.

Alleggerimento delle sanzioni, le richieste di Washington al governo de facto

Intanto, fonti ben informate hanno rivelato all’agenzia Reuters che il vicesegretario aggiunto statunitense per il Levante e la Siria, Natasha Franceschi, ha recentemente presentato al ministro degli Esteri ad interim della Siria ed ex comandante di Al-Qaeda, Asaad al-Shaibani, un elenco di "condizioni" per la revoca delle sanzioni.

“Franceschi ha consegnato l’elenco delle richieste a [Shaibani] durante un incontro di persona a margine di una conferenza dei donatori siriani a Bruxelles il [18 marzo]”, ha riportato, ieri, l’agenzia britannica, citando “un funzionario statunitense e una fonte siriana a conoscenza della questione”.

Si precisa che "tra le condizioni... ci sono la distruzione da parte della Siria di qualsiasi deposito di armi chimiche rimanente e la cooperazione nella lotta al terrorismo". Tra l'altro, Washington ha anche chiesto che Damasco si assicuri che "i combattenti stranieri non siano installati in ruoli di alto livello nella struttura di governo della Siria".

I leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che hanno preso il potere a Damasco a dicembre, hanno nominato diversi estremisti stranieri a posizioni di vertice nel governo de facto e nell'esercito, tra cui uiguri, giordani e cittadini turchi al Ministero della Difesa.

Anche estremisti provenienti da Turkestan, Albania, Egitto e Palestina sono stati nominati tenente e colonnello nell'attuale esercito siriano.

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), dall'inizio della guerra per il regime change in Siria, nel 2011, più di 40.000 combattenti stranieri provenienti da oltre 100 paesi si sono recati in Siria per combattere al fianco gruppi terroristici designati dall'ONU, tra cui il Fronte al-Nusra e l'ISIS.

Gli Stati Uniti stanno anche chiedendo ai loro alleati a Damasco di “nominare un collegamento per assistere gli sforzi degli Stati Uniti nel ritrovamento di Austin Tice, il giornalista statunitense scomparso in Siria più di un decennio fa”.

Washington ha offerto “alcuni allentamenti delle sanzioni” in cambio dell’adempimento di queste richieste, anche se non sono stati forniti dettagli specifici.

La notizia della proposta degli Stati Uniti giunge pochi giorni dopo che gruppi armati affiliati alla Sicurezza generale e alle fazioni militari siriane hanno ucciso almeno 72 persone in una serie di omicidi mirati contro civili ed ex militari.

I massacri sono stati gli ultimi di una serie di omicidi settari perpetrati dalle forze guidate da HTS nella regione costiera siriana, che hanno causato la morte di oltre 1.500 civili alawiti.

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