RUTTE LIBERO

Il Segretario Generale della NATO Rutte sfida apertamente la Russia per lanciare la politica americana di riarmo e la vendita dei Tomahawks all’Ucraina, sullo sfondo della guerra commerciale aperta alla Cina. Una politica economica a somma zero per l’Europa

777
RUTTE LIBERO

 

di Alex Marsaglia

 

Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, in questa fase preparatoria alla fornitura dei missili Tomahawks all’Ucraina, si sta lanciando in una serie di dichiarazioni che definire avventate è dire poco. Il 13 Ottobre dall’assemblea NATO di Lubiana, ha compiuto un’uscita estemporanea tanto da lasciare interdette la maggior parte delle agenzie giornalistiche che si sono interrogate sulla correttezza delle traduzioni linguistiche, dando dell’«idiota» alla Russia se avesse osato attaccare la NATO in quanto «sarebbe guerra aperta». Così Rutte propina la narrazione occidentale che ribalta totalmente i fatti, per cui Mosca sarebbe impegnata in una guerra di aggressione nell’Est europeo e viceversa sarebbe l’Alleanza Atlantica ad essere a rischio costante di venire attaccata. In questo caso il dato di cui Rutte si fa forte è la superiorità militare della NATO rispetto alla Russia. Un elemento ovviamente astratto e basato sulla pura sommatoria teorica di statistiche su armamenti e militari effettivi tra quella che è un’alleanza militare ed un singolo Paese. Si tratta insomma di una mera astrazione rispetto alle reali dinamiche imprevedibili che si innescherebbero in caso di un confronto diretto. La Storia ci insegna che i calcoli a tavolino sono una cosa e i boots on the ground un’altra. Lo stesso conflitto russo-ucraino ne è la dimostrazione, poiché ha visto soccombere in poco tempo l’esercito ucraino, che ricordo essere il più forte in Europa, composto nel 2022 da oltre 250.000 soldati e per cui l’Ucraina aveva speso oltre il 6% del PIL per anni. Un esercito spazzato via in pochissimo tempo, per cui la NATO è dovuta intervenire con alcuni suoi membri dando rifornimenti e uomini ed è già de facto in quel conflitto da anni. Ora, alla vigilia della decisione sulla fornitura dei missili Tomahawks, si tratta di certificarne l’ingresso de iure, innescando un’escalation pericolosissima.

Ma le parole in libertà del Segretario generale della NATO impegnato ad alzare vertiginosamente i toni non finiscono certo qui. Ed è anche piuttosto facile capire la motivazione di fondo di simili sparate, ormai scherzosamente definite “ruttate”. Bisogna far digerire, è proprio il caso di dirlo, l’incremento al 5% di spesa in armamenti sul PIL a tutti i membri dell’Alleanza. Si tratta di un esborso vertiginoso in una fase di recessione (si vedano i dati tedeschi) per sostenere una guerra americana sul suolo europeo, nulla di più impopolare insomma. Dunque è qualcosa che necessita anche di una giustificazione economica. E per quanto posticcia e traballante possa essere eccola prontamente arrivare.

Rutte nella serata del 15 Ottobre ha riportato in un’intervista (vedi qui: https://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_238506.htm?selectedLocale=en), ribattuta immediatamente dai principali canali ucraini, la schiacciante superiorità economica della NATO che è «infinitamente più forte, anche più potente di quanto la Russia sarà mai. L’economia della Russia non è più grande di quella del Texas, ovviamente con la deterrenza nucleare». Nella stortura logica di una comparazione economica tra i membri di un’alleanza militare e un Paese singolo, balza immediatamente agli occhi come la deterrenza nucleare, di fronte a questi politici che schiumano bava alla bocca dalla rabbia russofobica, venga trattata come un fattore secondario, mentre è invece cruciale. Ma è interessante accettare i termini tecnici della comparazione fatta da Rutte per disvelare la manipolazione in atto, poiché da essa si capiscono le vere ragioni dell’attacco NATO alla Russia, di questo si parla in sostanza. L’economia russa viene valutata dal Segretario NATO unicamente in termini di PIL, cioè di beni e servizi prodotti e commerciati su un territorio inclusa una spesa pubblica esorbitante per il mantenimento degli apparati di Stati complessi come quelli occidentali e le esportazioni, che in questi anni di globalizzazione hanno gonfiato parecchio i dati occidentali. Ebbene, prendendo unicamente il valore assoluto del PIL, si può fare questo giochetto per cui la Russia ha grossomodo lo stesso PIL italiano che si attesta di poco sopra i 2.000 miliardi di euro, ma è il vero valore della ricchezza di un Paese? Chiosando Rutte stesso: ovviamente non lo è, in quanto è unicamente la quantificazione di un flow commerciale da cui viene escluso tutto lo stock e il patrimonio dell’economia russa. Farlo in un momento in cui l’Occidente è alla ricerca disperata di risorse energetiche per tenere in vita le proprie attività produttive mostra bene come si stia cercando di truccare le carte. Siamo in un momento storico in cui l’Europa, spinta in guerra dal padrone americano, non ha più l’energia necessaria per produrre beni e servizi e deve acquistarla a prezzi esorbitanti proprio dagli Stati Uniti. L’arresto produttivo della Germania in questo senso è la cartina tornasole europea. Questo ci porta a capire il motivo della manipolazione di Rutte: indurre la popolazione dei Paesi NATO a credersi enormemente più ricca di quella russa per spingerla ad accettare spese per il riarmo sempre più ingenti. E l’accettazione da parte delle opinioni pubbliche del fine ultimo di questo riarmo non è certo più limpida, poiché si tratta proprio di accedere a quelle risorse energetiche russe. Ciò che veramente conta per un’economia come quella occidentale in totale asfissia nella valorizzazione dei capitali è la ricerca di risorse da depredare. L’Occidente sta tornando alla valorizzazione originaria per espropriazione come misura primaria per arginare la caduta tendenziale del saggio di profitto e la Russia è la terra più ricca in questi termini, essendo una colonna portante energetica del mondo intero. Il comitato d’affari della borghesia occidentale è ossessionato da questa impresa da quando è riuscito ad abbattere l’Unione Sovietica, ci ha provato con le privatizzazioni nell’era Eltsin, ma gli è andata male. E ora probabilmente farà anche la follia di attaccare un Paese con 6.000 testate nucleari per sventare la prossima crisi economica che già fa capolino dietro l’angolo. Quello che c’è dietro alle improbabili analisi comparate di Rutte è proprio la volontà di propagandare la necessità di questo riarmo, perché la Russia ci starebbe per attaccare. E Rutte ci tiene a tranquillizzarci: possiamo stare tranquilli di poter sostenere il riarmo e la conversione all’economia di guerra prevista dal Piano Draghi per l’UE, perché siamo infinitamente più ricchi economicamente della Russia che ha un’economia paragonabile a quella del Texas. Come in ogni manipolazione ciò che non ci viene detto è decisamente più importante di ciò che viene declamato: l’economia dei Paesi NATO è zeppa di debiti, mentre i bilanci russi hanno un rapporto che farebbe invidia ai contabili di Maastricht con il suo 16% debito/PIL, anche in termini assoluti resta un debito di appena 295 miliardi di dollari contro i 37 bilioni (siamo nell’ordine dei milioni di milioni) di dollari degli Stati Uniti, i 2.909 miliardi della Gran Bretagna, i 3.345 miliardi della Francia, i 2.500 miliardi della Germania e via discorrendo l’ordine dei principali Stati NATO.

Siamo quindi di fronte ad un Paese, la Russia, che ha le fondamenta economiche solide per sostenere investimenti economici in ogni settore, se necessario anche per sostenere fronti di guerra impegnativi come quello ucraino per anni. Questo a differenza delle economie NATO che sono sommerse dai debiti e stanno venendo trascinate dagli Stati Uniti in una guerra commerciale con la Cina, da cui non potranno che uscirne con le ossa rotte date le capacità di autosufficienza e la vocazione autocentrica dell’economia cinese che negli ultimi decenni, seguendo la linea di pensiero di Mao, ha saputo sfruttare il commercio internazionale come strumento di potere nazionale. I cinesi sono pronti alla guerra commerciale di Trump, la NATO no, checché ne dica il nostro Rutte.

Alex Marsaglia

Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989, assiste impotente per evidenti motivi anagrafici al crollo del Muro di Berlino. Laureato in Scienze politiche con una tesi sulla rivista Rinascita e sulla via italiana al socialismo, si specializza in Scienze del Governo con una tesi sulle nuove teorie dell’imperialismo discussa con il prof. Angelo d’Orsi. Redattore de Il Becco di Firenze fino al 2021. Collabora per un breve periodo alla rivista Historia Magistra. Idealmente vicino al marxismo e al gramscianesimo. Per una risposta sovranista, antimperialista e anticolonialista in Italia e nel mondo intero. 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo? di Giuseppe Masala Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo?

Premio Nobel per l'Economia o per il Nichilismo?

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo di Francesco Erspamer  Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici di Paolo Desogus La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000 di Alessandro Mariani Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Svelato il piano per reclutare mercenari stranieri per Kiev di Marinella Mondaini Svelato il piano per reclutare mercenari stranieri per Kiev

Svelato il piano per reclutare mercenari stranieri per Kiev

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

 Italia, povertà da record di Michele Blanco  Italia, povertà da record

Italia, povertà da record

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti