Riforme e misure di stimolo. Come la Cina ha superato la crisi del mercato immobiliare
La Cina conferma quindi la validità dell'approccio connaturato all'economia socialista di mercato: da un lato, la mano invisibile, cioè le forze del mercato, chiamate a svolgere un ruolo sempre più importante nel processo di allocazione delle risorse e dei fattori di produzione; dall'altro lato, la mano visibile, ossia quella della politica, chiamata a definire un quadro normativo sempre più puntuale ed adeguato alle esigenze delle imprese, ma anche ad intervenire con decisione di fronte agli smottamenti e agli squilibri del mercato per preservare l'armonia sociale
di Fabio Massimo Parenti per Crionline
Il 2023 non è stato un anno semplice per l'economia cinese. Pur crescendo del 5,2%, il Paese asiatico ha dovuto affrontare una serie di sfide connesse a fattori interni ed esterni: dalla gestione della crisi immobiliare all'aumento dei livelli di indebitamento dei governi locali, dal calo degli investimenti diretti esteri in entrata all'instabilità globale provocata dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, sino alle ripercussioni della crisi industriale in Europa, in particolare in Germania. Pechino è così corsa ai ripari approvando già a marzo 2024 un pacchetto di 24 misure finalizzate a rilanciare, nel medio periodo, l'attrattività del mercato interno, aprendo agli investimenti stranieri in nuovi settori e semplificando ulteriormente procedure amministrative ed oneri fiscali. Questo è un altro esempio di quanto la RPC sia capace di continuo adattamento e prosegua sulla strada delle riforme in modo da potersi adattare a scenari regionali ed internazionali in continuo mutamento.
Dopo l'estate le autorità hanno concentrato i loro sforzi sullo stimolo di breve termine. Lo scorso 8 ottobre, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma, il più importante organo di pianificazione economica del Paese, ha annunciato che sono allo studio nuove politiche finalizzate a promuovere una crescita stabile, un miglioramento strutturale ed uno sviluppo sostenuto dell'economia. Così, già a settembre, le autorità cinesi avevano introdotto un nuovo pacchetto di stimolo più ampio del previsto, introducendo misure quali la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche (pari a 0,5 punti percentuali) e dei tassi dei mutui per le abitazioni esistenti (per un valore medio intorno allo 0,5%), nonché nuovi programmi monetari per rafforzare il mercato dei capitali.
Pechino sta così dimostrando una capacità di resilienza che le sta consentendo di superare una crisi del mercato immobiliare, apparsa subito particolarmente difficile da affrontare. Tutto ciò senza particolari shock per la classe media, protetta da appositi norme e meccanismi correttivi, a differenza di quanto avvenuto in occasione delle principali crisi sistemiche in Occidente: su tutte quella correlata al mercato subprime statunitense del 2007-2008. In questo senso la RPC è destinata a fare scuola e a rappresentare un modello per il futuro il metodo di gestione della crisi immobiliare, utilizzato negli ultimi tre anni dalla stampa mainstream occidentale per seminare panico e tornare a diffondere la cosiddetta "teoria del crollo cinese", un'arma di disinformazione sempre meno potente, indebolita da una realtà dei fatti che, dai primi anni Duemila ad oggi, ha costantemente smentito ogni previsione catastrofica.
Sul fronte del settore pubblico, l'accento viene posto sulla necessità di accelerare la spesa fiscale per potenziare l'economia e fornire maggior supporto agli enti di governo locali, impegnati in politiche di ripianamento e neutralizzazione dei rischi debitori. Sul fronte del settore privato, invece, sono state confermate le riforme mirate alla definizione di linee-guida per la creazione di un sistema di mercato nazionale unificato, alla pubblicazione di una nuova "lista negativa" che aumenti lo spazio di accesso al mercato e all'introduzione di meccanismi che garantiscano maggiori investimenti nei settori produttivi emergenti. La priorità per quest'anno, d'altronde, era quella di stabilizzare l'economia proseguendo, al contempo, lungo la traiettoria di innovazione delineata da ormai un decennio sia sul fronte tecnologico che su quello normativo. Come è stato notato durante il vertice dell'Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC, il 26 settembre scorso, "le nuove forze produttive di qualità hanno registrato uno sviluppo stabile mentre sono stati compiuti sforzi concreti per assicurare il sostentamento delle persone".
La Cina conferma quindi la validità dell'approccio connaturato all'economia socialista di mercato: da un lato, la mano invisibile, cioè le forze del mercato, chiamate a svolgere un ruolo sempre più importante nel processo di allocazione delle risorse e dei fattori di produzione, oltre che nelle dinamiche innovative dello sviluppo industriale; dall'altro lato, la mano visibile, ossia quella della politica, chiamata a definire un quadro normativo sempre più puntuale ed adeguato alle esigenze delle imprese, ma anche ad intervenire con decisione di fronte agli smottamenti e agli squilibri del mercato per preservare l'armonia sociale ed evitare che le inevitabili crisi sistemiche si ripercuotano sulla popolazione.