Rearm Europe: un piano folle e controproducente

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Rearm Europe: un piano folle e controproducente


di Fabrizio Verde

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, sta spingendo per un piano che non solo è irresponsabile, ma anche potenzialmente catastrofico per il futuro dell’Europa: il cosiddetto RearmEurope, un progetto da 800 miliardi di euro per riarmare il continente in nome di una presunta minaccia russa. Tuttavia, questo piano non solo è basato su premesse discutibili, ma rischia di trascinare l’Europa in una spirale di tensioni e conflitti che nessuno vuole, distogliendo risorse preziose da priorità urgenti vista la crisi economica in cui langue il vecchio continente.

Una minaccia inesistente

L’idea che la Russia rappresenti una minaccia imminente per l’Europa è una narrazione che va sfatata. La Russia non ha alcuna intenzione di attaccare i paesi europei. Non ne avrebbe alcuno motivo logico, strategico o geopolitico. Al contrario, Mosca ha ripetutamente espresso il desiderio di dialogare e di normalizzare le relazioni con l’Occidente. La retorica bellicosa che viene alimentata da alcuni leader europei, tra cui von der Leyen, non solo è infondata, ma rischia di creare una profezia che si autoavvera, spingendo verso una nuova guerra che danneggerebbe tutti, soprattutto i cittadini europei. Un conflitto che potrebbe avere dei risvolti catastrofici.

Invece di investire 800 miliardi di euro in armi e sistemi militari, l’Europa dovrebbe concentrarsi sul riallacciare i rapporti con la Russia, promuovendo il dialogo, la diplomazia e la cooperazione economica. La storia insegna che l’isolamento e la militarizzazione non portano alla pace, ma solo a ulteriori divisioni e conflitti. La storia insegna ma non ha scolari, ammoniva però Antonio Gramsci.

Un piano folle e controproducente

Il piano RearmEurope non solo è inutile, ma anche profondamente dannoso. Spendere una cifra astronomica per riarmare l’Europa significa sottrarre risorse vitali a settori chiave come l’istruzione, la sanità, le pensioni e l’innovazione tecnologica. In un momento in cui l’Europa sta affrontando sfide senza precedenti gravata da un fardello chiamato Euro, investire una tale quantità di fondi in armi è un lusso che non può permettersi.

Inoltre, questo piano rischia di alimentare una corsa agli armamenti che destabilizzerà ulteriormente il continente. La Russia, percependo una minaccia crescente, potrebbe rispondere rafforzando a sua volta il proprio arsenale militare, creando un circolo vizioso di paura e ostilità. L’Europa, invece di essere un attore di pace e mediazione, rischia di trasformarsi in un focolaio di tensioni, con conseguenze imprevedibili per la sicurezza globale.

Tuttavia, al di là delle discutibili premesse di questo progetto, è necessario fare luce sulla figura di von der Leyen stessa, il cui passato è costellato di scandali e inefficienze che la rendono del tutto inadeguata a guidare un’iniziativa di tale portata.

Lo scandalo dei consulenti: un precedente inquietante

Durante il suo mandato come ministro della Difesa tedesco (2013-2019), Ursula von der Leyen è stata protagonista di uno dei più grandi scandali della politica tedesca recente: il Berateraffäre, lo scandalo dei consulenti. Un comitato investigativo del parlamento tedesco ha scoperto che il ministero della Difesa, sotto la sua guida, ha assegnato contratti milionari a consulenti esterni senza adeguata supervisione, violando le normative sugli appalti pubblici. Tra il 2015 e il 2016, il ministero ha speso fino a 150 milioni di euro in consulenti esterni, ma ne ha dichiarato ufficialmente solo una frazione, circa 2,9 milioni. Questa discrepanza ha sollevato seri interrogativi sulla trasparenza e l’integrità della gestione di von der Leyen.

In molti casi, i contratti sono stati assegnati attraverso una rete di connessioni personali, favorendo aziende come Accenture e KPMG. Ad esempio, Timo Noetzel, un dirigente di Accenture, aveva legami personali con Katrin Suder, l’allora sottosegretaria al ministero della Difesa. I due si conoscevano dai tempi di McKinsey, e questa relazione ha sollevato sospetti di favoritismi. Nonostante non ci siano prove dirette del coinvolgimento personale di von der Leyen in queste irregolarità, è emerso che il suo ministero ha condotto un’indagine interna superficiale e piena di lacune, che molti parlamentari hanno definito un tentativo di insabbiare il caso.

Von der Leyen ha ammesso di aver commesso “errori” nella gestione dei consulenti, attribuendo le colpe a negligenza e sovraccarico di lavoro del personale. Tuttavia, questa giustificazione non ha convinto i critici, che hanno sottolineato come la mancanza di disciplina e trasparenza abbia permesso a una rete di favoritismi di prosperare. Matthias Höhn, membro del partito Die Linke, ha definito la gestione di von der Leyen “una clamorosa mancanza di leadership”, sottolineando come la mancanza di azioni disciplinari abbia inviato un messaggio sbagliato al ministero: che le regole possono essere ignorate senza conseguenze.

Inefficienze e sprechi: un’eredità pesante

Oltre allo scandalo dei consulenti, il mandato di von der Leyen come ministro della Difesa è stato caratterizzato da una serie di inefficienze e sprechi che hanno ulteriormente danneggiato la sua reputazione. Durante il suo incarico, le forze armate tedesche hanno affrontato numerosi problemi, tra cui carenze di equipaggiamento, ritardi nei progetti di modernizzazione e una burocrazia inefficiente. Ad esempio, il progetto per l’acquisto di nuovi elicotteri e veicoli blindati è stato più volte ritardato, con costi che sono lievitati a dismisura.

Von der Leyen ha cercato di giustificare questi fallimenti sostenendo che il ministero della Difesa era un’organizzazione obsoleta che necessitava di una radicale ristrutturazione. Tuttavia, il suo approccio, basato su un massiccio ricorso a consulenti esterni, non ha portato ai risultati promessi. Anzi, ha creato un sistema in cui i consulenti hanno acquisito un’influenza eccessiva sulle decisioni strategiche del ministero, spesso a scapito dell’efficienza e della trasparenza.

Insomma, ha dimostrato di non avere la capacità di gestire risorse pubbliche in modo trasparente ed efficiente. La sua difesa dell’uso di consulenti esterni, nonostante le evidenti irregolarità, e la sua incapacità di garantire un’adeguata supervisione sugli appalti pubblici sono segnali preoccupanti. Affidarle il controllo di un progetto come RearmEurope è come dare le chiavi di un’auto sportiva a un pilota che ha già dimostrato di non saper guidare.

Il piano RearmEurope è un errore colossale, e Ursula von der Leyen non è la persona adatta per guidare l’Europa in questa direzione.

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https://www.politico.eu/article/the-scandal-hanging-over-ursula-von-der-leyen/
https://www.politico.eu/article/von-der-leyen-admits-mistakes-in-contracting-scandal-but-stands-her-ground/

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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