Rapporto Oxfam: le disuguaglianze sociali ed economiche crescono senza limite

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Rapporto Oxfam: le disuguaglianze sociali ed economiche crescono senza limite

 

di Federico Giusti

L’ultimo rapporto Oxfam, al pari dei precedenti, fotografa una situazione fuori da ogni controllo, a livello globale crescono le ricchezze di pochi insieme alle povertà di molti, nell’arco di un decennio l'1% più agiato del mondo ha incrementato la propria ricchezza di 29,38 trilioni di euro, una cifra di gran lunga superiore a quanto servirebbe per porre fine alla fame nel mondo. E gli economisti si dividono sulla lettura dei dati, se cresce di più la povertà relativa di quella assoluta quando alla fine ogni ipotesi di lettura della realtà giunge alla medesima conclusione ossia che la ricchezza si è accumulata nelle mani di pochi e gli investimenti sociali al contempo sono diminuiti.

Chiamiamo questa tendenza di lungo corso come vogliamo, ad esempio epoca neo liberista, ma resta ineludibile un solo fatto: le disuguaglianze crescono ma l’arricchimento di una elite non aiuta il sistema capitalistico a superare le proprie crisi.

Davanti ai nostri occhi un aumento astronomico dei profitti e delle ricchezza privata  al contrario delle risorse destinate al welfare e ai servizi pubblici.

Il documento, intitolato "Dal profitto privato al potere pubblico: finanziare lo sviluppo, non l'oligarchia" è di agevole lettura e denuncia l’operato dei governi ricchi nell’affossare i piani di sviluppo delle aree più depresse lesinando perfino i fondi essenziali per la sopravvivenza di alcune popolazioni (ad esempio per i piani alimentari), tanto che le nazioni del G7 hanno già previsto la riduzione di un terzo delle risorse economiche destinate ai paesi poveri.

La strategia è da tempo nota, i paesi a capitalismo avanzato sottodimensionano gli aiuti economici , tendono progressivamente a disimpegnarsi dagli impegni assunti nei passato verso le aree povere del Globo, costringono invece i paesi deboli a sottoscrivere debito a condizioni tali da pregiudicare anche il loro futuro, mancano i soldi ad esempio per la sanità, per la cura e la prevenzione dell’Aids e di tutte le malattie alimentate dal denutrimento dei più giovani, se non arriva la bancarotta giungeranno condizioni capestro che alla fine porteranno molti paesi a pagare una mole inimmaginabile di interessi da qui ai prossimi decenni.

E più un paese è piccolo maggiore diventa l’indebitamento verso soggetti privati che potranno dettare condizioni capestro per il pagamento delle spettanze dovute impegnando alla fine più risorse per gli interessi del debito di quanto spendano per alcuni capitoli legati al welfare:

L’esposizione dei paesi a basso e medio reddito verso ricchi creditori privati supera di cinque volte l’ammontare dei debiti da essi contratti con altri stati o enti governativi, e rappresenta oltre la metà del loro debito estero. Il 60% dei paesi a basso reddito è sull’orlo della bancarotta, e si ritrovano a spendere di più nel servizio del debito che in spese sociali.

Se poi quasi il 50 per cento della popolazione mondiale vive con meno di 7 euro al giorno https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2025/01/Report_OXFAM_Davos_gen2025.pdf

Non mancano settori della società che tornano a proporre la tassa piatta, una sorta di generalizzazione della flat tax che avrebbe bisogno di una spending review da oltre 30 miliardi di euro, sono invece decisamente deboli le proposte che ipotizzano la progressività delle tasse a cui aggiungere una tassazione maggiorata ai redditi elevati per ricevere risorse da investire nel rinnovamento del welfare. L’egoismo capitalistico verso i paesi in via di sviluppo è poi parente stretto delle continue richieste di riduzione delle tasse nei paesi a capitalismo avanzato trasmettendo l’idea che in fondo i padroni abbiano ragione nel rivendicare un fisco meno pesante. E di anno in anno si continua a scavare la buca dentro cui verremo seppelliti pensando che saranno altri a finirci dentro con i soliti atteggiamenti creduloni che ormai caratterizzano le classi sociali meno abbienti.

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