“Racconto l’Iran agli italiani, contro i pregiudizi cavalcati dalla stampa occidentale”

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di Giulia Bertotto per L’Antidiplomatico

Antonello Sacchetti, laureato in Scienze Politiche, giornalista, blogger, esperto di Iran, studioso della lingua persiana, cura da tre anni un podcast “Conversazioni sull’Iran” nel quale offre approfondimenti e dibattiti sulla cultura, la storia, usi e costumi dello stato asiatico. Lo abbiamo intervistato per parlare dei pregiudizi che si abbattono sul paese e che oggi la stampa cavalca con zelo, nell’ottica di demonizzare i paesi del cosiddetto Asse della resistenza anti sionista.

 

Sacchetti, quali sono i principali pregiudizi su Teheran?

 Il principale pregiudizio contro l’Iran, e dal quale ne derivano altri, è ritenere questo paese un soggetto irrazionale, istintuale e impulsivo, che agisce guidato da una mentalità primitiva. In qualsiasi contesto si parli di Iran sembra che sia a livello di Governo che di popolazione si parli di un’entità mossa da ciechi impulsi e non da ragionamenti, interessi, da una visione ponderata e da un’esperienza politica. Pensiamo a come ci viene presentato l’Iran: una minaccia nucleare anche se non possiede la bomba atomica (anche se probabilmente aspira ad averla), mentre il Pakistan che effettivamente l a possiede non ci viene raccontato come un pericolo. E ancora Israele, che non dichiara ufficialmente di averla esterna poi per bocca dei suoi ministri l’ipotesi disumana di sganciarla sulla Palestina. Si tratta di un sottile ma pernicioso preconcetto legato a componenti razziali. Per questo si parla dell’Iran come un paese arretrato dal punto di vista materiale come da quello dei diritti sociali e civili.

Tuttavia la condizione femminile ha le sue problematiche e le organizzazioni femministe lanciano anche rivendicazioni importanti.

Certo, ma faccio presente che non è soltanto come ce lo raccontano: le donne iraniane lavorano, guidano, anche treni e piloti di aerei, in Parlamento ci sono esponenti femminili. Almeno sulla carta certo, dove non ci siano famiglie o mariti che impediscono alla donna di lavorare. Pensiamo al Tabia’t, il Ponte della Natura: è stato realizzato su progetto di una giovane donna, una ricercatrice vincitrice di un bando del comune di Teheran. Dipende sempre da come vediamo le cose, qui in Italia molte donne lamentano di dover mostrare il corpo per essere considerate emancipate o ritengono la mercificazione del corpo per le cosiddette “gestazioni per altri” un traguardo di civiltà. Lo iato tra sviluppo politico e dimensione sociale quotidiana è ampio, poiché sul piano politico mancano riconoscimenti che la società e la popolazione vive come consuetudini.

Il primo principio dello zoroastrismo, una delle più antiche spiritualità del mondo, nata in Iran, recita: “Buoni Pensieri, Buone Parole, Buone Opere” per indicare la pulizia del pensiero, l’onestà della comunicazione e la sua coerenza con le azioni.

Lo zoroastrismo è ancora molto forte, non è una religione fossilizzata e museale: le principali feste come il Capodanno sono zoroastriane e il calendario in uso, a differenza di quello islamico, non è lunare ma solare. In uso nel paese anche il calendario islamico. L’Iran naturalmente, non è un paese arabo ma persiano, e di questo ne è molto fiero. Si tratta dell’unico grande paese a maggioranza sciita. Dal punto di vista religioso il quadro è composito in quanto ospita la seconda comunità ebraica più numerosa del Medioriente dopo Israele. Si tratta di ebrei discendenti da coloro che sono stati liberati da Ciro il Grande dopo la cattività babilonese. C’è anche una presenza di religioni dualiste pre-islamiche come lo zoroastrismo che è poi confluito anche nel manicheismo. Tutte queste minoranze godono della loro rappresentanza in Parlamento. La lingua del paese è indoeuropea, non è semitica, e la costruzione è più simile al latino. La Persia è l’unico grande paese conquistato dagli arabi che non ha visto annullata la sua lingua. Si tratta di un unicum: il suo alfabeto è arabo (mantenendo quattro segni che persino gli arabi non usano più), la lingua persiana e la costruzione della sintassi indoeuropea. A volte sembra di leggere un testo latino scritto in arabo! Per chi volesse visitarlo posso dire che in questo momento l’Iran è un paese sicuro anche sul piano turistico e il visto si ottiene in breve tempo. Attualmente è molto frequentato da cinesi e russi, probabilmente anche per via di quei pregiudizi da cui siamo partiti. A proposito di cultura iraniana, uno degli ultimi film della cinematografia che consiglio è Un eroe di Ashgar Farhadi del 2021, premiato anche a Cannes.


Veniamo allo scenario geopolitico. Il presidente iraniano Raisi ha affermato: "Non inizieremo alcuna guerra, ma se qualcuno vuole maltrattarci riceverà una risposta forte” (lo riporta Ansa in data 2 febbraio).
 Come si situa l’Iran nello scenario della crisi attuale?

Al di là delle dichiarazioni del presidente Ebrahim Raisi, e di quelle che gli attribuiscono i mezzi di informazione occidentali, la Repubblica Islamica è sempre innanzitutto tesa alla difesa degli interessi nazionali, in quanto rappresenta la volontà dei cittadini iraniani. Anche quando sostiene un altro paese o una causa oltre i propri confini, l’Iran non perde mai di vista il fatto che deve operare in virtù dei propri cittadini. Gli iraniani in questo momento sono preoccupati per l’inflazione, la disoccupazione, le libertà intellettuali mancanti. Non credo che né i vertici né i civili siano disposti ad un sacrificio concreto per la Palestina. Attualmente tutti i paesi sia occidentali che altri puntano ad una de-escalation. Anche qui occorre dirlo: l’Iran non obbedisce a ideologie islamiche, e pur essendo un paese fondato su una dottrina religiosa, ha degli interessi concreti da salvaguardare.


A tale proposito pensiamo all’Arabia Saudita: il fatto di essere un paese islamico dovrebbe farci credere che le sue mosse abbiano necessariamente l’obiettivo della difesa palestinese, ma non è così, visti anche i forti interessi in termini commerciali e tecnologici con Israele. 
Questo accade sempre a discapito dei civili palestinesi; nel frattempo le bombe continuano a cadere sugli inermi e la rete degli aiuti umanitari è spezzata.  


Purtroppo sì, il massacro palestinese è la vergogna del mondo moderno, la Memoria storica è stata disonorata e il senso di impotenza è schiacciante. Vorrei chiarire il rapporto tra Iran e Hamas, spesso automatico per la nostra stampa: il sostegno ad Hamas non è diretto, è sempre variabile e condizionato, l’atteggiamento di solidarietà di fondo ad Hamas non significa che ci siano atti concordati tra il paese e il gruppo palestinese. Insomma non voglio dire che non se lo potesse aspettare, ma i fatti del 7 ottobre hanno colto di sorpresa anche il paese sciita. Non c’è una “regia”  unica dei fatti, non c’è alcun disegno bipolare che vede contrapposti paesi islamici in intese omogenee contro paesi liberisti cristiani, bensì tanti gruppi che agiscono diversamente e talvolta anche in conflitto l’uno con l’altro. Questo rende la situazione sfuggente, meno semplice da interpretare, complessa da prevedere e soprattutto molto pericolosa per tutti.

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