Propaganda Covid e Tanzania. Un Fact-Checking completo

Propaganda Covid e Tanzania. Un Fact-Checking completo

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di Marinella Correggia

 

Fra i «principi elementari della propaganda di guerra» (ai quali la storica belga Anne Morelli venti anni fa ha dedicato un libro) efficacissima è la demonizzazione dell’avversario di turno, al quale si attribuisce ogni genere di terribili parole, opere, omissioni e pensieri. E in quella che molti politici occidentali hanno chiamato «la nostra guerra a Covid-19 con la quale stiamo scrivendo una pagina di storia» (e nella quale non hanno mai ammesso una sconfitta decretata dai numeri), di certo la Tanzania è stata fra i bersagli, fin dallo scorso mese di giugno 2020.

Ma cominciamo dalla fine. Dalla sera del 17 marzo 2021, quando in una chat del Movimento degli africani in Italia appaiono in rapida sequenza quattro notizie che riguardano tutte l’Africa. In Niger un gruppo di qaedisti (frutto avveleNato della guerra del 2011 in Libia) uccide 58 persone. In Mozambico a Capo Delgado, jihadisti (che infettano il paese da qualche tempo) uccidono bambini di fronte alle loro madri. Il tribunale di Milano assolve gli imputati Eni per l’inquinamento in Nigeria. La quarta notizia riguarda la Tanzania.

 

Morte di un presidente diventato inviso all’estero

 

Il 17 marzo 2021 muore il presidente John Pombe Magufuli, all’ospedale Mzena di Dar es Salaam dove era ricoverato dal 14; un precedente ricovero il 6 marzo. La vicepresidente Samia Suluhu Hassan ha indicato come causa della morte i gravi problemi cardiaci dei quali soffriva da dieci anni - aveva anche un pacemaker.

I media internazionali riferiscono la notizia con malcelata soddisfazione e in questi termini, divenuti familiari in quest’epoca: «Il presidente negazionista ucciso dal Covid». Insomma il perfetto boomerang contro un presidente che era nel mirino mondiale e, per la posizione che gli veniva attribuita, era soggetto da mesi a pressioni fortissime (poco favorevoli alla salute, va detto). 

 

La soddisfatta versione mainstream (verosimile o meno) circa le cause della morte è facilitata dal disastro comunicativo di cui ha dato prova fin dal giugno 2020 il governo tanzaniano. Magufuli in effetti non compariva in pubblico da settimane (gli ultimi ordini che aveva dato si riferivano a inchieste contro la corruzione). L’opposizione che era stata sconfitta alle elezioni dello scorso mese di ottobre ribadiva in interviste e sui social che Magufuli era «in un ospedale in Kenya, curato per Covid», anzi no, «era stato trasferito in India». E di fronte a queste accuse, il governo ha taciuto continuando a ribadire che il presidente stava lavorando.

 

La vittoriosa versione mondiale «presidente negazionista ucciso dal Covid» detterà legge e avrà una portata notevole, in Tanzania e a livello internazionale. Delegittimando qualunque cammino diverso da quello dettato dai potenti.

 

Non negazionista ma divergente (in parte) sulle misure anti-Covid, e questo basta...

 

Nel 2020, la ricerca di un gruppo di esperti africani, focalizzata sull’Africa subsahariana (1), si soffermava sulla bassa mortalità e sul numero limitato di forme serie di Covid-19 nel continente africano - indipendentemente dalla circolazione asintomatica del virus, che rappresenta la quasi totalità dei casi…e che già in ottobre poteva aver coinvolto ben il 10% della popolazione mondiale (2). Le caratteristiche di questo specifico virus lo rendevano poco adatto a colpire massicciamente in Africa, per varie ragioni: fra queste – ma non solo – la giovane età, il clima, la vita all'aperto e la scarsa presenza di malattie cronico-degenerative. Una interpretazione confermata successivamente da diversi altri studi.

 

Ma vediamo perché, malgrado questo contesto, il governo della Tanzania e il defunto presidente si sono attirati più di altri l’attenzione sempre più insistente e critica di media stranieri, organizzazioni non governative e organizzazioni sanitarie internazionali. Tutti invece così indulgenti, quando non compasionevoli, rispetto ai paesi del Nord del mondo malgrado l’evidente fallimento nella gestione del coronavirus. Ecco una succinta storia dell’ultimo anno.

 

Misure di prevenzione e precauzione introdotte nella primavera 2020

 

Le misure messe in essere dalla Tanzania, 56 milioni di abitanti, nella prima fase (marzo-maggio) sono riassunte in un articolo apparso sul Journal of Development Policy Review (Jdpr) dal quale attingiamo (3). Va detto che, per la Tanzania, l'Imperial College di Londra – un’istituzione di ricerca specializzata… nel fornire previsioni catastrofiche che anche in occasione di epidemie del passato sono state poi smentite dai fatti - aveva «minacciato» con modelli matematici ben 112.000 morti da Covid se non fossero state messe in atto misure appropriate (4). Comunque le misure sono state prese.

 

Il primo paziente Covid-19 confermato nel paese è del 16 marzo 2020. Di fronte alle terribili notizie in arrivo dall’occidente e in particolare dall’Italia, le autorità sanitarie introducono provvedimenti per contenere la diffusione. Chiusura di scuole, college e università; stop ai raduni sportivi e musicali, agli eventi politici e comunitari; introduzione delle quarantene per gli ammalati e creazione di centri ospedalieri Covid. Nel frattempo, ai cittadini vengono raccomandate precauzioni come l’igiene delle mani, il distanziamento fisico, evitare spostamenti non necessari e indossare la mascherina. Insomma ancor più di quanto chiedesse l’Oms...che all’epoca chiedeva di riservarla ai soli ammalati e sanitari (5). La maggior parte dei tanzaniani si adegua. ll presidente John Magufuli spiega che è stato rafforzato il sistema sanitario (scegliendo un approccio decentrato). Dunque, sono introdotte varie misure per frenare la diffusione del virus, salvo il confinamento e le chiusure. Le attività lavorative continuano, i mercati rimangono aperti.

 

Niente lockdown: così da evitare l’impoverimento dei tanti lavoratori che ogni giorno escono di casa per compiere attività nel settore informale e danni ulteriori all’economia già provata dalla contingenza mondiale. La scelta è dettata anche, si spiega, dall’impossibilità di ipotizzare la durata dell’emergenza.

 

Al tempo stesso, le autorità del paese insistono molto sulla necessità di evitare la panicodemia...Che nei paesi occidentali più colpiti dall’emergenza sanitaria ha contribuito al disastro, inducendo le persone a comportamenti poco sani e provocando una corsa negli ospedali. Ma anche influenzando l’opinione pubblica di paesi risparmiati dalle conseguenze mortali della malattia.

 

Nei mesi successivi…

 

Dopo vari mesi di misure, con il rallentamento dei casi accertati di infezione, agli inizi di giugno viene ordinata la riapertura degli istituti scolastici e di un certo numero di attività sociali. Le restrizioni vengono eliminate, ma alle persone viene raccomandato di mantenere misure di igiene e cautela, e di privilegiare cibi e medicine naturali. Il paese viene dichiarato Covid-free e i conteggi si fermano a 509 casi totali di positività al Sars-CoV-2 e ai 21 decessi. All’Oms non si comunicano più dati. Ecco il primo errore di ...comunicazione che verrà pagato. I morti, che sono quello che conta, sono pochissimi anche in diversi altri paesi subsahariani, che non hanno fermato i conteggi e così non si sono attirati strali. Anche negli altri paesi, il lockdowm viene sostituito da misure ad hoc per evitare la miseria più nera. Ma, appunto, Magufuli parla troppo. Il governo tanzaniano comincia a essere definito «negazionista del Covid-19» da media, Ong, opposizione ed esperti internazionali. In realtà, al di là dei toni, occorre piuttosto parlare di scelte autonome di gestione della pandemia. Altro errore: il presidente avanza una critic plateale all’affisabilità dei tamponi che attestano la positività. Non significa negare il virus bensì gli strumenti per combatterlo. Ma non importa.

 

Nei mesi successivi, un reporter olandese basato a Nairobi si propone di verificare lo stato delle cose in Tanzania (6), dal momento che, scrive, «in Kenya e in Sudafrica si lamentano carenze di letti d'ospedale per coloro che hanno sviluppato sintomi gravi». Viaggia a luglio su mezzi pubblici affollati con la sua maschera solitaria che lo fa sentire un po' alieno, frequenta negozi e laboratori aperti, trova una Dar-es-Salam non diversa dall’epoca pre-Covid e visita due cimiteri (ricordando le sue esperienze in precedenti emergenze in Zambia e Angola) ma trova solo una nuova tomba a giugno: «Se ci fosse un’epidemia nel paese come negli Stati Uniti o in Brasile, ci sarebbero molte più tombe recenti». Anche all'ingresso dell'ospedale principale di Dar es-Salaam, nessun segno di panico, nessuna ambulanza avanti e indietro, nessun letto all’estero. Tutti gli operatori sanitari, ma anche le guardie, indossano mascherine. Chissà perché, gli impiegati pubblici indossano anche i guanti.

 

A novembre 2020, successivamente alle elezioni, su un articolo riguardante la «restrizione dell'informazione» in Tanzania e chiaramente non favorevole al presidente e al governo (7) si legge: «Un membro della società civile in Tanzania, che ha scelto di parlare in modo anonimo a causa delle leggi repressive, ha detto che inizialmente era scettico sulla dichiarazione del governo, ma ora ci crede: "Negli ultimi due mesi, ci sono stati raduni politici a tutti gli effetti e sempre con più di 500 persone. ... Eppure i morti che vengono riportati sono nella norma, non si può equiparare a quello che sentiamo da altri paesi in giro». Dunque anche gli oppositori dovevano ammetterlo. Una situazione «asintomatica» (malgrado la possibile presenza del virus) che ricorda l’India, dove centinaia di migliaia di agricoltori in protesta intorno a New Delhi non hanno determinato un aumento della crisi.

 

A dicembre, diversi medici e operatori umanitari presenti nel paese hanno risposto a una serie di domande online (8). Riassumendo: i test per rilevare la presenza del virus Sars-CoV-2 vengono in gran parte fatti negli aeroporti (e i pochi che risultano positivi sono messi in quarantena fiduciaria) o a persone con sintomi, ma i casi di positività sono pochi. Dunque, i test vengono usati, ma non in massa. I decessi hanno coinvolto persone anziane e/o con gravi malattie. I pazienti vengono curati con cortisone, azitromicina, eparina, oltre a trattamenti specifici per eventuali malattie sottostanti. Lusekelo Mwambebule, direttore del laboratorio di Singida on c'è un aumento delle polmoniti rispetto agli anni precedenti, e nessuna variazione significativa nella loro distribuzione tra bambini piccoli, pazienti molto anziani o con gravi malattie associate, e adulti senza altre patologie. Negli stessi campi di rifugiati provenienti da Burundi e Congo Rdc non si registrano morti strane o in eccesso. Anche un pediatra italiano che vive nel paese da 40 anni spiega che nella sua zona non si rileva un aumento delle malattie respiratorie rispetto agli anni precedenti, non si fanno test e non si indossano maschere. Questo a dicembre.

 

Ovviamente hanno agito i vantaggi fisiologici e naturali di paesi come la Tanzania – età della popolazione, condizioni climatiche prive di inverno, distanziamento naturale in molte aree, stile di vita all’aperto e alimentazione non tossica: insomma proprio quei fattori che mancano nei paesi nei quali Covid-19 dà luogo a molti casi gravi. La Tanzania non è mai stata chiusa al turismo (quello naturalistico è una fonte di reddito e di occupazione; nel 2020 sono arrivati dall’Europa dell’Est anziché da quella dell’Ovest). Naturalmente vigono in aeroporti, hotel e mezzi di trasporto turistici regole di prevenzione, anche perché i paesi di provenienza dei visitatori sono ad alto livello di rischio. Qui il dilemma risultava evidente: rinunciare, per chissà quanto tempo, a un’attività economica, senza poter trovare migliaia i miliardi sostitutivi come in Europa e Stati uniti; oppure rischiare e tenere aperte le frontiere all’ingresso di stranieri? Peraltro, considerando che i parchi della Tanzania sono fra i migliori al mondo, forse potrebbe avere buone prospettive un eco-turismo virtuale: documentaristi, guardaparco, comunità locali potrebbero realizzare video «dal di dentro» (incontri ravvicinati con animali e piante), scaricabili a pagamento da parte di chi, lontano dalla Tanzania, non vi si può recare per ragioni di costo o di ecologia (prevenzione dell’eccesso di viaggi aerei).

 

Tanzania fase 3: dissidente nel mirino

 

Nei primi mesi del 2021, Oms, esperti, media, Ong insistono che l'Africa non è più risparmiata dal virus Sars-CoV-2 anzi dalla malattia Covid-19. Tuttavia i paesi subsahariani (escluso il Sudafrica) rimangono agli ultimissimi posti nella classifica mondiale sulla mortalità (che, ripetiamo, è quello che conta). E l’offensiva si indirizza sulla Tanzania, anche con una certa malizia e con l’aiuto dell’opposizione locale, sconfitta alle elezioni dello scorso autunno. Leggiamo (9): «La portata di un'eventuale epidemia in Tanzania non è chiara, ma il Sudafrica, che ha all'incirca la stessa popolazione, ha subito quasi 50.000 morti per Covid-19». Ma è un confronto non scientifico: i dati «congelati» della Tanzania andavano piuttosto relazionati con quelli dichiarati via via da vari altri paesi sub-sahariani, i quali tuttora ufficialmente registrano, a differenza di Sudafrica e Nordafrica, una mortalità molto bassa, come si può facilmente verificare (10). Il governo del paese ha rifiutato una narrazione ansiogena, tanto più inadeguata vista la situazione africana; ma soprattutto, ha forse minimizzato eccessivamente la circolazione del virus (inevitabile tanto più con le frontiere aperte) invece di spiegare che la stessa circolazione, in condizioni come quelle tanzaniane, e se le persone sono curate precocemente, ha un impatto certo inferiore a quello di altre patologie diffuse nel continente.

 

Ma Magufuli ha anche espresso dubbi sui programmi di vaccinazione a tappeto anti-Covid previsti da meccanismi internazionali ai quali per ora la Tanzania non ha aderito. Una posizione intollerabile.

 

L’attenzione alle pratiche di salute e al rafforzamento del sistema immunitario

 

Alla fine di gennaio 2021, il presidente sostiene infatti che i vaccini potrebbero essere «inappropriati» e invita il governo a non correre ai programmi di inoculazione finché non non si hanno notizie precise anche sul piano anche della sicurezza (11) Il 1° febbraio il ministro della sanità Dorothy Gwajima a Dodoma dichiara che il ministero non ha in programma di procurarsi il vaccino Covid -19 già in uso in altri paesi. «Il ministero ha la sua procedura su come ricevere qualsiasi medicinale e lo facciamo una volta che possiamo dichiararci soddisfatti del prodotto». (12)  

 

E Dorothy Gwajima aggiunge: «Attraverso gli esperti, il ministero sta lavorando allo sviluppo di rimedi naturali». La responsabile della sanità so sofferma sulla prevenzione e sul rafforzamento del sistema immunitario con l'igiene e la nutrizione (nelle foto, sul tavolo della conferenza campeggiavano alimenti semplici, noti per le loro proprietà antivirali). Esattamente ciò che molti medici olistici ed esperti di salute anche in Occidente sostengono da tempo. Ecco le parole di Gwajima: «Dobbiamo migliorare la nostra igiene personale, lavare le mani con acqua corrente e sapone, usare fazzoletti, vapore alle erbe, fare esercizio, mangiare cibo nutriente, bere molta acqua, e ricorrere ai rimedi naturali di cui la nostra nazione è dotata». Anche in seguito, vengono esortati i tanzaniani all’esercizio fisico e a proteggere gli anziani, gli obesi e le persone con condizioni di base. Si ribadisce l’importanza di diete equilibrate, con un'attenzione in più alle verdure e alla frutta. Anche l'uso di rimedi tradizionali che sono stati registrati dal Traditional and Alternative Health Practice Council deve essere preso sul serio.

 

 

 

 

L’offensiva

 

Peraltro, malgrado l’alta temperatura e l’umidità, le autorità tanzaniane suggeriscono ai cittadini di indossare le mascherine nei luoghi a rischio elevato, per proteggersi in generale dalle infezioni che si trasmettono per via aerea, compresa la tubercolosi (13). In ogni caso nel mese di febbraio 2021, media, organizzazioni non governative, funzionari internazionali e l’opposizione locale anche espatriata partono all’offensiva. L’apice viene raggiunto in questo articolo del 28 febbraio, sul Guardian (14). Da Johannesburg, il corrispondente scrive di medici che anonimamente parlano di ospedali strapieni senza meglio specificare, di «parenti addolorati delle vittime di Covid-19, esperti di salute e politici dell'opposizione in Tanzania accusano il presidente John Magufuli di aver causato migliaia di morti nel paese dell'Africa orientale e di aver minato la lotta contro la pandemia in tutto il continente». Due accuse pesantissime in una frase sola. 

 

Ma migliaia di morti, si vedrebbero... molte volte abbiamo visto, in altri contesti, accuse stratosferiche poi verificatesi false, a guerra fatta. Quanto alla seconda accusa, riguarda la mancata accettazione dei vaccini (vedi oltre). Un medico del centro di analisi del coronavirus a Zanzibar sostiene che più di 80 casi sono stati registrati sull'isola da metà dicembre a inizio gennaio, «ma non siamo autorizzati a rilasciare i dati». Domanda: nei due mesi che seguono cosa è successo, visto che l’articolo è di fine febbraio? In sé, 80 casi di positività non sembrano preoccupanti.

 

I media attingono anche ai social, come agli account twitter che chiedono di «fermare la pazzia di Covid-19 in Tanzania»(15) e fanno appello a sanzioni: un’attivista residente nel Regno unito si distingue per veemenza, denuncia al solo quotidiano Guardian la morte del padre 82enne (con diagnosi di polmonite) e chiede all’Unione europea di congelare, come ha fatto la Danimarca per altre ragioni, i fondi per lo sviluppo (16). Si arriva a chiedere apertamente agli altri capi di stato africani e alla comunità internazionale di fermare Magufuli....Si veda per esempio questo articolo del Guardian (17), nella sezione Opinion-Global Development, che, come è scritto sotto il titolo, è sostenuta dalla Bill&Melinda Gates Foundation. Insieme al governo degli Stati uniti, esprime preoccupazione la Chiesa locale, sostenendo che i sacerdoti stanno officiando funerali molto più di prima e diversi sacerdoti e suore sarebbero morti con sindromi respiratorie (l’ultimo, che era in condizioni già precarie, con una diagnosi di infezione polmonare batterica), anche se «certezze non ce ne sono perché ai defunti non è stato fatto il test per il coronavirus».

  

Il 20 febbraio, il direttore generale dell'Oms coglie l’occasione del decesso di due politici e scrive al governo della Tanzania (18): «Estendiamo le nostre condoglianze alle nostre sorelle e fratelli tanzaniani per la recente scomparsa di un alto leader tanzaniano e del segretario generale del governo. Alla fine di gennaio, mi sono unito alla dottoressa Matshidiso Moeti, direttrice dell'Oms per la regione africana, nel sollecitare la Tanzania ad aumentare le misure di salute pubblica contro Covid-19 per rompere le catene di trasmissione e a prepararsi alla vaccinazione. (…) Un certo numero di tanzaniani che viaggiano nei paesi vicini e oltre sono risultati positivi al Covid-19. Questo sottolinea la necessità per la Tanzania di intraprendere un'azione robusta sia per salvaguardare la propria gente e per proteggere le popolazioni di questi paesi e oltre. (...) Covid-19 è una malattia grave che può causare gravi patologie e persino la morte».

 

Pochi giorni dopo, il presidente tanzaniano Magufuli ripete l'esortazione ai cittadini di prendere precauzioni e di indossare maschere fatte in loco. Lo stesso fa il ministro della Sanità, come riferiscono i media locali. Le richieste igieniche includono il lavaggio frequente delle mani con sapone e acqua corrente o, nell’impossibilità, l'uso di disinfettante. E, finalmente, l'Oms loda la Tanzania per essere tornata alle misure destinate a contenere la diffusione del Covid-19. Dimenticando che le misure, in particolare il rafforzamento delle difese del corpo, sono sempre state suggerite. Ben più che in Italia, per esempio. (19)

 

Dal canto suo, il ministro della salute di Zanzibar in un suo appello dell’11 marzo 2021 ricorda implicitamente che esistono altre malattie – ha incontrato un rappresentante dell’Oms a proposito dell’eradicazione del colera: «I problemi respiratori che colpiscono alcuni tanzaniani non sono necessariamente legati all’infezione da coronavirus: c’è chi sperimenta queste complicazioni ma viene testato e risulta negativo; e altri che sono positivi eppure non hanno alcun sintomo» (20). Una differenza, fra presenza del virus e sviluppo della malattia, che troppo spesso è trascurata. E sul vaccino? «Non sarà accettato finché gli esperti non verificheranno la sua buona qualità e saranno pronti a usarlo solo se la malattia continuerà a esistere nel paese».

 

Non sono forse parole di buon senso?

 

Quanto alle malattie respiratorie. Leggiamo nelle conclusioni di una nota tecnica su «Tendenze, modelli e cause della mortalità per malattie respiratorie tra i pazienti ricoverati in Tanzania, 2006-2015»: «In Tanzania sono una proporzione importante di tutte le cause di morte in ospedale. Polmonite e tubercolosi sono la causa di oltre i tre quarti delle morti dovute a patologie respiratorie. La maggior parte di esse sono evitabili, ed è dunque importante rafforzare la capacità del sistema sanitario di gestire i casi» (21). Ricordiamo poi che i paesi più colpiti dal coronavirus hanno trascurato i due pilastri: la prevenzione con il rafforzamento del sistema immunitario (e in Tanzania si insiste su quello), e le cure precoci a domicilio che sono anche alla portata di tutti, e le più economiche – in Occidente sono state trascurate a tal punto dalle autorità che sono nati gruppi di medici e attivisti per dare una mano, gratuitamente, ai cittadini.

 

Pesanti pressioni per la vaccinazione di massa: giustificate? E il lockdown?

 

La pressione sulla Tanzania era volta a introdurre, oltre alla vaccinazione di massa, più massicce misure di contenimento. Ma quali? Molti paesi del Nord che hanno avuto mesi di lockdown e hanno introdotto le maschere obbligatorie dovunque e anche per strada, hanno elevatissimi tassi di mortalità attribuiti a Covid-19 (un caso emblematico e attuale è la Repubblica ceca). Del resto, nel mese di ottobre 2020 lo stesso inviato speciale dell’Oms per Covid-19, Navid Nabarro, parlava chiaro: «Lanciamo un appello ai leader de mondo affinché smettano di usare i lockdown come misura principale di controllo» (22) Ormai la quasi totalità dei paesi ((a magior ragione chi non ha un’elevata mortalità) non attuano più chiusure drastiche e confinamenti di popolazione.

 

Sul lato dei vaccini, agli inizi di marzo in Africa erano quattro gli Stati ribelli ai quali si chiedeva di tornare all’ovile. Il programma Oms per l’immunizzazione e lo sviluppo dei vaccini spiegava... paziente: «La Tanzania e il Madagascar sono stati chiari nel non voler partecipare all'iniziativa Covax, mentre Burundi ed Eritrea hanno indicato che stanno ancora esaminando la documentazione (…) Gli esperti di salute pubblica hanno invitato questi paesi a seguire le prove scientifiche e a dare ai loro cittadini la possibilità di scegliere se vogliono essere vaccinati» (23). I paesi in questione – che ovviamente capitoleranno tutti – ragionavano sulla sicurezza dei vaccini, ma si potrebbe anche aggiungere che anche rischi minimi verrebbero amplificati nella somministrazione di vaccini alla quasi totalità della popolazione. E siccome il vaccino ha come obiettivo evitare al vaccinato le forme gravi, ci si chiede se una vaccinazione a tappeto in paesi che di forme gravi ne abbiano avute poche, sia un investimento giusto, anziché quello di trovare forme strutturali di prevenzione e cura.

 

Comunque l’accusa contro i politici al governo tanzaniano è (era) anche questa: se la popolazione non viene vaccinata, questo metterà in pericolo anche altri paesi: «Gli esperti temono che le politiche di John Magufuli possano minare il programma vaccinale in Africa» scrive il Guardian. Insomma un pericolo per l’Africa. E perché? Perché un'ipotetica variante tanzaniana potrebbe rendere inefficaci i vaccini che saranno presto distribuiti nel continente (24). Insomma, dagli all’untore.

 

Accusa fondata? La variante tanzaniana è solo ipotetica. E soprattutto, occorrerà comunque tempo per vaccinare tutta l’Africa, perciò le varianti avranno tutte le possibilità di diffondersi, qualunque posizione assuma la Tanzania. Inoltre, non si conosce l’efficacia dei vaccini sulle varianti, nessuno sa (e i dubbi vengono da più parti, compresi i produttori) quanto tempo duri l’immunità del vaccino, ed è dubbio che il vaccino blocchi o meno la trasmissione (e quindi la diffusione) dell'infezione.

 

Per esprimere meglio il fatto che l'accusa alla Tanzania di mettere a rischio l'Africa è a dir poco infondata, segnaliamo che recentemente il Direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute in Italia, un paese tra i più colpiti al mondo, ha spiegato (25): «Non stiamo vaccinando per l'immunità comunitaria ma per proteggere la popolazione a rischio e rendere gli ospedali Covid-free (...) L'obiettivo dell'immunità comunitaria al momento è lontano per almeno tre motivi. Innanzitutto bisognerebbe avere la certezza che i vaccini che stiamo usando blocchino la trasmissione conferendo un'immunità sterilizzante. Poi bisognerà capire qual è la popolazione che sostiene la circolazione del virus, e questo ad oggi è tutt'altro che chiaro, non sappiamo quale sia questa popolazione. Un'altra variabile è la durata della protezione. Non sappiamo per quanto tempo una persona sarà protetta dopo la vaccinazione. Pertanto, per ora, non stiamo parlando di immunità comunitaria». La prospettiva, oltretutto, sembra essere quella di una vaccinazione continua contro un virus che cambia. Ed ecco il virologo responsabile del coordinamento Covid-19 della regione Puglia: «Questi vaccini non prevengono se non in minimissima parte la circolazione del virus» (26).

 

Preoccupante poi l’orizzonte vaccinale perenne prospettato da un alto rappresentante diplomatico dell'Ue: «Non sappiamo ancora se i vaccini in circolazione saranno sufficienti a sradicare Covid-19. È possibile che dovremo vaccinare ogni anno o anche più di una volta all'anno a causa delle mutazioni del virus, ma nessuno lo sa ora, nemmeno le autorità sanitarie» (27). Confermato da una super-esperta, Sharon Peacock, a capo di Covid-19 Genomics Uk (Cog-Uk) che ha sequenziato la metà di tutti i nuovi genomi del coronavirus finora mappati a livello globale. Spiega alla Reuters che ci sarà bisogno ogni anno di un richiamo della vaccinazione anti Covid: «Dobbiamo renderci conto che dovremo fare sempre dosi di richiamo; l'immunità al coronavirus non dura per sempre» (28).

 

 Ma come farebbero i paesi che non hanno a disposizione una pioggia di miliardi (come Europa e Stati uniti), a vaccinare ogni anno tutta la popolazione o anche solo il 20%? Solo una parte delle dosi arriva gratis, e in ogni caso l’onere della distribuzione e somministrazione a milioni di cittadini grava sui paesi beneficiari. Per non parlare del fatto che il vaccino Pfizer-BioNTech deve essere mantenuto a meno 70° (29).

 

Non finisce qui. Anche senza voler richiamare gli effetti collaterali già evidenti della vaccinazione a tappeto - il principio di precauzione di fronte ai miliardi sembra non essere valido-, si può evocare un altro rischio e cioè che campagne di vaccinazione condotte durante il dilagare dell’epidemia possano poi accelerare l’emergere di forme di varianti ancora più infettive. Allora c’è chi ha suggerito di accompagnare tutta la campagna vaccinale con un lockdown forte: «Se il coronavirus circola in maniera sostenuta fra la popolazione già vaccinata, che sta sviluppando la risposta immunitaria, questo può facilitare l'emergere di ceppi virali resistenti agli anticorpi generati dal vaccino. In altre parole potrebbe accadere che nuove mutazioni prodotte in maniera spontanea e casuale, che normalmente, in gruppi di persone non vaccinate non prenderebbero piede, potrebbero invece diventare prevalenti» (30) Una chiusura e un confinamento suonano però impossibili da pretendere in Africa a ormai anche altrove se non per poco tempo, non quello lungo di una campagna vaccinale.

 

Vogliamo dirla tutta? La generosità dei paesi del Nord nel regalare le dosi (magari quelle avanzate) per la maggioranza della popolazione mondiale anche extra-occidentale (o addirittura se possibile all’ultima persona dell’ultimo villaggio), non è dovuto a sincero timore che là il virus possa fare morti. E’ piuttosto dovuta alla necessità di evitare che popolazioni che per varie ragioni rimangono in gran parte asintomatiche, portino il virus ai viaggiatori e businessman d’Occidente, continuamente in giro per il mondo. Il vaccino è necessario alla globalizzazione di merci e persone.

 

La morte, per qualunque causa sia avvenuta, del presidente John Magufuli spazzerà via dubbi e resistenze. Poi, la storia forse un giorno verificherà. Ma troppo tardi.

 

(1)  https://www.ajtmh.org/view/journals/tpmd/103/2/article-p564.xml?rskey=HMUoQx&result=4

(2) https://apnews.com/article/virus-outbreak-archive-united-nations-54a3a5869c9ae4ee623497691e796083

(3)  https://media.neliti.com/media/publications/330742-leadership-during-pandemics-the-real-tes-d8de7c58.pdf

(4)  https://www.dw.com/en/coronavirus-in-africa-how-deadly-could-covid-19-become/a-53230519

(5) https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/331693/WHO-2019-nCov-IPC_Masks-2020.3-eng.pdf

(6) https://www.voanews.com/covid-19-pandemic/covid-19-diaries/covid-19-diaries-can-tanzania-really-be-coronavirus-free

(7) https://www.devex.com/news/in-tanzania-election-covid-19-denialism-an-excuse-to-clamp-down-on-dissent-98418

(8) https://comedonchisciotte.org/covid-19-la-tanzania-e-benedetta-da-dio-o-bugiarda/

(9)  https://www.theguardian.com/world/2021/feb/28/tanzania-leader-says-prayer-will-cure-covid-as-hospitals-overflow

(10) https://covid19.who.int/

(11)  https://www.newindianexpress.com/world/2021/jan/29/inappropriate-tanzanias-president-expresses-doubts-about-covid-vaccines-2256686.html

(12) https://www.thecitizen.co.tz/tanzania/news/tanzania-does-not-have-plans-to-procure-covid-19-vaccine-3276326

(13) https://www.mwananchi.co.tz/mw/habari/kitaifa/video-serikali-ya-tanzania-yatoa-ufafanuzi-uvaaji-wa-barakoa--3281194

(14) https://www.theguardian.com/world/2021/feb/28/tanzania-leader-says-prayer-will-cure-covid-as-hospitals-overflow

(15)  https://mariasarungitsehai.medium.com

(16)  https://prayerandsciencetanzania.org/2021/03/05/understanding-tanzania/

(17) https://www.theguardian.com/global-development/2021/feb/08/its-time-for-africa-to-rein-in-tanzanias-anti-vaxxer-president

(18)  https://www.who.int/news/item/20-02-2021-who-director-general-s-statement-on-tanzania-and-covid-19

(19) https://www.thecitizen.co.tz/tanzania/news/-who-praises-tanzania-s-new-position-on-covid-19-3320620

(20) https://www.thecitizen.co.tz/tanzania/news/zanzibar-s-health-minister-mazrui-cautions-citizens-against-covid-19-3319106

(21) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30303586/

(22) https://www.youtube.com/watch?v=x8oH7cBxgwE&t=915s

(23)  https://www.devex.com/news/the-countries-that-don-t-want-the-covid-19-vaccine-99243

(24) https://theconversation.com/what-tanzanias-covid-19-vaccine-reluctance-means-for-its-citizens-and-the-world-155310

(25) http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?approfondimento_id=15796

(26) https://twitter.com/ardigiorgio/status/1369679464456724482

(27)  https://www.huffingtonpost.it/entry/ue-bifronte-con-le-big-pharma-il-piano-europeo-appeso-ai-brevetti_it_60365bf9c5b62bef3679b9a6

(28) https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-britain-peacock-idUSKBN2B70SG

 

(29) https://www.unicef.it/media/covax-firmato-accordo-per-la-fornitura-del-vaccino-pfizer-biontech

(30) https://www.facebook.com/179618821150/posts/la-circolazione-della-nuova-variante-insieme-allapertura-delle-scuole-potrebbero/10161121008656151/

 

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