Per capire a cosa si sia ridotto il sindacato consigliamo la visione di Fantozzi

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Per capire a cosa si sia ridotto il sindacato consigliamo la visione di Fantozzi


di Federico Giusti

Il rischio che corriamo davanti a una critica rivolta all'Esecutivo Meloni è quello di essere considerati anti italiani assumendo posizioni ideologiche e precostituite su suggerimento, magari, di poteri occulti desiderosi di tramare nell'ombra contro il Governo.
 
Una narrazione ripetuta fino alla noia ma tale da risultare alla fine convincente secondo il classico copione vittimista autolegittimatosi con ostentazione di dati parziali, mezze verità e facendo leva sulla scarsa memoria nel nostro paese e sulla ormai rara propensione allo studio e all'analisi delle fonti.

Davanti alla vulgata ufficiale sulla nostra economia (record degli occupati e dei nuovi posti di lavoro, ripresa dei consumi, esportazioni in continua crescita, inflazione ai minimi storici) sarebbe sufficiente guardare ai dati Istat, come ha fatto pochi giorni or sono il centro studi del Sindacato Cub.

Le retribuzioni orarie contrattuali sono salite nel triennio solo dell'8% ma se confrontiamo questi dati con il costo della vita e la inflazione la differenza è negativa per il 9,3%., una cifra che se consideriamo invece imposte sul reddito e perdita del potere d'acquisto supera il 12%.

Quanto poi all'indice delle retribuzioni orarie, nel 2024 si registra una crescita rispetto al passato ma il miglioramento deriva  dagli sgravi fiscali e non dagli aumenti effettivi dei salari derivanti dai rinnovi contrattuali. Gli stipendi poi nella pubblica amministrazione nel 2024 hanno subito una grande erosione e non sono certo le una tantum o le promesse di aumenti di gran lunga inferiori al costo della vita le soluzioni necessarie a tutela della forza lavoro, da qui la proposta della Cub di adeguare i salari in modo automatico di fronte all'aumento dei prezzi con una nuova scala mobile.
 
I dati in possesso della Cub sono gli stessi presenti sulle scrivanie degli altri sindacati, eppure tra le sigle favorevoli al Governo (dalla Cisl alla Ugl passando dalla galassia autonoma) le letture sono diametralmente opposte, anzi a dir poco appiattite sulla versione del Governo.
 
E' emblematico quanto avviene con il contratto nazionale delle Funzioni centrali 2022-2024 annunciato come la svolta, "dopo decenni di stallo" per una Pubblica amministrazione ben retribuita, formata e valorizzata con una qualità della vita decisamente migliore rispetto al passato.
 
Invitiamo i nostri lettori a consultare direttamente il contratto nazionale, siglato per gli statali nonostante la contrarietà di gran parte della forza lavoro che poi corrisponde all'8% dei dipendenti nella PA; confrontate le dichiarazioni enfatiche dei sindacati filo governativi con i giudizi espressi da tantie colleghi ma soprattutto soffermatevi sui contenuti
 
Da parte nostra proviamo a soffermarci sulla logica che sorregge alcuni ragionamenti: dopo anni di stereotipi sul dipendente pubblico fannullone, i lavoratori tornerebbero al centro dell’attenzione. Ma in che modo? Aumentando  gli stipendi di un terzo della inflazione, accordando la settimana corta ma mantenendo le 36 ore settimanali e con decurtazione dei permessi e delle ferie. Poi davanti a numeri elevati di dipendenti in modalità agile, dopo anni di risparmio sulla loro pelle, la gentil concessione dei buoni pasto ai dipendenti in smart è esaltata come grande conquista sindacale e non descritta per quella che è ossia un atto dovuto al fine di scongiurare contenziosi giuridici.
 
Ma la punta dell'iceberg viene raggiunta laddove si esaltano il bilanciamento tra vita privata e lavoro, la formazione e la valorizzazione delle conoscenze e competenze. Perfino il Ragionier Ugo Fantozzi non sarebbe stato capace di tanto al cospetto del Conte Semenzara.
 
Sono anni che sentiamo sragionare sulla PA attrattiva per le giovani generazioni ma intanto abbiamo ancora la forza lavoro più vecchia dei paesi Ue, per rendere attrattivo un posto di lavoro occorrono due tutele reali: un salario adeguato al costo della vita, un welfare in grado di soddisfare i bisogni reali delle famiglie e politiche orarie tali da coniugare vita e lavoro.
 
Ci sembra invece che ben poco sia stato fatto se ogni anno gli Enti locali perdono 10 mila unità, se la mobilità interna non viene valorizzata o riesumata solo per ridurre il numero delle nuove assunzioni
 
Iil contratto degli statali aumenta da 18 a 20 le ore di permesso annuale per esami e visite mediche per i lavoratori over 60, anche questa gentil concessione si spiega con i giorni di assenza nell'arco dell'anno per visite e prestazioni sanitarie, se la forza lavoro invecchia e tutto sommato il tasso di assenteismo è ancora assai basso, qualche soluzione dovrai pur trovarla .
 
Fin qui nulla di nuovo, si può trasformare un contratto pessimo, e con perdita di potere di acquisto, in grande conquista capovolgendo la realtà agli occhi di chi non avrà mai la forza e la intelligenza di risalire alle fonti, ad imbonire le masse rassicurandole sull'operato del Governo penserà il partito unico della disinformazione, gli untori dei luoghi comuni sui quali si sorregge ormai la comunicazione di massa.
 
Da mesi non è dato sapere invece se l'Italia stia raggiungendo gli obiettivi del Pnrr, se gli accordi con la Ue siano in sostanjza rispettati.
 
La Fondazione Openpolis permette di seguire puntualmente l'avanzamento degli obiettivi Pnrr e i risultati ottenuti sono tutt'altro che rassicuranti.
Prendiamo ad esempio il tema della scuola o meglio dei servizi offerti a bambini e bambine in età pre scolare
 
Nell’anno scolastico 2017-2018 l’offerta di asili nido in Italia per bambini tra zero e tre anni era pari al 25% quando la media Ue era già al 33%. Anni trascorsi con Enti locali  a spendere enormi cifre non per costruire nuovi asili nido a gestione diretta ma solo per assicurare un posto ai richiedenti nelle strutture private e del terzo settore. E parliamo di nidi non caso trattandosi di argomento dirimente anche per ragionare su welfare, denatalità e partecipazione femminile al lavoro
 
Mesi fa il Governo ha riscritto il PNRR almeno in parte e con un sostanziale disinvestimento dei fondi destinati i nidi e alle scuole dell'infanzia, dei 4,6 miliardi inizlamente previsti oggi siamo a 3,2 miliardi, all'obiettivo del 33% dei posti assicurati a bambini per gli asili nido siamo passati al 15%
Sarà il caso allora di risalire alle Fonti anche in questo caso perchè perfino rivedendo al ribasso gli obiettivi da perseguire il Governo potrà asserire un domani di avere fatto il possibile per rispettare le tempistiche del PNRR
 

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