Pechino accusa: "Gli USA hanno lasciato l'America Latina con le vene aperte"
Il portavoce cinese Lin Jian cita il celebre libro "Le vene aperte dell'America Latina" per denunciare secoli di sfruttamento
Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha affermato che gli Stati Uniti non sono in posizione di dettare ai paesi latinoamericani come interagire con la Cina, sottolineando che la loro ingerenza è inaccettabile dopo secoli di sfruttamento.
"Il bullismo e il saccheggio a lungo termine degli Stati Uniti hanno lasciato l'America Latina con le vene aperte", ha dichiarato Lin, citando il celebre saggio di Eduardo Galeano, "Le vene aperte dell'America Latina". Con questa metafora, il portavoce ha ricordato come la regione sia stata storicamente depredata di risorse e sovranità, aggiungendo: "Gli Stati Uniti non hanno alcun diritto di giudicare la cooperazione tra Cina e America Latina, che si fonda su rispetto e vantaggio reciproco".
Perché "le vene aperte"?
L’espressione rievoca il titolo del libro di Galeano (1971), un'opera fondamentale che denuncia lo sfruttamento coloniale e neocoloniale del continente, paragonato a un corpo sanguinante per l’estrazione indiscriminata di ricchezze. La Cina, contrapponendosi a questa logica, evidenzia invece che i suoi legami con la regione promuovono sviluppo autentico, non estrattivo.
Le parole di Lin Jian rispondono alle recenti critiche di Scott Bessent (Tesoro USA), che ha bollato come "rapaci" gli accordi cinesi con il Sud Globale, e alle dichiarazioni del Pentagono su Panama, definito "cortile di casa" degli USA – retorica respinta dal ministro Wang Yi: "L’America Latina non è il cortile di casa di nessuno".
Un chiaro scontro tra due visioni: una che vede la regione come terreno di dominio, l’altra (dimostrata con i fatti) come spazio di partnership paritaria.
Galeano, oggi, sarebbe un osservatore cruciale di questa dialettica.