Ottuse genuflessioni
2275
di Alessandro Volpi*
Ottusità. La guerra commerciale degli Stati Uniti verso l'Europa è in corso, con dazi al 10%, come tariffa generale, al 25% sull'automotive e al 50% su acciaio e alluminio. Per dare un solo dato, esemplificativo, di questo quadro, è sufficiente ricordare che le esportazioni di acciaio italiane negli Stati Uniti sono passate da 900 mila tonnellate a meno di 250 mila.
Ora, Trump, in attesa della scadenza della moratoria il cui termine finale è fissato al 9 luglio, minaccia di aggravare la situazione e fa sapere che stanno per partire lettere in cui sono contenuti aumenti unilaterali dei dazi fino al 70%. In particolare, per i prodotti agricoli europei, i dazi minacciati sono previsti ad oltre il 17%: è evidente che si tratta di una misura molto pesante per l'Italia che esporta in Usa prodotti agricoli per quasi 8 miliardi di euro l'anno. In estrema sintesi le guerre commerciali, e in particolare, quelle contro l'Europa sono destinate a infuocarsi, con danni rilevanti sulle nostre filiere produttive. C'è una ragione di questo inasprimento: gli Stati Uniti hanno bisogno di soldi.
Il costo del collocamento del debito federale è diventato insostenibile e l'appena approvato Big Beautiful Bill prevede una ulteriore riduzione delle tasse agli americani, soprattutto, di quelli che hanno patrimoni finanziari, che deve essere coperta - secondo il dettato della stessa legge - con maggiori entrate dai dazi. Dunque, per gli Stati Uniti porre dazi pesanti e costringere i paesi che esportano in terra americana a pagarli è diventata una condizione di sopravvivenza.
Senza le entrate dei dazi, il presidente Trump rischia di essere il primo presidente a dichiarare fallimento. E' evidente allora che la questione dei dazi presenta, appunto, i tratti della guerra e, alla luce di ciò, tutte le genuflessioni europee sono davvero tragiche e ridicole al tempo stesso. Se l'Europa, e il fantastico governo italiano in primis, non capisce che Trump sui dazi non può fare sconti, il disastro economico sarà molto rapido perché alle gigantesche commesse alle industrie delle armi Usa, al trasferimento, attraverso i grandi fondi, del risparmio europeo verso i titoli americani, si aggiungono dazi che strangolano un sistema produttivo come quello europeo che è stato, purtroppo, per anni "drogato" dalla possibilità di vendere Oltreoceano, supplendo alla domanda interna impoverita da folli austerità.
Il capitalismo americano è in profonda crisi e per sopravvivere sta strangolando l'Europa che pare ben felice di farsi strangolare per evitare proprio il crollo del capitalismo stesso. Naturalmente, come ha scritto qualcuno, le guerre commerciali sono guerre di classe e a farne le spese saranno in primis le fasce di popolazione con redditi bassi, destinate a subire licenziamenti, riduzioni delle retribuzioni, per abbassare i prezzi dei beni sottoposti a dazi Usa, e gli inevitabili effetti inflazionistici. Ma dobbiamo accettare tutto questo perché il 4 luglio è diventata la vera festa nazionale italiana.
Ora, Trump, in attesa della scadenza della moratoria il cui termine finale è fissato al 9 luglio, minaccia di aggravare la situazione e fa sapere che stanno per partire lettere in cui sono contenuti aumenti unilaterali dei dazi fino al 70%. In particolare, per i prodotti agricoli europei, i dazi minacciati sono previsti ad oltre il 17%: è evidente che si tratta di una misura molto pesante per l'Italia che esporta in Usa prodotti agricoli per quasi 8 miliardi di euro l'anno. In estrema sintesi le guerre commerciali, e in particolare, quelle contro l'Europa sono destinate a infuocarsi, con danni rilevanti sulle nostre filiere produttive. C'è una ragione di questo inasprimento: gli Stati Uniti hanno bisogno di soldi.
Il costo del collocamento del debito federale è diventato insostenibile e l'appena approvato Big Beautiful Bill prevede una ulteriore riduzione delle tasse agli americani, soprattutto, di quelli che hanno patrimoni finanziari, che deve essere coperta - secondo il dettato della stessa legge - con maggiori entrate dai dazi. Dunque, per gli Stati Uniti porre dazi pesanti e costringere i paesi che esportano in terra americana a pagarli è diventata una condizione di sopravvivenza.
Senza le entrate dei dazi, il presidente Trump rischia di essere il primo presidente a dichiarare fallimento. E' evidente allora che la questione dei dazi presenta, appunto, i tratti della guerra e, alla luce di ciò, tutte le genuflessioni europee sono davvero tragiche e ridicole al tempo stesso. Se l'Europa, e il fantastico governo italiano in primis, non capisce che Trump sui dazi non può fare sconti, il disastro economico sarà molto rapido perché alle gigantesche commesse alle industrie delle armi Usa, al trasferimento, attraverso i grandi fondi, del risparmio europeo verso i titoli americani, si aggiungono dazi che strangolano un sistema produttivo come quello europeo che è stato, purtroppo, per anni "drogato" dalla possibilità di vendere Oltreoceano, supplendo alla domanda interna impoverita da folli austerità.
Il capitalismo americano è in profonda crisi e per sopravvivere sta strangolando l'Europa che pare ben felice di farsi strangolare per evitare proprio il crollo del capitalismo stesso. Naturalmente, come ha scritto qualcuno, le guerre commerciali sono guerre di classe e a farne le spese saranno in primis le fasce di popolazione con redditi bassi, destinate a subire licenziamenti, riduzioni delle retribuzioni, per abbassare i prezzi dei beni sottoposti a dazi Usa, e gli inevitabili effetti inflazionistici. Ma dobbiamo accettare tutto questo perché il 4 luglio è diventata la vera festa nazionale italiana.
*Post Facebook del 5 luglio 2025