"Online Safety Act": come Londra militarizzerà internet in controllo sociale

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"Online Safety Act": come Londra militarizzerà internet in controllo sociale


di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico

C’era una volta lo Speakers Corner dove tutti potevano parlare di tutto. Quella era l’Inghilterra della liberta’ di parola, una nazione unica dove si sono rifugiati pensatori, filosofi, scienziati perseguitati dalla censura. C’era e non c’e’ piu!

A fine luglio il governo ha lanciato l’Online Safety Act (OSA), il più ambizioso – e pericoloso – tentativo finora realizzato da una democrazia occidentale di trasformare l’internet in una zona militarizzata del controllo sociale. Un’operazione chirurgica camuffata da protezione dell’infanzia che, in realtà, ha il sapore amaro della sorveglianza di massa e del moralismo di Stato. Altro che tutela: è il trionfo del tecnocontrollo neoliberale, dove il capitale politico si unisce alle tecnologie per restringere le libertà individuali sotto la bandiera dell’“ordine morale”.

Due sezioni della legge sono particolarmente inquietanti:

La Sezione 44, che permette al Segretario di Stato di ordinare all’Ofcom (Office of Communications, autorità di regolamentazione indipendente per le comunicazioni nel Regno Unito) quali contenuti devono essere rimossi;

La Sezione 179, che minaccia i social media con multe fino al 10% del fatturato globale se non censurano contenuti potenzialmente “dannosi” per la psiche.

Cosa significa “dannoso”? Niente di oggettivo, ovviamente. Il concetto è elastico, nebuloso, perfetto per giustificare qualsiasi forma di censura preventiva. Un’arma retorica che trasforma ogni contenuto scomodo in “pericolo per i minori”.

Il risultato? Un'intera nazione sottoposta a verifica dell’identità digitale: caricamento di documenti, scansione facciale, etichettature automatiche. Se non lo si fa scatta la censura perche’ il sistema presume che l’utente sia un bambino.

Le piattaforme, terrorizzate dalle sanzioni, hanno gia’ iniziato a oscurare i contenuti: arte classica (Goya), notizie di guerra (Ucraina e Gaza), forum di supporto psicologico, perfino subreddit per smettere di fumare o per chi vuole astenersi dalla masturbazione sono stati oscurati. Una distopia reale dove per accedere al sapere, all’informazione o al piacere, devi prima essere scandagliato dallo stato. Ma non basta, anche la storia viene riscritta: i fatti delle crociate considerati “islamofobici” vengono cancellati perche’ potrebbero incitare all’odio.

La legge, che è entrata in vigore da meno di due settimane, ha già scatenato una crisi globale del cyberspazio:

VPN scaricate in massa (Proton VPN +1800% di utenti UK in un giorno).

Reddit, Discord, Spotify e Microsoft si sono adeguate, imponendo filtri o esclusioni.

Ma non basta, il governo britannico ha già notificato a piattaforme statunitensi di conformarsi o affrontare multe e prigione.

Ma chi ne paga il prezzo? I cittadini. In nome della “sicurezza”, si è aperta la strada alla raccolta massiva di dati biometrici, alla schedatura degli utenti, ma anche alla creazione di preziosissime banche dati digitali pronte ad essere violate da hacker o vendute da dipendenti corrotti.

E mentre il governo Starmer bolla chi si oppone come “amico dei pedofili” la fiducia nel sistema crolla. Prima della sua entrata in vigore l’80% degli inglesi era a favore dell’OSA, oggi sono solo il 69%. La petizione per abrogarla ha raccolto già oltre 450.000 firme. Una rivolta bipartisan, con alleati improbabili come Nigel Farage e Owen Jones.

La verità è semplice: l’Online Safety Act non serve a proteggere i bambini, ma a trasformare ogni utente in un sospetto da monitorare. È l’ennesimo esempio di come il potere, quando si trova in crisi, riversi sulle libertà individuali il costo della propria incompetenza.

 

 

 

Loretta  Napoleoni

Loretta Napoleoni

 

*Economista di fama internazionale. Ha insegnato alla Judge Business Schools di Cambridge e nel 2009 è stata invitata come relatrice alla Ted Conference sui temi del terrorismo. Nel 2005 ha presieduto il gruppo di esperti sul finanziamento del terrorismo per la conferenza internazionale su terrorismo e democrazia organizzata dal Club de Madrid. Autrice di diversi libri di successo tra cui Terrorismo SPAEconomia Canaglia e Maonomics, tradotto in 18 lingue, incluso l’arabo ed il cinese; ISIS, lo stato del terrore, uscito in 20 nazioni. L’ultimo si intitola Technocapitalism

 

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