Nuova diffamazione contro l'idrossiclorochina: cui prodest?
Continua la campagna di diffamazione contro l’idrossiclorochina che, nonostante le proteste di un celebre “esperto” sta, finalmente, dopo la battaglia legale del Comitato cure domiciliari Covid19 e la conseguente decisione della Regione Piemonte, entrando nel protocollo sanitario.
Oggi, dopo altri suoi innumerevoli articoli contro questo economico ed efficace farmaco, ritorna alla carica Open, santuario del “Fact-checking” diretto da Enrico Mentana, con un articolo intitolato “L’idrossiclorochina è inefficace contro il Coronavirus: secondo gli ultimi dati non riduce la mortalità”. Articolo che si trincera dietro una “meta-analisi collaborativa” pubblicata dalla blasonata rivista Nature (che riteniamo farà la stessa fine dell’articolo pubblicato da The Lancet).
Si, ma cosa sarebbe questa “meta-analisi collaborativa”? In pratica Nature, invece di andare a vedere quanti pazienti sono stati salvati con l’Idrossiclorochina, ha “contattato gli autori di 83 studi (…) alla fine questa meta-analisi collaborativa ha potuto selezionare 28 studi di qualità (scoprendo alla fine che) “il trattamento con idrossiclorochina è associato ad un aumento della mortalità nei pazienti COVID-19”.
Si, ma con quale criterio sono stati scelti questi “studi di qualità” sull’idrossiclorochina? Non è che sono stati scritti da ricercatori che campano su altri farmaci? Nature e Open non lo dicono. E, in ultima analisi questo pomposo studio di “meta-analisi collaborativa” si direbbe null’altro che una articolazione del famoso “Metodo napoletano dell’Acquaiolo” con il quale domandando all’acquaiolo com’è l’acqua che vende si ha l’inevitabile risposta “È fresca come la neve”.