"Mossad ucraino": le collaborazioni sotterranee di Kiev con i jihadisti in Siria

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"Mossad ucraino": le collaborazioni sotterranee di Kiev con i jihadisti in Siria



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Fuori dal campo di battaglia russo-ucraino, l’intelligence militare ucraina (GUR) conduce, o almeno così sostiene, una guerra asimmetrica contro obiettivi russi, direttamente o con il supporto a gruppi locali, riconducibili al jihadismo. L’obiettivo è dimostrare di poter colpire ovunque le forze di Mosca e contenerne gli interessi geostrategici. Serve alla propaganda interna, serve a demoralizzare gli abitanti della Federazione Russa (nell’ottica di ridurre il sostegno al presidente Putin), ma serve anche ad accreditarsi come partner all’altezza (e a disposizione) della NATO.

Domenica 15 settembre alcuni uomini del gruppo Khimik del GUR avrebbero attaccato una base militare russa per la produzione di droni d’assalto, nella periferia nord-orientale di Aleppo. Il Kyiv Post ha pubblicato un filmato esclusivo dell’intelligence militare, senza però la conferma ufficiale. In un minuto di video, appare svariate volte l’inquietante gufo nero che afferra una spada tra gli artigli, emblema dei servizi ucraini, a conferma della natura propagandistica dell’operazione.

Non si tratterebbe della prima azione in territorio siriano. A partire da giugno ci sarebbero stati diversi attacchi dei servizi segreti contro posti di blocco, roccaforti, pattuglie a piedi e colonne di equipaggiamento militare russo sulle alture del Golan in Siria. A fine luglio, le forze speciali ucraine avrebbero colpito l'equipaggiamento militare russo presso l'aeroporto di Kuweires a est di Aleppo. I filmati sono stati pubblicati dal Kyiv Post, sempre con le stesse modalità.

L’insistente esposizione di simboli del GUR fa sorgere il dubbio che non siano stati direttamente agenti ucraini ad agire, piuttosto forze locali utilizzate come proxy, perciò incaricate di mostrare insistentemente l’emblema del gufo, per dare credibilità agli annunci. In base ad informazioni pubblicate nelle scorse settimane, è plausibile che si tratti di miliziani del gruppo islamico Hayat Tahrir al-Sham (HTS), insediato nella provincia siriana di Idlib.

I contatti tra l’intelligence ucraina e HTS sono stati documentati da fonti curde, siriane e turche. In base a quanto rivelato a fine agosto dalla rivista curda Lekolin, il 18 giugno 2024 il leader della banda HTS Heysem Omeri avrebbe incontrato a Idlib una delegazione ucraina, per concludere un accordo sulla consegna di prigionieri di origine cecena e afghana da arruolare tra le fila di Kiev, in cambio di droni da utilizzare sul territorio siriano contro obiettivi militari russi. La delegazione, dunque, avrebbe consegnato 75 UAV ucraini ai jihadisti.   

Non è noto se i miliziani rilasciati siano poi giunti sul fronte ucraino. Si deve ricordate, tuttavia, che gruppi ceceni collegati alla jihad islamica sono già stati impiegati da Kiev nei combattimenti contro le forze russe. Il famoso (o famigerato) Abdul Akim Al Shishani, l’ex leader ceceno del gruppo jihadista salafita Ajnad al Kavkaz, nel 2022 ha lasciato le montagne della Lakatia per raggiungere Bachmut.

Negli stessi giorni in cui il Kyiv Post ha pubblicato l’ultimo video del GUR, l’agenzia russa Ria Novosti ha riferito dell’arrivo di 250 istruttori delle forze armate ucraine nella provincia siriana di Idlib, per addestrare miliziani dell’HTS.

Sia il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che la sua portavoce, Maria Zakharova, nei giorni precedenti avevano parlato dell’arrivo di agenti ucraini nella regione di Idlib. La collaborazione riguarderebbe il reclutamento, lo scambio di informazioni e tecnologie, l’impiego di tattiche di false flag. Le mosse del GUR in Siria sollevano la questione sia sul coinvolgimento di esponenti legati al terrorismo internazionale di matrice islamista, sia sull’espansione del conflitto con la Russia in altri scenari di crisi.

La convergenza con i jihadisti per contenere la Russia

Hayat Tahrir al-Sham (HTS) è un gruppo armato islamista sunnita. È considerato erede di Jabhat al-Nusra, organizzazione qaedista che fino al 2014 confluiva nell’Isis. Durante la guerra in Siria, si è imposto come forza predominante nella provincia di Idlib, ultimo bastione delle cosiddette “fazioni ribelli” sostenute dall’occidente in funzione anti-Assad. HTS è un gruppo che ha apparentemente cercato di dissociarsi dal jihadismo globale per presentarsi come forza nazionale siriana, pur mantenendo radici estremiste. Ha stabilito il controllo sull’amministrazione locale e le risorse della provincia di Idlib, facendone la sua roccaforte.

La convergenza tattica tra Kiev e Hayat Tahrir al-Sham è dettata dal comune obiettivo di contenere l’impegno militare russo in Siria a sostegno del governo di Assad. La Siria offre alla Russia un fondamentale sbocco nel Mediterraneo orientale, con la base navale di Tartus, ed altre installazioni militari che consentono una presenza russa in Medio Oriente.

Per questa ragione Mosca ha sostenuto militarmente ed economicamente Damasco, contro i “ribelli” sostenuti dall’Occidente e contro il Daesh. Per questa ragione il GUR ha iniziato a operare con maggiore intensità in Siria nel contesto del conflitto russo-ucraino (o russo-NATO), sostenendo le forze ostili alla Russia, con lo scopo di minarne gli interessi globali. Inoltre, un aumento della conflittualità in Siria, potrebbe da un lato costringere Mosca a distogliere truppe dal fronte ucraino, dall’altro interrompere o interferire con eventuali operazioni di reclutamento in territorio siriano (secondo la versione di Kiev).

Probabilmente il GUR ambisce a diventare una sorta di “Mossad ucraino”, intento che peraltro è stato ribadito apertamente sia da propagandisti come Anton Gerashenko, sia da inchieste giornalistiche come quella pubblicata da The Economist un anno fa.   

Lo stesso capo del GUR Kyrylo Budanov, nel maggio 2023, ha promesso di "distruggere i criminali di guerra russi ovunque nel mondo, ovunque si trovino", riferendosi chiaramente alle azioni mirate del Mossad. Le attività del GUR in Siria avrebbero diversi obiettivi strategici:

  1. raccolta di informazioni di intelligenza;
  2. reclutamento;
  3. supporto e forniture alle forze anti-russe;
  4. sabotaggio e operazioni sotto copertura.


Conseguenze della cooperazione con gruppi milizia islamisti

Questa cooperazione, tuttavia, confermata o meno, non è priva di rischi per l'Ucraina. HTS è considerato un gruppo terroristico da molti paesi, anche in Occidente. Ciò di per sé non è un problema per Kiev. Almeno finché combatterà contro la Russia, i Paesi NATO saranno disposti a chiudere un occhio sulle relazioni “imbarazzanti” di Kiev.

Non è detto, però, che il resto del mondo faccia lo stesso. Un esempio degli “effetti collaterali” di questa strategia è quanto accaduto in estate in Sahel.

Un gruppo di miliziani, formato da separatisti Tuareg e jihadisti di Jamaat Nusrat Al-Islam Wal – Muslim, ha attaccato a fine luglio le forze governative del Mali al confine con l’Algeria. Nell’agguato sono morti diversi uomini della PMC Wagner, tra cui il curatore del famoso blog Grayzone. 

Goffamente, il portavoce GUR Andriy Yusov ha rivendicato la partecipazione dei servizi ucraini all’operazione, ammettendo la collaborazione con un gruppo legato ad Al Qaeda. A nulla sono valse le ritrattazioni e smentite delle autorità ucraine (e infine anche dello stesso Yusov). Prima Mali e Niger hanno rotto le relazioni con Kiev, poi, assieme al Burkina Faso, hanno presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una richiesta di condanna all’Ucraina per il “sostegno al terrorismo internazionale", chiedendo azioni per "prevenire la destabilizzazione del Sahel".     

Si capisce, dunque, che un supporto aperto o diretto a HTS potrebbe isolare l’Ucraina proprio tra i Paesi del cosiddetto Sud Globale, su cui punta per fare pressione sulla Russia, in prospettiva di futuri negoziati.

Dall’altro lato, l’attività ucraina in Siria, se confermata, potrebbe aggravare uno scenario già complesso per la presenza di molteplici attori e interessi. La Russia potrebbe adottare delle contromisure per difendere i suoi interessi nella regione. Ciò determinerebbe un aumento del livello del conflittualità sul territorio siriano. Inoltre la presenza di militari ucraini altererebbe i già difficili equilibri nella provincia di Idlib, presidiata anche dalle forze turche. Oltre alla Turchia, anche l’Iran – alleato di Assad - potrebbe valutare l’intervento di Kiev come una minaccia di destabilizzazione. 

Questo scenario apre quindi a nuove possibilità di conflitti per procura, con l'Ucraina e la Russia che si trovano contrapposte anche in Siria, verso un’ulteriore escalation ed una preoccupante unificazione dei due scenari di guerra critici, verso l’estensione del conflitto russo-ucraino ad altri attori, dunque verso uno scontro totale.  

 

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