Moscati, il santo medico, raccontato da un grande medico

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Moscati, il santo medico, raccontato da un grande medico

 

Paolo Gulisano è un medico, un saggista e un cultore della Storia della Medicina, che in questo saggio ha sintetizzato l’incredibile vita del dottor Moscati, un grande medico vissuto in un’altra Italia: “Giuseppe Moscati. Il santo medico” (Edizioni Ares, Milano, 167 pagine, euro 15, 2022).

Giuseppe Moscati rimase celibe tutta la vita. Fece una determinata scelta vocazionale, dedicata alla missione di medico al cento per cento, per dedicare tutta la sua attenzione a tutti quelli che avevano bisogno di aiuto. Purtroppo, oggi come allora, “La professione del medico è caratterizzata da varie tentazioni, tra le quali una delle più tristi è l’avidità di denaro” (p. 104).

Moscati, “Quando era cosciente di trovarsi di fronte a gente veramente povera e bisognosa, non solo rinunciava al suo onorario, ma lasciava di nascosto, tra le ricette, i soldi necessari per l’acquisto delle medicine”. In sintesi “il suo percorso fu di sacrificare tutto agli altri”. Nel suo studio aveva addirittura collocato un cestino con questa scritta: “Chi può, metta qualcosa. Chi ha bisogno, prenda”. Il medico era quindi un idealista laico e cristiano. A spingerlo a studiare Medicina non era stata l’ambizione, ma il semplice desiderio di eliminare i dolori fisici e psicologici dei bisognosi.

Il medico nato a Benevento fece l’assistente di Fisiologia presso l’Università di Napoli e ricoprì la carica di libero docente in Chimica fisiologica e in Clinica medica generale presso l’Ospedale degli Incurabili di Napoli. Quindi “Fu proprio la consapevolezza del bene che poteva fare ai malati e ai giovani colleghi a spingerlo a dedicarsi prevalentemente all’attività di corsia. Maturò così, non senza una comprensibile sofferenza, la rinuncia alla carriera universitaria, nonostante gli fosse stata offerta la cattedra di chimica fisiologica, disciplina che tanto gli stava a cuore” (p. 13).

Per il medico che lavorava a Napoli curare significava soprattutto “servire una persona” e “avere sollecitudine per lei”. Come Gesù, che “inizia la predicazione insieme all’attività di terapeuta”. Si può affermare che “Gesù vede nel malato una persona, ne fa emergere l’unicità e si relaziona a lui con la totalità del suo essere, cogliendone la ricerca di senso, vedendolo come una creatura… segnata da fragilità, mossa da speranza… desiderosa non solo di guarigione, ma di ciò che può dare pienezza all’intera sua vita”. Principalmente, “l’attività di guarigione del Cristo medico consiste essenzialmente nello stabilire una relazione vera con la persona che ha di fronte” (p. 9).

È inutile appesantire un testo meravigliosamente snello, per cui vi lascio con questo pensiero fondamentale: “Nell’esperienza medica, non sempre si riesce a guarire, a salvare un malato, ma sempre ce ne si deve prendere cura”. In ogni caso, “nel dolore e nella morte, è contenuta la grandezza di un mistero che trascende l’uomo” (p. 45).

Paolo Gulisano è un saggista molto prolifico che ha realizzato tre romanzi e oltre trenta saggi. Inoltre ha anche fondato la Società Chestertoniana Italiana. Per chi volesse approfondire alcuni scritti recenti: www.newdailycompass.com/it/paolo-gulisanowww.paologulisano.com/news-2.

Nota aforistica – “Oggi il neoliberismo ha fuso capitalismo e comunismo. Due nemici in uno” (Francesco Borgonovo); “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,6); “La massa è un gregge docile che non può vivere senza un padrone. È talmente assetata di obbedienza da sottomettersi istintivamente a chiunque se ne proclami padrone” (Freud); “Che tu possa incontrare il trionfo e il disastro e fronteggiare questi due impostori nello stesso modo” (citazione scritta al’ingresso del Centre Courte dell’All England Club a Wimbledon).

Nota tombale – Per essere molto attuali, come riporta la prestigiosa rivista Nature, “i positivi asintomatici non sono contagiosi (quindi i lockdown sono inutili): non esistono infatti virus vitali nelle culture dei positivi asintomatici”. Purtroppo, soprattutto in Italia, la gente è stata narcotizzata dagli innumerevoli piaceri televisivi. Per valutare bene un parere legale molto laborioso: https://www.radioradio.it/2022/12/sandri-corte-costituzionale-sentenza-obbligohttps://www.youtube.com/watch?v=GhYz5VyifsU. In Giappone le cose funzionano diversamente dall’Europa: https://www.nicolaporro.it/vaccini-la-clamorosa-denuncia-del-prof-giapponese-sugli-effetti-avversi (il mio vecchio esame di Antropologia mi ha fatto apprezzare la cultura giapponese).

 

Damiano Mazzotti

Damiano Mazzotti

"Prima delle leggi, prima della stampa, la democrazia è la parola che puoi scambiare con uno sconosciuto" (Arturo Ixtebarria').

 

Damiano Mazzotti è nato nel 1970 in Romagna e vive in Romagna. Si è laureato in Psicologia Clinica e di Comunità a Padova nel 1995. Nel corso della vita si è occupato di consulenza, di formazione e di comunicazione, lavorando nella Regione Emilia-Romagna, per società di Milano e per l’Istituto Europeo di Management Socio-Sanitario di Firenze. Nel 2008 diventa uno studioso indipendente e un Citizen Journalist che ha pubblicato centinaia di articoli sulla piattaforma informativa Agoravox Italia (www.agoravox.it/Damiano-Mazzotti). Nel 2009 ha pubblicato Libero pensiero e liberi pensatori, il primo saggio di un giornalista partecipativo italiano. 

 

 

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