Mentre lo stolto guarda il Manifesto di Ventotene...

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Mentre lo stolto guarda il Manifesto di Ventotene...


di Paolo Desogus*

Sul Manifesto di Ventotene volano gli stracci tra destra e sinistra. Poi però a quanto pare sulla proprietà privata e sull'idea di limitarla proposta dai suoi estensori, Spinelli e Rossi, Giorgia Meloni e Romano Prodi la pensano alla stessa maniera. Buono a sapersi...

La verità è che quello sul Manifesto di Ventotene è uno scontro fittizio tra forze politiche senza identità, senza uno straccio di cultura, che necessitano di esibire (o contestare) qualche simbolo per darsi una parvenza di pensiero, un profilo politico che nella realtà concreta non hanno.

Provo davvero una grandissima pena per chi sta dietro a questa finta contesa... una grandissima pena e allo stesso tempo una grandissima rabbia perché, in fondo, tutta questa attenzione per quel documento (nobile ma politicamente molto fragile, questo va detto) serve a mettere in ombra la Costituzione italiana, che è il vero, più profondo e più potente documento antifascista che l'Italia abbia mai prodotto.

Tanto per fare un parallelismo che piacerebbe forse al Gramsci studioso di linguistica, il Manifesto di Ventotene sta alla Costituzione, come l'esperanto sta alle lingue storico-naturali. La sostanza di quello scritto è infatti debole prima ancora che nei contenuti, nelle sue concrete connessioni politiche e materiali.

La Costituzione italiana nasce invece dalla storia vissuta di un paese che ha sciaguratamente intrapreso la strada del fascismo e della guerra, ma si è poi riscattato con la Resistenza, la Liberazione e la Costituente eletta a suffragio universale, attraverso dunque il coinvolgimento di grandi masse popolari. Non è il frutto di una costruzione arbitraria, determinata dal volontarismo intellettuale (come di fatto è il Manifesto di Ventotene), ma è il frutto di un lavoro politico, di un'esperienza che connette dialetticamente storia, antifascismo e desiderio di liberazione.

Il Manifesto di Ventotene a ben vedere riproduce il grande limite dell'Azionismo italiano (di cui si è intestato l'eredita il quotidiano la Repubblica), fatto di gente nobile, di grandi personaggi, ma politicamente insufficiente. Tanto nel Manifesto quanto nell'Azionismo manca infatti il popolo, manca la sua storia, la sua capacità di uscire dalla marginalità per farsi soggetto portatore di interessi, bisogni e aspirazioni politiche e culturali. Manca ciò che invece nella Costituzione italiana abbonda e che invece Spinelli e Rossi, a cui nessuno nega lo statuto di antifascisti o la nobiltà del gesto, è dato come presupposto, come un soggetto passivo. Manca il popolo e la sua storia.

Il mio sospetto è che il Manifesto di Ventotene piaccia alla pseudosinistra di oggi non per i contenuti (che di fatto i suoi difensori non sanno apprezzare, vedi Prodi), ma proprio perché non è legato alla storia effettuale, ovvero ai gruppi sociali, ai loro conflitti, alla loro capacità di superare il momento particolaristico per risolverlo nell'etico-politico, come invece accade nella nostra Costituzione. Insomma piace perché è un testo senza popolo, proprio come la sinistra di oggi.


*Post Facebook del 23 marzo 2025

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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