Lucca, Alexander Dugin e la burrasca dei "benpensanti"

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Lucca, Alexander Dugin e la burrasca dei "benpensanti"


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico 

 

Una notiziola di provincia rischia di assumere la veste scenica di burrasca internazionale, già però derubricata dalle cronache “meteo-plutocratiche” in pioggerellina (di materiale maleodorante), più per i commenti che ne sono seguiti, che per la cosa in sé.

Si tratta del convegno indetto a Lucca per il 27 gennaio, nella Giornata della memoria, dall’associazione “Vento dell’Est” (diramazione di CasaPound) e intitolata “Verso un nuovo mondo multipolare”. Oltre al presidente della confraternita medesima, ex candidato sindaco della Lega a Pistoia, ci saranno il fotocorrispondente di guerra dal Donbass Giorgio Bianchi e l'ex ambasciatore in Iran e Cina Alberto Bradanini. Ma, quello che sta provocando lo sdegno dei gesuiti benpensanti, toscani e no, è la prevista partecipazione di Aleksandr Dugin, in collegamento video da Mosca.

Sembra che il PD toscano, insieme alle altre componenti societarie euroatlantiste di marca benedettina e giussaniana, abbia già patrocinato messe e liturgie purgatorie onde mondare in anticipo le anime dei fedeli.

Per quanto ci riguarda, ci permettiamo di esprimere più di un dubbio sull'opportunità della partecipazione di persone degne di alta considerazione, politica e morale, quali Bianchi e Bradanini, a una iniziativa organizzata da una propaggine di CasaPound.

E, sulla figura di Aleksandr Dugin, già in passato non si è mancato di evidenziarne le linee di pensiero estranee a qualsivoglia idea di cambiamento sociale, e in molti casi apertamente retrive, associate al peggior nazionalismo reazionario.

Ma, nella vicenda in oggetto, non è questo il nocciolo della questione.

Quando il filosofo russo (dalla “libera stampa” presentato invariabilmente come “l'ideologo di Putin”, quando in realtà i riferimenti del Presidente russo sono altri, pur se altrettanto reazionari), per la contrapposizione Russia-NATO, parla di una «guerra del cielo contro l'inferno, una guerra dei combattenti angelici, la guerra dell'arcangelo Michele contro il demonio», ci guardiamo bene dal cadere in trance estasiati e dal seguirlo nei suoi vaticini danteschi. Questo da un lato.

Ma, le reazioni sdegnate di chi parla a nome della «civiltà contro l'inciviltà» (Draghi docet) non sono da meno.

Se gli stregoni del Corriere presentano Dugin come uno degli «ispiratori dell’aggressione all’Ucraina» e i francescani di Forza Italia parlano di «grave errore nell’aver invitato Dugin, ideologo della guerra e teorico della supremazia di una Russia euroasiatica sull’odiato Occidente», ecco che i vertici loyolani del PD toscano invocano direttamente l'anatema su colui «che ha come obiettivo lo sterminio degli ucraini e la cancellazione di ogni forma di libertà, espressione e inclusione».

Ora, le esternazionidi Aleksandr Dugin nei confronti dell'Ucraina e degli ucraini in generale - «l’Ucraina come idea di stato separato e indipendente, è un’idea terroristica...ecc» - non hanno certo nulla a che vedere con le idee del bolscevismo e cozzano perfidamente contro la linea leniniana che ha contrassegnato per molti decenni i rapporti tra i popoli russo e ucraino. Quando parla dell'Ucraina, il nazionalista Dugin elimina d'un colpo settant'anni di storia sovietica – e, dunque, anche dell'Ucraina sovietica – per rimpiangere le conquiste zariste e, con esse, anche l'oppressione feudale dell'Ucraina.

Ma quando l'on. Emiliano Fossi, segretario regionale del Pd, per incensare la propria cristianità contro l'infernale Dugin, vomita convintamente che «per fortuna, ancora in Italia c’è libertà di espressione» e dunque, data per scontata tutta questa libertà, di cui ci fornisce quotidianamente prova il governo neofascista (peraltro sul solco di quei questurini minnitiani che esortavano a spezzare le braccia agli immigrati, per dire) ne approfitta per «condannare con forza la scelta di chiamare come relatore ad un congresso l’ideologo di Putin, Dugin.... Tira davvero una brutta aria a Lucca e ci aspettiamo una dura condanna anche da parte della giunta cittadina di destra»: ecco, udite queste giaculatorie, non viene naturale chiedersi se, nelle varie “libertà” blandite dal PD, ci sia anche quella di considerare i nazisti di CasaPound come espressione della “superiorità occidentale” sul maligno dell'est, della angelica «civiltà contro l'inciviltà» luciferina?

Perché, a cose fatte – ed è quello che, alla lettura della notiziola, balza agli occhi di chiunque non li abbia annebbiati dalle litanie gesuitico-atlantiste – l'unica condanna espressa dai liberal-reazionari è quella contro la persona di Dugin.

Per parte nostra, mentre non siamo certo teneri coi filosofeggiamenti di un uomo la cui figlia (non dimentichiamolo) è stata ammazzata dai terroristi nazisti di Kiev, ci limitiamo a domandarci – ma questa è solo una delle oramai innumerevoli “prove di democrazia” di tal conventicola euro-liberale - dove fossero i “liberi di esprimersi” esponenti del PD toscano quando gli antifascisti manifestavano per la chiusura della sede di CasaPound a Firenze?

Che snocciolino pure il loro rosario i pentiti di Forza Italia. Ma, com'è che i “liberi di esprimersi” di quel sodalizio liberal-pecuniario che è il PD, mentre camminano ginocchioni sui ceci a chiedere l'indulgenza per la città di Lucca (da sempre democristiana e oggi, anche grazie a loro, amministrata dalla destra estrema) e auspicano «che gli organizzatori ci ripensino e non diano spazio alle teorie violente e guerrafondaie del filosofo, soprattutto in un momento in cui il sostegno all’Ucraina deve essere chiaro e più forte che mai», com'è che non trovano nulla da dire sul fatto che una congrega squadristica di matrice nazista possa agire alla luce del giorno, in generale, e infangare la memoria degli antifascisti sterminati nei lager hitleriani proprio il 27 gennaio, in particolare? Su questo, i signori di PD-FI e loro fetide appendici non invocano i fulmini celesti?

No! Essi invocano le saette purificatrici dell'Ucraina che «ha diritto di difendersi» e gioiscono quando la junta nazigolpista di Kiev bombarda i quartieri civili di Belgorod, facendo vittime tra donne, bambini e anziani. Essi, mentre avallano le misure più reazionarie, liberticide e affamatrici contro i lavoratori italiani, implorano i propri padrini di USA e NATO affinché l'aiuto a quella junta assassina sia «chiaro e più forte che mai». Non ce ne scorderemo.

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