Loretta Napoleoni - Come Trump ha spaccato il Canada in due

In Canada è sempre più visibile la spaccatura tra i "secessionisti di Alberta" che guardano a Trump come un liberatore e la British Columbia dell'ideologia "woke" - REPORTAGE

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Loretta Napoleoni - Come Trump ha spaccato il Canada in due



di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico

Calgary, Alberta, Canada, 18 febbraio 2025


Europa e Canada sono tagliate fuori dalle negoziazioni di pace per l’Ucraina, lo stesso Zelensky non è stato invitato a partecipare alle discussioni preliminari in Arabia Saudita, la pace la negoziano Stati Uniti e Russia. Questo il messaggio che ieri ha risuonato nel mondo. E le reazioni sono state diverse. Mentre in Europa si sono sollevati polveroni di protesta da parte dei politici e dei loro sostenitori, in Canada, nella provincia di Alberta, nessuno ha battuto ciglio.

Alberta e’ la provincia piu’ ricca del Canada, e’ qui che si estrae il gas naturale che si consuma nell’Ovest degli Stati Uniti, ed e’ qui e nella vicina Saskatchewan che si trovano le maggiori riserve di petrolio canadesi. In Alberta, spesso descritta come il Texas canadese, vive una percentuale molta alta di secessionisti canadesi, per la maggior parte si tratta di professionisti di mezza età e giovani che vogliono l’indipendenza da Ottawa. Durante il primo ed il secondo governo Trudeau, hanno fatto di tutto per ottenere un referendum, si sono persino alleati con i truckers, i camionisti canadesi che durante il Covid sono andati a protestare a Ottawa contro le politiche restrittive di Trudeau. Ma non c’e’ stato nulla da fare, non sono ci sono mai riusciti.

Naturalmente tutti i secessionisti di Alberta guardano a Trump come il loro liberatore, l’idea di staccarsi dal Canada insieme a Saskatchewan e di diventare una stella nella bandiera americana e’ ormai il loro sogno. Quando Trump ha lanciato l’idea di incorporare il Canada a Calgary, capitale di Alberta, hanno iniziato a comparire le bandiere a stelle e strisce fuori delle abitazioni.

Diversa è la situazione nell’altra provincia confinante, la British Columbia. Qui vive la maggior parte dei woke canadesi, e cioe’ i liberali, i progressisti, gli ex hippie con i figli liberi di decidere in ogni momento a quale genere appartenere: maschi, femmine o indecisi. Tutti erano inizialmente sostenitori di Trudeau, e tutti sono ancora a favore dell’Ucraina contro la Russia ed anti Trump. Ed ancora qui, in questa provincia che si estende fino al Pacifico la cui citta’ piu’ famosa è Vancouver, che approda la maggior parte delle vittime del fentalyn e dei senza tetto canadesi perche’ l’amministrazione e’ particolarmente sensibile e generosa nei loro confronti. Due mondi, insomma, Alberta e British Columbia, contigui eppure lontanissimi.

Queste due realtà, lontane geograficamente dalle città della costa orientale, Toronto, Montreal e dalla capitale, ben illustrano la frattura politica del Canada, una falda profonda che corre lungo tutto il paese e che appare sempre piu’ chiaramente strutturata ad immagine e somiglianza di quella americana.

Tutto cio’ conferma lo schiacciante peso degli Stati Uniti di Donald Trump, una costruzione politica nata nel lontano 2016 e che in meno di un decennio è diventata una nuova dottrina esistenziale che sta mandando in frantumi l’equilibrio post guerra fredda. La nuova America condiziona il vicino Canada al punto da ricreare oltre confine le stesse linee di frattura sociopolitica americane. La nuova America annulla il ruolo dell’Europa, ed in particolare dell’Unione Europea, quale potere politico-economico e sociale e lo fa con un semplice colpo di spugna. La nuova America rilancia il primato americano nel mondo in quanto potenza massima, senza bisogno di alleati, senza l’ombrello della Nato, senza le istituzioni di Bretton Woods.

Mentre in Europa l’eco del colpo subito assomiglia alla rottura della barriera del suono, in Alberta i secessionisti canadesi sono tranquilli e sostengono che tutto quello che sta accadendo era prevedibile. La politica ‘finta’ di Trudeau, quella degli europei e dell’amministrazione Biden, spiegano, non poteva durare. “La gente non ne puo’ piu’ del politically correct,” mi spiega un avvocato di Calgary, “vogliono un cambiamento e lo vogliono radicale, vogliono anche risultati e Trump in sette giorni ha messo intorno al tavolo delle negoziazioni russi ed americani, gli unici che davvero contano in questa guerra che nessuno ha voluto. Trudeau? L’Unione Europa? Inutili.”

Lo stesso ragionamento viene ripetuto oltre confine, in Montana, nell’Idaho, negli stati dell’Ovest dove Trump ha trionfato. È come se nel giro di poche settimane in questa fetta del continente americano il mondo sia cambiato radicalmente e le foto del G7, del G20, di tutti gli incontri periodici e speciali dei politici con o senza Zelensky siano scomparse perche’ appartenenti al passato remoto. Qui la guerra in Ucraina è gia’ finita perche’ tutti si fidano ciecamente di Trump e tutti sono fiduciosi che metterà la parola fine al conflitto come ha promesso di fare. E, soprattutto, nessuno è interessato ai dettagli di come ci riuscira’.

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