L’economia di guerra limita il diritto di sciopero
di Federico Giusti
Lo sciopero contro l’invio di un carico di missili dall’aeroporto di Brescia Montichiari, indetto da Usb, è entrato nel mirino del Garante con tanto di richiesta di revoca nel rispetto dei servizi cosiddetti essenziali. In sostanza il trasporto di armi è equiparato a quello di medicine o di cittadini e potrà essere proclamato, almeno fino ad oggi ma non è escluso qualche ulteriore intervento del Governo in nome della sicurezza nazionale e internazionale, solo rispettando le norme di preavviso e di contingenti minimi in occasione della serrata.
La proclamazione immediata dello sciopero al momento del carico di armi è quindi impossibile, la semplice astensione della forza lavoro addetta al carico e scarico limitatamente alle armi, pur restando a disposizione dell’azienda, sarebbe considerata una aperta violazione delle norme.
Lo scorso 24 Giugno usb aveva invitato invitato all’astensione solo i lavoratori addetti al carico del materiale bellico, una sorta di disobbedienza civile che non impediva loro di svolgere i compiti tradizionali per i quali sono stati assunti. Uno sciopero importante ma simbolico quasi a ricordare il rifiuto della guerra e di ogni complicità con la stessa anche in nome di un principio costituzionale ormai carta straccia.
A seguito del clamore e delle proteste, la Commissione di garanzia nell’arco di poche ore si è subito mossa aprendo un procedimento contro lo sciopero che potrebbe determinare una sanzione pecuniaria a carico di sindacato e aderenti ma anche rappresentare un monito per il futuro: se scioperate per casi simili sappiate di violare la legge, serve preventivamente un accordo sindacale che la stessa commissione dovrà vagliare ed accogliere se si vuole escludere il carico e scarico di armi dalle attività.
Pensiamo a Ugl e Cisl, alle loro posizioni sulla guerra e rispetto alle politiche governative e immaginiamoci se sia realmente possibile includere la disobbedienza contro le complicità della guerra tra le occasioni di sciopero e anche, qualora fosse possibile, arriverebbe una norma del Governo come accaduto ogni volta che sono stati chiesti lumi sul trasporto di armi nei territori italiani o di conoscere quali armi siano ospitate dalle basi Usa e Nato in Italia.
Il sindacato è tenuto al rispetto delle norme, anche quando la guerra soffia alle nostre port, rispettare i tempi di preavviso dello sciopero, espletare il tentativo di conciliazione, non dovrà poi concentrare più scioperi nel medesimo settore.
Insomma, il trasporto di armi in tempi di economia di guerra diventa centrale come il trasporto delle medicine e il godimento dei diritti alla persona tutelati dalla carta, i missili sono trattati come delle merci deperibili, la Commissione ha tirato fuori dall’armadio quasi 25 anni di delibere per ostacolare lo sciopero, guadagnare tempo e permettere al Governo e alle associazioni di categoria di trovare soluzioni. E in che modo? Rendendo sempre più stringenti le norme e non trovarsi in futuro ulteriori serrate.