La società aperta si è fermata a Napoli ma l'Urlo continua...

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La società aperta si è fermata a Napoli ma l'Urlo continua...

 

 

di Michelangelo Severgnini

 

Questa sera alle 18,30 il film "L'Urlo" tornerà a Napoli, ad un anno di distanza dalla censura squadrista delle Ong, in concomitanza con la nuova edizione del "Festival dei diritti umani" che un anno fa ospitò l'increscioso episodio di squadrismo buonista. (Guarda il video dell'accaduto: https://youtu.be/-HuBcB2xGmA?si=6DX2lKN41ngO1GMu).

Il film sarà proiettato al Gridas, storica associazione di quartiere situata a Scampia dove tante volte in passato ho proiettato i miei lavori.

Sarà un'ottima occasione per mandare un messaggio chiaro a Napoli e al mondo della cultura napoletana, fin qui sordo e cieco rispetto a quanto avvenuto un anno fa.

 

Ad un anno di distanza l'unica posizione pubblica che posso registrare è un messaggio del direttore del festival, Maurizio Del Bufalo, pubblicato sul sito del festival, che volendo scusarsi ha mostrato ancora di più, se ce ne fosse bisogno, la complicità del festival con l'episodio di censura.

Leggiamo le sue righe (https://www.cinenapolidiritti.it/web/2022/12/05/xiv-festival-chiusura-ringraziamenti-e-qualche-scusa/?lang=it)

La serata dedicata alla discussione di questo appello, atto conclusivo del nostro XIV Festival, ha subito un inatteso cambio di programma, per il dissenso emerso tra i presenti e le affermazioni contenute nel film “L’Urlo”, forse improvvidamente proposto per introdurre la tematica del salvataggio a mare?. 

Non si chiama "cambio di programma", si chiama atto di censura, imposto con la violenza da persone che nulla avevano a che fare con l'organizzazione del festival.

Le condizioni di palese difficoltà in cui ci siamo trovati nel gestire l’asprezza della protesta emersa dopo i primi minuti di proiezione e l’evidente desiderio di salvaguardare il proseguimento della serata (in assenza del Coordinatore, responsabile della sicurezza, costretto a casa da motivi di salute), hanno consigliato di sospendere la proiezione e chiedere scusa a tutti i presenti, proseguendo con la programmazione successiva?.

"Salvaguardare il proseguimento della serata", the show must go on. Di salvaguardare la cultura e la dignità di un'opera da loro stessi invitata, non v'è pericolo.

Riteniamo che una discussione critica, trasparente e partecipata avrebbe potuto rappresentare una importante occasione di chiarimento delle differenti posizioni, contro la narrazione strumentale sul diritto del mare e del salvataggio di chi fugge dalla disperazione?.

Come le immagini dimostrano, non c'è stato alcuno sforzo per dar vita ad una "discussione critica, trasparente e partecipata", nemmeno quando questa è stata richiesta dal pubblico presente in sala, anzi diversi organizzatori si sono succeduti per una buona mezz'ora al microfono insultando l'opera e il regista, al pari di altre figure delle Ong, senza contraddittorio, senza cioè che all'autore, ossia al sottoscritto, sia stata data la possibilità di replica.

Di questo cambiamento di programma chiediamo scusa al regista Michelangelo Servergnini e al pubblico presente in sala?.

 

Ho risposto a suo tempo al direttore Del Bufalo che avrei accettato le scuse soltanto in cambio perlomeno di una nuova proiezione, questa volta integrale e non interrotta dopo 20 minuti.

Niente di tutto ciò. 

E nessun ulteriore commento dal Festival.

Un altro articolo invecchiato malissimo pubblicato in quei giorni da una testata napoletana riporta queste parole (https://contropiano.org/news/cultura-news/2022/12/02/il-docufilm-lurlo-fa-saltare-i-nervi-alle-ong-la-destra-ne-approfitta-0154960):

 

Non abbiamo registrato grande simpatia con il docufilm, ma neanche con la contestazione al lavoro di Severgnini?

Registrato cosa? Caro Contropiano, per scrivere l'articolo registrate il parere di persone che non hanno mai visto il film e non registrate il pensiero del diretto interessato, l'autore che subisce la censura?

E, a proposito, "la Destra ne approfitta" è un abbaglio clamoroso.

Sì, Fratelli d'Italia in quei giorni invitò il regista a proiettare il film in Senato. Il regista però rispose che in cambio chiedeva la riproposizione in aula dell'interrogazione parlamentare "Atto n. 4-07202, pubblicato il 28 giugno 2022, nella seduta n. 445" (https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1355473&fbclid=IwAR1loCu526HsrlkBMe-0oWKnDny1iK5KAmk5pyvWA53D0nsUZLkc3JaT3Bk) andata perduta con la fine prematura della legislatura precedente, in cui si chiedeva il rendiconto dell'effettivo utilizzo dei fondi inviati a Tripoli dai governi italiani, visto che un documento ufficiale dello stesso governo illegittimo di Tripoli in mio possesso attesta come quei fondi non siano mai stati impiegati alla voce "migrazione", ma per altre "esigenze del governo", verosimilmente armi e petrolio.

Fratelli d'Italia, così come tutta la Destra evocata nell'articolo, sono scappati a gambe levate di fronte a questa richiesta.

A gambe levate, tali e quali come di fronte a questa interrogazione è scappata la sinistra, sono scappati i 5S, le Ong, la stampa e tutti gli altri.

A nessuno interessa, documenti ufficiali alla mano, sapere come le milizie di Tripoli abbiano davvero speso i milioni di euro inviati negli ultimi anni dai governi italiani?

Certamente non interessa saperlo a Contropiano, che si lancia in supposizioni su improbabili convergenze e manca completamente la sostanza del discorso.

Certamente non interessa saperlo agli organizzatori del "Festival del diritti umani" di Napoli. 

Interessa a me però. E mi interessa tanto.

Al punto che resto qui a puntare il dito contro quell'occupazione militare della Tripolitania (al fine del saccheggio delle risorse), ottenuta sul campo attraverso quelle milizie che poi producono anche la tratta di esseri umani. 

Insomma, quanto occorso al Festival Del Cinema dei Diritti Umani di Napoli il 25 novembre 2022 rappresenta la fine della Società Aperta.

"Lungi da noi voler censurare questa schifezza, ma ve la vedete senza di noi", è una frase che, per quanto retorica (pronunciata da Beppe Caccia di Mediterranea, braccio destro di Casarini, quando ormai la proiezione era stata fisicamente già interrotta), mina le basi del consesso civile, viola quella grammatica del confronto necessaria all'agire politico che altrimenti si trasforma in qualcos'altro.

Nessuno l'ha notato, o meglio, tutti hanno fatto finta di non vedere. 

Tuttavia l'omertà non toglie un grammo alla pesantezza di quelle immagini della sala in ostaggio del furore ideologico globalista.

Un comportamento che non è malcostume, ma è riverbero di un conflitto mondiale in corso alimentato da quello stesso furore ideologico che inverte a piacere con disinvoltura aggressore e aggredito, vittima e carnefice, oppressore e oppresso.

Ma quanto successo a Napoli il 25 novembre 2022 (benché fosse solo l'epifania di una censura in corso da anni), non è stato un caso isolato nemmeno nella sua gravità. 

Al contrario, la conseguente visibilità dell'Urlo ha dato il via ad un attacco su larga scala a suon di squadrismo, intimidazioni, calunnie, diffamazione, minacce, che dura ininterrotto ormai da un anno.

La Società Aperta si è fermata a Napoli.

L'Urlo invece continua....

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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