"La scuola nell’epoca della sua aziendalizzazione": intervista ai docenti che hanno redatto il documento

"La scuola nell’epoca della sua aziendalizzazione": intervista ai docenti che hanno redatto il documento

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

Docenti della scuola pubblica in alcune regioni italiane, tra cui Calabria e Sardegna, hanno espresso la loro visione critica sulla direzione presa dalla scuola italiana. Ritenendo che la società nel suo complesso stia seguendo un percorso sbagliato, essi sostengono che i problemi della scuola non siano altro che una manifestazione dei conflitti sociali presenti. Al fine di partecipare a un dibattito iniziato da altri, hanno redatto un documento intitolato "La scuola nell'epoca della sua aziendalizzazione". Questo contributo, ancora in evoluzione, mira a evidenziare due limiti nel dibattito attuale.

Il primo limite è rappresentato dalla mancanza di comunicazione e discussione tra coloro che lavorano nella scuola e sono insoddisfatti della situazione attuale. Ognuno sembra accontentarsi di sfruttare i margini di indipendenza che ancora rimangono, senza cercare un confronto collettivo per proporre alternative. Questa mancanza di unità fa sì che l'impatto di tali insegnanti sia minore di quanto potrebbe essere, impedendo loro di esistere come forza significativa per il resto del mondo.

Il secondo limite consiste nel considerare la scuola come un universo isolato, trascurando il contesto sociale più ampio. Questa prospettiva limitata si concentra spesso su provvedimenti specifici, ministri o riforme scolastiche recenti, senza affrontare il problema radicato del modello sociale in cui la scuola si inserisce. Il documento si concentra sull'"aziendalizzazione della scuola", ma sottolinea che essa rappresenta solo l'ultima forma del problema principale, ovvero il primato del profitto privato rispetto al bene pubblico. Gli autori sostengono che il cambiamento necessario non possa avvenire solo attraverso un "partito degli insegnanti" o una specifica agenda, ma richieda un conflitto sociale più ampio che coinvolga diverse parti della società.

Qual è la direzione verso cui si sta dirigendo la scuola e perché avete scritto il documento "La scuola nell'epoca della sua aziendalizzazione"??


La stessa in cui si muove l’intera società: non esistono problemi della scuola che non siano la “versione scolastica” di contraddizioni sociali. Per questo abbiamo scritto il documento La scuola nell’epoca della sua aziendalizzazione. È un contributo, aperto e in divenire, con il quale vogliamo prendere parte a un dibattito iniziato da altri molto prima che noi vi entrassimo. Anzi, molto prima che cominciassimo a lavorare nella scuola.

Quali sono i limiti e gli ostacoli che impediscono al dibattito in corso sulla scuola di focalizzare i le reali problematiche, come la cosiddetta aziendalizzazione, che hanno portato la scuola italiana alla deriva? ?

Riteniamo che il dibattito in corso abbia due limiti, frutto anch’essi di quanto accade nella società italiana e “occidentale”, non solo nella scuola.
Il primo limite è che le persone che lavorano nella scuola e non sono contente di ciò che la scuola è diventata non comunicano fra loro, non fanno rete, non discutono collettivamente posizioni critiche e proposte alternative. Ognuno si accontenta di sfruttare i margini di indipendenza ancora (per quanto?) concessi dalla residua libertà di insegnamento, e costruisce una nicchia, la sua lezione, all’interno della quale coltiva l’illusione di fare andare le cose diversamente. In questo modo decidiamo da noi stessi di nasconderci, e mentre forse siamo una maggioranza, o una minoranza molto consistente, incidiamo meno della minoranza più esigua e per il resto del mondo semplicemente non esistiamo.
Il secondo limite è, appunto, pensare e agire come se la scuola fosse un universo autoreferenziale, come se si trattasse di mobilitare docenti, studenti e altri protagonisti della scuola al fine di cambiare la scuola senza curarsi del resto. Una prospettiva che si riduce sempre ad avere di mira un dato provvedimento, un certo ministro, una determinata riforma scolastica o, nel migliore dei casi, una specifica tendenza riformatrice degli ultimi anni o decenni. E non riesce mai a evitare la sconfitta. Il nostro documento è dedicato a quella che viene ormai da molti chiamata “scuola azienda”, ma sin dalle prime pagine chiarisce che essa non costituisce il problema, bensì l’ultima forma assunta in ambito scolastico dal vero problema, che è il modello sociale a cui la nostra scuola corrisponde. Un modello che mette al centro il profitto privato e non il benessere pubblico. Per lungo tempo, in ambito scolastico, questa centralità si è espressa in forma fortemente mediata, dando l’impressione di una libertà molto maggiore rispetto a quella goduta in altri settori. Negli ultimi tempi, per effetto del processo di evoluzione della società nel suo complesso, anche nella scuola l’asservimento alle logiche del profitto e della concorrenza è divenuto più diretto, pervasivo ed evidente. Ma l’avversario è quell’asservimento, non solo la forma esplicita che assume oggi. Non si tratta di costituire un “partito degli insegnanti” che si batta per un certo tipo di scuola; si tratta di riunire chi, dall’interno della scuola, è disposto a partecipare a un conflitto sociale a tutto campo, fianco a fianco con chi dà lo stesso contributo a partire da altri settori, perché una scuola diversa potrà esistere soltanto come parte di una diversa società.

In che modo la scuola può contribuire al cambiamento sociale e quali sono i passi necessari per avvicinare la nascita di un soggetto conflittuale che vada oltre il settore educativo??

Riteniamo la scuola un settore di enorme importanza, perché contribuisce a formare i cittadini e la loro mentalità, sia pure in misura e in modalità differenti dal passato. Ma il soggetto del cambiamento sociale non può identificarsi con un settore: sarà una sintesi della conflittualità complessiva, e non abbiamo idea di che forma assumerà o di quando, come e per iniziativa di chi prenderà corpo. Ci basta sapere che se, come lavoratori della scuola, ci incontriamo e ci confrontiamo sul rapporto fra scuola e società, facciamo qualcosa per estendere il conflitto e avvicinare la nascita di quel soggetto.

Quali sono le principali tematiche che tocca il vostro documento??


È diviso in quattro sezioni.
Nella prima (“Scuola e società”) si pone a base del ragionamento che seguirà il rapporto fra il sistema educativo di un paese e il modello sociale vigente. La scuola italiana viene inquadrata nel contesto educativo europeo e occidentale degli ultimi 200 anni circa, ossia quelli caratterizzati dal dominio mondiale del modo di produzione capitalistico. Poi si concentra l’attenzione sugli ultimi 30-40 anni di storia italiana, con fenomeni come le privatizzazioni e la precarizzazione del lavoro, indicando nel PNRR un passaggio di tale processo.
La seconda sezione (“Scuola di oggi e scuola di domani”) stabilisce un nesso fra il processo descritto e la scuola italiana di oggi, analizza la missione 4 del PNRR (“Istruzione e ricerca”), la sottopone a critica sulla base di riscontri fattuali ed elaborazione di dati ISTAT e ricava da ciò i fondamenti della scuola azienda.
La terza sezione (“Scuola di oggi e scuola di ieri”) analizza approfonditamente le principali caratteristiche della scuola azienda: dall’autonomia scolastica alla digitalizzazione, dalle “competenze non cognitive” all’alternanza scuola-lavoro ecc. Nel fare questo mostra come il principio ispiratore, che tiene insieme i diversi aspetti in un tutto coerente, sia l’asservimento del modello educativo agli interessi del capitale privato.
La quarta sezione (“Che scuola volere?”) è la meno analitica, quella in cui ai dati e alle citazioni dalle fonti si sostituiscono le nostre impressioni maturate in anni di pratica didattica quotidiana, ma non elaborate scientificamente. Qui il tono talvolta perentorio è un effetto della partecipazione emotiva e della convinzione con la quale ci pronunciamo, ma questa sezione non contiene asserzioni che riteniamo dimostrate. Contiene problemi che sottoponiamo a noi stessi e a chiunque ne voglia discutere con noi, per cercare tutti insieme le risposte. È questa la parte veramente aperta del documento, la meno conclusa e definita, quella a cui noi stessi rimettiamo mano ogni volta che ci torniamo. Quella su cui chiediamo a chi vuole far crescere questa discussione di metterci mano insieme a noi, perché da sezione delle impressioni diventi sezione delle proposte.

https://documentoscuola.altervista.org/la-scuola-aziendalizzata-2/

Per contatti: scuolaeoltre@gmail.com

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

Potrebbe anche interessarti

I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica di Paolo Desogus I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica

I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica

Voto russo e ipocrisia occidentale di Fabrizio Verde Voto russo e ipocrisia occidentale

Voto russo e ipocrisia occidentale

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

Un ricordo di Chávez sul Monte Sacro di Geraldina Colotti Un ricordo di Chávez sul Monte Sacro

Un ricordo di Chávez sul Monte Sacro

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Il ruolo dei media in Occidente di Giuseppe Giannini Il ruolo dei media in Occidente

Il ruolo dei media in Occidente

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE di Gilberto Trombetta L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

Piantedosi a Bengasi per acquistare nuovi schiavi? di Michelangelo Severgnini Piantedosi a Bengasi per acquistare nuovi schiavi?

Piantedosi a Bengasi per acquistare nuovi schiavi?

La "campagna mediterranea" della Meloni di Pasquale Cicalese La "campagna mediterranea" della Meloni

La "campagna mediterranea" della Meloni

La cooperazione tra Russia e Cuba non si ferma di Andrea Puccio La cooperazione tra Russia e Cuba non si ferma

La cooperazione tra Russia e Cuba non si ferma

Le manovre USA per screditare le Forze Armate Rivoluzionarie di Cuba di Hernando Calvo Ospina Le manovre USA per screditare le Forze Armate Rivoluzionarie di Cuba

Le manovre USA per screditare le Forze Armate Rivoluzionarie di Cuba

Cosa si nasconde dietro la pazzia (calcolata) di Macron di Giuseppe Masala Cosa si nasconde dietro la pazzia (calcolata) di Macron

Cosa si nasconde dietro la pazzia (calcolata) di Macron

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia? di Paolo Arigotti Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia?

Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia?

Tassare i ricchi di Michele Blanco Tassare i ricchi

Tassare i ricchi

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti