La Nato e il terrorismo

La Nato e il terrorismo

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Dopo la risoluzione adottata ieri della NATO, che definisce, all'interno dell'Assemblea Parlamentare di Madrid, la Russia come uno stato terrorista, non posso non ripensare ad A.T.O. 

Qualcuno ricorda cosa fosse? 

Era l'acronimo di Anti Terrosist Operation, l'operazione militare iniziata nel 2014 dal governo di Kiev, e attuata contro i territori del Donbass, ritenuti occupati da terroristi filorussi.

Pochi sono a conoscenza di ciò, poiché la storia dell'operazione militare contro il presunto terrorismo del Donbass, fa parte della gran mole di materiale che viene regolarmente occultato: materiale che, se diffuso, costringerebbe tutti ad ammettere che Kiev aveva già intrapreso, nel 2014, una guerra contro una parte del suo stesso popolo, la parte che si era ribellata al golpe di Euromaidan.

Quando in questi anni, mi capitava di mostrare le immagini della distruzione nei territori del Donbass, accadeva, a volte, che qualcuno tra i più "informati", che aveva udito dell'Anti Terrorist Operation, replicasse: "ma se sono terroristi, gli edifici non se li fanno saltare da soli?". 

Dunque, a questo serve l'uso di determinati appellativi: a mostrificare interi popoli e a stigmatizzare coloro che mostrano un punto di vista alternativo. 

Ad ogni modo, al di là delle poco fantasiose risoluzioni della NATO, continueremo a lottare per l'emersione dei fatti e per il dialogo tra i popoli, senza lasciarci intimorire da vili etichette imposte da un'organizzazione che, da anni, terrorizza il mondo intero.
Perché "terrorismo", giova ricordarlo, è un termine ripristinato affinché ognuno di noi sia disposto a legittimare azioni che, altrimenti, sarebbero considerate inammissibili.

Consapevole delle vigliacche strumentalizzazioni che, a suon di "paroloni", continueranno a esser messe in atto da chi occulta la storia, non ho timore che mi venga. affibbiata questa etichetta.

@sarareginella

Sara Reginella

Sara Reginella

Psicologa a indirizzo clinico e giuridico, psicoterapeuta, regista e autrice di reportage di guerra. I suoi lavori integrano l’interesse per le dinamiche psicologiche con l’attenzione per l’attualità e uno sguardo che mai dimentica le frange socialmente più vulnerabili.

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