La mozione alla Camera sulla Palestina che fa infuriare Israele
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di Agata Iacono
La mozione presentata ieri al parlamento italiano dalle componenti dell'opposizione, Movimento 5 Stelle, PD e Avs per il riconoscimento della Palestina suscita l'immediata reazione di Israele. E questa reazione "indignata" è emblematica del potere sovranazionale che il governo sionista crede di poter esercitare impunemente e indefinitamente sullo Stato italiano. Avrà le sue potenti ragioni per tale convinzione...
Dopo aver rischiato di essere elettoralmente assorbito dal PD, il Movimento 5 Stelle ha cambiato strategia. Il suo elettorato ha bocciato l'appoggio al governo Draghi e le prime votazioni a favore dell'invio di armi all'Ucraina. La base del Movimento 5 Stelle è nata su principi di giustizia sociale, condividendo la difesa dell'ambiente, la salvaguardia dei diritti degli ultimi, della cosiddetta "democrazia diretta partecipata.
Poco importa, in questo contesto, se tali istanze non siano state elaborate attraverso un modello egemone organico collettivo.
Poco importa, ma solo in questa contingente fase storica, se tali istanze fossero espresse solo nell'ambito del sistema ordoneoliberista e non per cambiare il sistema.
L'immensa e riuscitissima manifestazione a Roma dei 100.000 del 5 aprile, che ha unito tutte le componenti contro la guerra e il riarmo europeo, portando in piazza anche l'ex elettorato e le associazioni che in questi mesi sono scese in piazza contro il genocidio del popolo palestinese, ha lanciato un messaggio chiaro sulla strada da seguire.
E ha spaccato il PD, che, nonostante la sparuta delegazione presente, ha appoggiato anche con il voto la piazza del gruppo Gedi a favore della militarizzazione contro la Russia.
E adesso il Movimento 5 Stelle, senza dormire sulla capitalizzazione del successo anche nei sondaggi, rilancia.
La mozione non prevede solo il riconoscimento della Palestina.
La proposta è molto articolata e si dipana in 11 punti.
Dal riconoscimento dello Stato di Palestina, al cessate il fuoco immediato su Gaza; dallo stop alla vendita di armi a Israele, alla sospensione dell'accordo di associazione tra Unione Europea e governo israeliano, compreso il pieno sostegno alla Corte penale internazionale. È quanto prevede la mozione unitaria di Pd, M5S e Avs sul Medioriente.
In particolare, la mozione "impegna il Governo:
1) a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell’ambito del rilancio del Processo di Pace la prospettiva dei 'due popoli, due Stati';
2) a promuovere - forte dell’impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo - il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;
3) a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;
4) a sostenere il cosiddetto 'Piano arabo' per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania".
5) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell’Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
6) a provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla Relazione dell’anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all’art. 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);
7) a sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;
8) a esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l’occupazione militare illegale di tali territori e l’illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;
9) a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele, per le ripetute violazioni dell’art. 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;
10) a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previso obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;
11) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale".
A "stretto giro di posta", quando ancora la mozione non è stata illustrata e approfondita neppure dai media (che ne hanno appena accennato con evidentemente fastidio), arriva l'ANSA:
ROMA, 15 APR -
"Invito i presentatori della mozione
sul riconoscimento dello Stato di Palestina a presentarne
un'altra, che sostiene il governo italiano nel suo impegno per
la liberazione di 59 rapiti, vivi e morti, sicuramente
innocenti, che il sedicente governo palestinese di Hamas a Gaza
detiene dal 7 ottobre 2023, sottoponendoli a torture
inenarrabili solo in quanto ebrei e israeliani". Lo afferma il
presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun in
merito alla mozione unitaria Pd-M5s-Avs su Gaza, definendola un
"atto di propaganda ideologica" dal quale "scompare il 7
ottobre".
"Un documento - aggiunge - interamente costruito per accusare
Israele, l'unico baluardo occidentale in Medio Oriente. Una
narrazione selettiva, comoda, strumentale. Una prova di
disprezzo per la realtà, per la verità dei fatti e per i valori
che ci definiscono come cittadini europei". (ANSA).