La Francia invierà altre 600 truppe nel Sahel africano. Quando la frustrazione sul campo cresce e gli alleati riducono la partecipazione
Parigi schiererà altri 600 soldati per combattere i jihadisti in Africa, affrontando il problema di coinvolgere gli alleati nella sua missione, non senza trovare l'ostilità delle popolazioni locali
Con queste truppe aggiuntive, il numero di soldati francesi di stanza nella regione a sud del deserto del Sahara aumenterà a 5.100 entro la fine di febbraio, ha dichiarato il ministro della Difesa Florence Parly, ieri. La mossa è destinata a rafforzare le forze coinvolte nell'operazione Barkhane guidata da Parigi, mirata contro diversi gruppi jihadisti, come lo Stato islamico nel Grande Sahara (ISIS-GS), che è collegato all'ISIS presente in Iraq e Siria.
"La lotta al terrorismo è la nostra priorità. Nel Sahel, la Francia è in prima linea", ha affermato Parly.
La maggior parte dei rinforzi sarà impiegata per garantire la zona transfrontaliera tra Niger, Mali e Burkina Faso. Un'altra parte del contingente appena schierato lavorerà con gli eserciti degli stati del Sahel del G5, un gruppo composto da cinque vicini, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad. Parigi intende inoltre estendere la missione di formazione dell'UE nella regione.
La presenza militare nel Sahel ha tuttavia avuto un costo. A novembre, 13 soldati francesi sono morti in una collisione di elicotteri mentre inseguivano i terroristi in Mali. La tragedia ha suscitato una rinnovata attenzione sulla missione in Africa e ha spinto il presidente Emmanuel Macron a promettere di inviare altri 220 soldati nella regione a gennaio.
L'operazione Barkhane non sembra affrontare una forte opposizione in Francia. Persino il capo del della destra francese, Marine Le Pen, che di solito è molto critico nei confronti delle politiche di Macron, ha sostenuto l'aumento delle truppe nel Sahel, ma alcuni critici chiedono che i soldati francesi vengano riportati a casa. Jean-Luc Melenchon, leader del partito di sinistra di La France Insoumise, ha sostenuto che l'operazione non ha un "chiaro obiettivo politico" e ha chiesto il ritiro delle truppe.
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Vi sono state anche crescenti proteste in paesi come il Mali e il Niger che chiedono la partenza delle truppe francesi. Bruciando le bandiere nazionali francesi e portando cartelli con scritto "Via la Francia", i manifestanti hanno sostenuto che Parigi non è in grado fi proteggere la popolazione e non fa che aumentare la violenza negli stati africani.
Parigi ha lottato per tenere a bordo i suoi alleati nella missione del Sahel. La scorsa settimana, Parly ha avvertito il segretario alla Difesa americano Mark Esper che i tagli previsti alle operazioni militari statunitensi in Africa "limiteranno gravemente" l'efficacia della lotta contro i terroristi. A dicembre, i media tedeschi hanno rivelato che Berlino aveva respinto la richiesta della Francia di creare una task force congiunta in Mali.