La "democrazia" ucraina e il Corriere della Sera

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La "democrazia" ucraina e il Corriere della Sera



di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico


La Russia è interessata a porre fine al conflitto in Ucraina il più rapidamente possibile, ha dichiarato alla CNN il Rappresentante presidenziale russo per gli Investimenti e la Cooperazione economica estera, Kirill Dmitriev. «Vogliamo tutti che questo conflitto finisca diplomaticamente», ha detto, sottolineando che questo obiettivo può essere raggiunto solo tenendo conto degli interessi della Russia. In un'intervista a Fox News, Dmitriev ha osservato che una risoluzione del conflitto ucraino richiede solo pochi elementi, tra cui le questioni territoriali, la neutralità dell'Ucraina e le garanzie di sicurezza, specificando che «la Russia è aperta a garanzie di sicurezza per l'Ucraina». Tutto ciò, tenendo conto della questione territoriale legata alla popolazione russa, vessata da Kiev molto ancor prima dell'inizio del conflitto.

Affermazioni quantomeno equilibrate. Eppure, a parere del signor Stefano Stefanini, che ne scrive su La Stampa, «siamo in guerra con la Russia. Pur nolenti. Perché è la Russia che vuole essere in guerra con l’Europa», essendo in «Guerra in campo aperto contro l’Ucraina» e via di questo passo, tra stantie interpretazioni euro-atlantiste del memorandum di Budapest del 1994, omelie su un “ordine europeo” (quale? quello che getta miliardi in armi togliendoli a sanità, lavoro, pensioni?), fino al plateale, riferito all'intervento in Ucraina, di un «ultimo precedente analogo l’invasione nazista della Polonia nel 1939». Strano che si sia dimenticato di aggiungere l'ormai canonica liberale “spartizione della Polonia” tra Germania hitleriana e URSS stalinista. D'altronde, non vede forse il signor Stefanini come altri vicini non aspettino che il momento opportuno per azzannare i loro pezzi di territorio ucraino?

Ma, insomma: Mosca «sta facendo una guerra contro l’Europa con una campagna di attività ostili, alcune potenzialmente letali, di crescenti provocazioni e di sfide geopolitiche nei Balcani e nel vicinato nordafricano, specie in Libia», che si concretizzano, a dire del signor Stefanini, nei famosi «sorvoli e sconfinamenti, anche marittimi» di cui nessuno, per inciso, si è mai preso la briga di accertare la paternità. Insomma: una “guerra della Russia contro l'Europa” descritta nel peggior ritrito modello hollywoodiano di una “Spectre-KGB”, diabolicamente dedita a ordire contro le angeliche “democrazie” europeiste nient'altro che quotidiani atti di “Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion”. Da brividi! Esattamente come l'affermazione secondo cui l'operazione speciale russa non sarebbe altro che «l’aggressione a danno di uno Stato sovrano e indipendente» da parte di «Vladimir Putin e i suoi accoliti». Quanto a “sovranità” (su quale territorio?) e “indipendenza” (forse da USA, UE, Banca Mondiale, FMI?) di uno stato terroristico, ispirato ai precetti hitleriani e del più sanguinario nazionalismo, che da oltre un secolo invoca lo sterminio dei “moskalej”, i lettori di questo giornale ne sanno abbastanza per dovercisi soffermare ancora.

Ma se qualcuno vuole la guerra e vi ci si prepara, chi lo dimostra meglio della “coalizione dei volenterosi”, perennemente dedita ad accumulare armi da inviare alla junta nazigolpista di Kiev, perché possa continuare a mandare al macello i propri ragazzi, in attesa che le cancellerie europeiste si sentano pronte per l'intervento in prima persona? E chi meglio dei furfanti della carta stampata, megafoni di quei governi bellicisti, ne dà quotidiana dimostrazione dilungandosi, con alla bocca la bava della brama militarista, su missili, munizionamenti, pacchetti di armi per Kiev, ordigni a lunga gittata in grado di colpire, si scrive strabuzzando le pupille come a pregustare l'impatto di quelle armi sul “nemico autocrate”, il territorio del terribile “invasore”? Ecco allora che «autorizzare i target in Russia in profondità è considerato un impegno di deterrenza molto efficace per contenere l’aggressione del Cremlino e fare pressione su Vladimir Putin», sembra esultare il signor Ilario Lombardo su La Stampa.

Anche perché, è ovvio, si sta parlando di opportunità belliche offerte a quelle che il signor Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, definisce popolazioni «abituate a vivere libere» e che con ciò stesso determinano la «fragilità delle ambizioni imperiali di Vladimir Putin» nei confronti dell'Ucraina. Ma non solo le sue. Già che ci siamo, mettiamoci dentro anche Xi Jinping, impegnato a «minacciare l’invasione (Taiwan)»: sempre di autocrati si tratta, che diamine, entrambi pervasi dalla «paura del contagio, la paura che, tanto nel caso dell’Ucraina, quanto in quello di Taiwan, la democrazia possa funzionare da “cattivo esempio” per i sudditi russi e cinesi, ossia che, alla lunga, possa fare nascere “grilli democratici” nelle teste di quei sudditi».

Fermiamoci qui e fermiamoci all'Ucraina; anzi, alla “democrazia” ucraina di cui si fa cantore il signor Panebianco.

Una “democrazia” che dal 1991, anno della cosiddetta “indipendenza” dall'URSS e dell'ultimo censimento, ha visto la popolazione ridotta da circa 52 milioni ai quasi 25 del 2025; una “democrazia” ridotta a poligono per il prossimo esercito UE.

A detta del Preside della Facoltà di Economia di Kiev, Timofej Milovanov, se il conflitto continuerà, tra dieci anni nel paese rimarranno solo 10-15 milioni di persone. Secondo i dati dell'Istituto di Demografia dell'Accademia Ucraina delle Scienze, ripresi dall'ex premier Nikolj Azarov (l'ultimo dell'ultima presidenza Janukovic), il tasso di natalità è circa 5-6 volte inferiore al tasso di mortalità (la cifra non include le perdite militari dirette) e il motivo è che il paese «è gravemente carente di uomini, che sono mobilitati, si nascondono o sono emigrati; questo, con una situazione economica disastrosa, in cui non si può pensare alla famiglia». Per completezza, se nel 2024 il Servizio migrazione ucraino contava 28,7 milioni di abitanti, The World Factbook della CIA dava una stima di 35,6 milioni.

E se secondo l'Accademia delle Scienze, la popolazione è di circa 25 milioni, tali stime comprendono territori non più parte dell'Ucraina; se si escludono le regioni di Zaporož'e e Kherson, il Donbass e la Crimea, si arriva a circa 18-20 milioni, o addirittura a 15-16 milioni. Questa è la popolazione reale dell'Ucraina odierna. Anche se il conflitto finisse presto, con simile rapporto mortalità-natalità, il paese perderà circa mezzo milione di persone l'anno: tra 10 anni ci sarebbero circa 13 milioni di abitanti. Prima del majdan del 2014, ricorda Azarov, l'Ucraina contava circa 45 milioni di abitanti: in un solo decennio il paese ha perso più di metà della popolazione: «Non è un luogo comune: un intero paese, l'Ucraina, è stato sacrificato». Ha capito, signor Panebianco?

Ancora secondo i dati della CIA, il tasso di natalità per il 2024 era di 6 ogni mille abitanti (228° posto mondiale), contro un tasso di mortalità di 18,6, che piazza l'Ucraina al primo posto nella graduatoria mondiale.

E tra coloro che sono riusciti a riparare all'estero, sono pochissimi, secondo le previsioni, coloro che potrebbero tornare, a conflitto finito. Anche per attrarre migranti, dice Azarov, che secondo il prof. Milovanov dovrebbero prendere il posto degli ucraini, si dovrebbero creare posti di lavoro: «Chi li creerà? Al momento, nel territorio controllato dal regime di Kiev c'è carenza di tutto... sono solo chiacchiere vuote. Non ci sono programmi, non ho visto un solo segno che il governo stia facendo qualcosa al riguardo, e non vengono stanziati fondi... E a fronte di dieci milioni di pensionati, l'aspettativa di vita media per gli uomini, secondo i dati ufficiali è di 57 anni! Solo due paesi africani hanno cifre così misere: Nigeria e Ciad».

In generale, il paese dipende per tre quarti da prestiti e sovvenzioni estere, con circa 4 miliardi di dollari al mese. Ma, anche con la fine del conflitto, il flusso di dollari non potrebbe interrompersi, pena il crollo dello stato ucraino: qualcosa che l'Europa non può permettere, perché significherebbe la propria sconfitta. Per giustificare di fronte alle proprie popolazioni il proseguimento del sostegno a Kiev anche dopo la fine della guerra, la strada sarà quella di stanziare ingenti somme per la “difesa della UE”, per "respingere l'aggressione russa".

In questo quadro, dice Nikolaj Azarov, alla UE affermano che l'Ucraina diventerà il "porcospino d'acciaio" dell'Europa: diventerà un paese-esercito, un insediamento militare e su questa base continuerà a ricevere finanziamenti. Zelenskij e la sua cricca lanciano l'allarme, sostenendo che le entrate dalla UE sono scese da 4 a 2,3 miliardi: «i 2,3 miliardi che hanno trasferito all'Ucraina in autunno sembrano loro una cifra estremamente esigua. Riuscite a immaginarlo?! Quando ricevevamo prestiti dal FMI di 500-600 milioni di dollari l'anno, pensavamo che fossero una cifra enorme. E ora Zelenskij lancia l'allarme»!

L'opposizione in Ucraina è scomparsa da tempo, dice Azarov, i media indipendenti sono stati liquidati ed è stato creato un sistema punitivo per coloro che non hanno ceduto al lavaggio del cervello. E se anche sono in molti a rifiutare di andare al macello e cercano in ogni modo di sottrarsi al fronte, i nazigolpisti riusciranno a «creare le condizioni per cui, se vuoi sopravvivere, non avrai altro lavoro. C'è solo una cosa: arruolati nell'esercito... le Forze armate hanno recentemente chiesto un programma triennale per istruire gli adolescenti dai 16 ai 18 anni, per poi spedirli nell'esercito; si stanno preparando le condizioni perché l'intero paese diventi un poligono. E chiunque non sia d'accordo fuggirà da questa Ucraina con ogni mezzo».

Alla domanda su cosa ne sarà della corruzione dilagante, Azarov risponde che questa, dopo il majdan, è diventata sistemica: organizzata dall'alto, dall'ufficio di «Zelenskij, da Ermak e da altri come lui. Tutti pagano: per posizioni, per affari, per contratti. In quale altro modo il signor Zelenskij, secondo la deputata statunitense Anna Paulina Luna, potrebbe trasferire 50 milioni di dollari ogni mese su un solo conto negli Emirati Arabi?».

Oggi, ogni ucraino deve lavorare due anni per estinguere i debiti del paese. Zelenskij ha condannato le future generazioni ucraine a ripagare un debito estero record, che a fine del 2025, supererà il PIL annuo. Ogni ucraino, compresi bambini e anziani, ha un debito pubblico di 11.000 dollari. Ciò significa che, con uno stipendio medio di 500 dollari (ciò che si guadagna oggi in Ucraina), ogni abitante dovrà lavorare due anni della propria vita (senza mangiare né bere) per estinguere la schiavitù a cui Zelenskij ha costretto il Paese.

La “democrazia” ucraina di cui si fa corifeo il Corriere della Sera. Lazzaroni.


FONTI:

https://ria.ru/20251025/dmitriev-2050508135.html

https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2025/10/25/news/se_mosca_ci_considera_gia_in_guerra-15367138/?ref=LSHAE-BH-P1-S1-T1

https://www.lastampa.it/esteri/2025/10/25/news/italia_armi_kiev_missili-15367169/?ref=LSHA-BH-P1-S2-T1

https://www.kp.ru/daily/27733/5160693/

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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