La controriforma Cartabia e il Movimento 5 Stelle dello spazzacorrotti

La controriforma Cartabia e il Movimento 5 Stelle dello spazzacorrotti

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La controriforma Cartabia e il Movimento 5 Stelle dello spazzacorrotti.

Una delle prerogative che vantava il Movimento 5 Stelle era "l'onestà",  termine sufficientemente generico per eludere analisi "superate" sul conflitto di classe e sulla reale volontà di mettere in discussione il sistema neoliberista.


Ma tant'è, almeno si candidavano non pregiudicati (quindi un no TAV incriminato o un lavoratore che attua uno sciopero non autorizzato o un cittadino che adotta metodi di disobbedienza civile non possono essere candidati...), e, soprattutto, con piglio giustizialista, si perseguiva l'obiettivo di "spazzare i corrotti" e lottare contro lo strapotere delle lobby, della massoneria, contro il conflitto di interessi, contro il metodo mafioso di gestione del potere.

La riforma Bonafede era certamente imperfetta e forse, senza alcuna vera riforma della giustizia, avrebbe anche sortito effetti paradossali, laddove, negando la prescrizione senza adottare misure di accelerazione dei processi, avrebbe potuto lasciare un povero malcapitato cittadino innocente indagato per anni impedendogli anche l'espletamento di un semplice concorso.

Ma fu proprio la riforma Bonafede l'input che Renzi cavalcò per far cadere il governo Conte due.

Fu solo una coincidenza temporale colta al volo?

Anche se così fosse, Conte e il Movimento 5 Stelle scelsero questa narrazione: non vi sarebbe stata alcuna possibilità di trattativa sull'approvazione della riforma della prescrizione.

Poi sappiamo com'è andata.

E oggi?

Oggi il novello leader maximo, capo politico del Movimento 5 Stelle 2050, il cui statuto non è ancora stato votato, e che quindi ufficialmente è solo l'ex presidente del Consiglio, accoglie la controriforma Cartabia che è l'esatto contrario della fu riforma Bonafede.

Il Movimento 5 Stelle vota a favore, in virtù di una modifica che Conte si vanta di aver ottenuto in sede di trattativa.

Vediamo esattamente di cosa si tratta.

Conte e la comunicazione ufficiale del suo nuovo partito affermano di essere riusciti ad escludere dalla prescrizione i reati mafiosi.

A parte il fatto che i metodi mafiosi non sempre vengono riconosciuti come tali (vedi mafia capitale), andiamo insieme a vedere di quali modifiche effettivamente si tratta.

Nel comunicato stampa n.31 del Consiglio dei Ministri si legge che sono state apportate alcune modifiche.

Quella che ci riguarda, e che ha sconvolto i veri giudici antimafia come Gratteri e Di Matteo, (entrambi comunque già isolati dai Conte uno e due), è la seguente:

'- si prevede che per taluni reati, in particolare per i reati di associazione mafiosa, scambio politico mafioso, associazione finalizzata allo spaccio, violenza sessuale e reati con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, i giudici di Appello e di Cassazione possano con ordinanza, motivata e ricorribile in Cassazione, disporre l’ulteriore proroga del periodo processuale in presenza di alcune condizioni riguardanti la complessità del processo, il numero delle parti e delle imputazioni o per la complessità delle questioni di fatto e di diritto. Per i reati aggravati di cui all’articolo 416 bis, primo comma, la proroga può essere disposta per non oltre due anni."

Avete letto bene?

È quindi falso che i reati di mafia non saranno soggetti a improcedibilità, come afferma Conte, tronfio della sua personale "vittoria per escludere dalla riforma Cartabia liberi tutti (tranne i poveracci che non possono pagare un azzeccagarbugli competente nei rinvii), i reati di mafia.

Questa eccezione sarà possibile sono in presenza di alcune condizioni riguardanti la complessità del processo, che il giudice dovrà motivare con ordinanza che l'imputato potrà impugnare in Cassazione.

Solo un magistrato che avrà il coraggio e la perseveranza di superare tutti gli ostacoli, potrà, forse, riuscire a procedere contro un mafioso.

Nino Di Matteo sosteneva giorni fa che la riforma Cartabia  “ricorda per analogie evidenti la cosiddetta riforma del processo breve dell’ultimo governo Berlusconi, che rappresentava un pericolo per la tenuta stessa del sistema democratico”.

E ancora, dopo la modifica vantata da Conte:
“Crea impunità, offre un enorme vantaggio alle mafie”.

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