La Commissione parlamentare sulla gestione Covid: l'ennesima bolla di sapone?

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La Commissione parlamentare sulla gestione Covid: l'ennesima bolla di sapone?


di Francesco Santoianni per Avanti.it

Coro di, ipocrite, proteste da parte delle Regioni e danze intorno al fuoco da parte di “giornalisti” che, finora, non avevano detto nulla sulla catastrofica gestione governativa dell’emergenza Covid davanti al rientro negli ospedali del personale medico “No Vax”. E già l’”opposizione” si stringe intorno a Speranza per l’annunciata decisione del Governo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid. Intanto, presso il Tribunale di Bergamo, il processo per accertare responsabilità penali per il mancato insediamento di “zone rosse” è impedito ad indagare dal diniego del Viminale a fornire le richieste documentazioni, mentre non si sa che fine abbiano altre indagini (come quella presso il Tribunale di Roma su probabili ruberie inerenti la fornitura di mascherine) e le tante denunce presentate alle procure.

Comunque, anche per lo “scudo penale” imposto dal decreto Cura Italia (convertito in legge 27/2020) che esclude responsabilità penali per «le condotte gestionali o amministrative», è probabile che il tutto si risolva in una bolla di sapone. Anche per la Commissione parlamentare di inchiesta? Speriamo di no, perché se le sedute della futura Commissione parlamentare di inchiesta fossero pubbliche potrebbe essere l’occasione, almeno, per un generale ripensamento su una gestione dell’emergenza governativa che, lungi dall’attenuarla, ha PROVOCATO una catastrofe tradottasi, finora, in “180.000 morti per Covid” mentre, ad esempio, in Giappone (125,8 milioni di abitanti, una anzianità e densità della popolazione tra le più alte del mondo) avendo utilizzando, sin dai primordi dell’epidemia, cure (un vecchio antivirale, l’Avigan), i “morti per Covid” sono stati finora 47.000.

Ma quali sono stati gli errori, anzi i crimini, che hanno costellato la fallimentare gestione dell’emergenza Covid in Italia? Sui presunti “errori” oggi si pretende di passare un colpo di spugna in nome della “novità” costituita dall’emergenza Covid e di una “Scienza” che ha faticato a trovare soluzioni. Non è così. L’ecatombe in Italia è stata provocata, oltre che da scandalose inadempienze, dalla protervia di volere utilizzare l’epidemia per imporre uno stato di paura finalizzato, dapprima, al rafforzamento di un governo traballante, poi alla realizzazione di loschi affari e, dopo ancora, alla trasformazione del sistema economico e politico sulle direttive dettate da Davos.

Sulla storia della gestione dell’emergenza Covid in Italia rimandiamo a questo libro; qui solo alcuni punti sui quali sarebbe il caso si dedicasse la, speriamo ’imminente,  Commissione parlamentare di inchiesta.

Intanto lo scandalo che, essendo stato sciolto - indovinate da chi - il Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità, (nonostante le proteste di innumerevoli ricercatori), nessuno si è accorto delle numerose gravi “polmoniti”, in alcuni casi con esito mortale, che si verificarono a partire dall’ottobre 2019, essendo il Sars Cov-2 presente in Italia già nell’estate del 2019.  Polmoniti che, comunque, non provocarono l’ecatombe registrata mesi dopo solo perché i pazienti, allora, venivano curati a domicilio.

Poi la folle inerzia del Governo Conte che, nei primi mesi del 2020,  (forse affidandosi alle dichiarazioni di un, ancora oggi, autorevole virologo, che assicurava essere zero il rischio Covid per il nostro Paese), non predisponeva praticamente NULLA (neanche la fornitura di dispositivi di bio-protezione al personale sanitario) per affrontare una epidemia già in corso in Cina. Arrivando, addirittura, a patrocinare iniziative come #milanononsiferma che invitava i cittadini a godersi la vita affollando bar, strade e negozi.

Peggio ancora a febbraio quando, crollato l’ottimismo generale, davanti ad un virus (pressoché asintomatico nella stragrande maggioranza dei casi e che aveva gi infettato decine di milioni di italiani)  invece di provvedere a potenziare il servizio sanitario e a mettere a disposizione cure già dimostratesi efficaci, il Governo si trastullava con “zone rosse” dove chiudere tutti a casa.

Peggio ancora il 9 marzo 2020, quando il presidente del Consiglio – contro il parere del Comitato tecnico scientifico, nella insensata pretesa di bloccare il contagio - imponeva, per 69 giorni, a tutti gli italiani di chiudersi in casa. E per convincerli ad accettare il lockdown, il Governo ricorreva - oltre ad una terroristica informazione - ad un fraudolento espediente: considerare contagiati SOLO coloro che risultavano positivi ai pochi tamponi disseminati qua e là dalle Regioni e considerare come “morti per Covid” TUTTI coloro che, prima o dopo la morte (spesso avvenuta per gravi patologie pregresse o per l’età), risultavano positivi al tampone. Con questo raggiro il tasso di letalità (morti su contagiati) del Sars-Cov-2 risultò elevatissimo (12%) azzerando (anche grazie ad una Circolare del ministero della Salute che prevedeva consulti via telefono) visite mediche al domicilio di persone, positive al tampone, che mostravano qualche sintomo sospetto; persone le quali, quando i sintomi si aggravavano, venivano spedite in sempre più affollati ospedali (dove “normalmente” si registrano ogni anno decine di migliaia di morti per infezioni ospedaliere) dove venivano “curate” con terapie sbagliate quali l’intubazione (anche per una insensata circolare del ministero della Salute che, sconsigliando le autopsie, impediva di scoprire che il Covid uccideva per la creazione di trombi).  Intanto, continuavano ad essere negate efficaci cure. E questo perché solo così la farmacopea europea permette l’uso di vaccini sperimentali.

Nell’aprile 2020, una circolare del ministero della Salute, permise di identificare la positività al virus basandosi, non più su tre, ma su un singolo gene target di SARS-CoV-2; questo, unito alla indeterminatezza dei cicli di amplificazione ai quali dovevano essere sottoposti i tamponi, permetteva di identificare come “positivi” innumerevoli persone non infettate dal virus. Nacque così la “Fase Due”, caratterizzata dalla disseminazione di un numero elevatissimo di tamponi e, soprattutto, dall’affidamento del comando dell’emergenza ai governatori delle regioni.

Esemplare quello che si è verificato in Campania (che registra, nell’area napoletana, la densità di popolazione più alta d’Italia) dove i tamponi disseminati durante la Fase Uno erano stati pochissimi, alimentando la credenza di una Campania che, a differenza della Lombardia (dove i tamponi nella fase Uno erano stati moltissimi) era stata miracolosamente risparmiata dall’epidemia. Da maggio in poi, invece, il numero dei tamponi disseminati in Campania (dei quali non veniva reso noto a quanti cicli di amplificazione erano stati sottoposti e, quindi, la loro affidabilità) aumentò a dismisura trovando quasi tutti “negativi”. Contemporaneamente si scatenava una forsennata caccia ai “focolai di Covid” (il più famoso, quello di Mondragone) per i quali l’imposizione di una ferrea quarantena ai soli “contagiati” fu salutata entusiasticamente da una popolazione che si riteneva scampata al virus; entusiasmo tradottosi nella trionfale rielezione del governatore della Campania.

Nella primavera 2020, la diffusione dell’infezione aveva conosciuto una stabilizzazione diventando il virus Sars-Cov-2 endemico nella popolazione italiana. Questo avrebbe richiesto una indagine finalizzata ad accertare l’immunità cellulare (molto più duratura di quella umorale) nella popolazione. Fatta fallire l’Indagine sierologica nazionale, nulla fu fatto per accertare questo fondamentale dato che avrebbe permesso di calibrare la gestione dell’emergenza. In compenso i tamponi (per i quali sono stati spesi quattro miliardi di euro) diventano gli artefici di periodiche campagne allarmistiche come la “nuova ondata” dell’ottobre 2020 (alimentata dai tanti positivi morti per influenza e per patologie che il collasso della medicina territoriale e delle strutture ospedaliere aveva impedito di curare) servita a convincere gli italiani a promuovere vaccini sperimentali; o la “quarta ondata” dell’autunno 2021 servita a spianare la strada alla vaccinazione per i bambini.

L’analisi della gestione dell’emergenza Covid in Italia (ben presto copiata da moltissimi altri paesi considerata la generale sottomissione nella popolazione che riusciva a creare) potrebbe continuare a lungo Limitiamoci qui ad accennare al caso del vaccino Astrazeneca che nel marzo-aprile 2021, ha visto ben sei giravolte da parte del governo Draghi, passando dall’essere indicato come una specie di panacea (capace, addirittura, di sostituire la seconda dose di altri vaccini, fraudolentemente introvabili, ad essere frettolosamente ritirato senza nessuna spiegazione ufficiale.

Dietro queste e tante altre decisioni che hanno costellato la gestione dell’emergenza Covid in Italia, ci sono nomi e cognomi di illustri “scienziati”, ministri, politici, alti burocrati, presidenti di ordini dei Medici, giornalisti… Ci auguriamo che vengano indagati e, se possibile - se non condannati - almeno esposti al pubblico ludibrio. Lo dobbiamo ai tanti morti per la loro irresponsabilità o loro colpa.

 

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