La7, geopolitica e la disinformazione di classe
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Per quanto stomachevole, offensivo, dannoso per la mente e per il sistema nervoso, qualche volta anche umoristico, di una comicità funesta di cui loro stessi non si rendono conto; nonostante tutto questo, di quando in quando è istruttivo dare una sbirciatina a qualche programma TV con ambizioni di “servizio informativo”. Senza una qualche ragione particolare, negli ultimi tempi ci è capitato di soffermarci più che altro su La7; cinque, dieci minuti, non di più, per carità: sono questi i tempi di sopportazione.
Oggi ci siamo limitati a guardare una serie di brevi video – forse erano molti di più, chissà – che, nelle intenzioni dei programmatori, avevano forse la pretesa di offrire una carrellata degli avvenimenti “più curiosi” del giorno.
Si diceva dunque di come sia a volte istruttivo guardare e ascoltare le notizie televisive e coglierne i contenuti “reconditi”: in particolare, gli orientamenti “geopolitici” (come è in uso dire oggi) di chi presenta il dato avvenimento, le ragioni della scelta di un'immagine invece che un'altra, di un aggettivo invece di un altro e, infine, anche i contenuti di classe sottesi a una definizione che, a tutta prima, per il telespettatore sprovveduto, o anche semplicemente disattento, o assuefatto a un certo linguaggio, può apparire normalissima, di uso anzi “obbligato”.
Per esempio, è stato mostrato un breve video, diffuso dal Pentagono, sul funzionamento della bomba “Bunker Buster”, che avrebbe dovuto distruggere i siti nucleari iraniani, penetrando a grande profondità nel terreno, fino a raggiungere gli impianti di arricchimento dell'uranio di Teheran. In questo caso, nessun commento: come di prammatica, di fronte alla “potenza della tecnica”, in particolare di quella militare, ci si attende (meglio: lo si persegue) che lo spettatore rimanga come “incantato” alla vista di un simile “prodigio” e non perda tempo a interrogarsi su cosa significhi il lancio di tale ordigno, contro chi o cosa sia stato sganciato, dando per scontato che, senz'altro, la cosiddetta “operazione chirurgica” dovesse necessariamente venir eseguita, dato che ogni cura “farmacologica” sarebbe stata inefficace e perché il paziente poteva esser “trattato” solo intervenendo proprio in quel modo e in nessun altro. Tanto più che, dopo le immagini mute, un rassicurante idioma yankee spiega che la bomba è destinata a esplodere dentro lo spazio da liquidare. Asettici: la bomba e il video.
In un altro, dal sapore quasi bucolico, viene mostrato il monarca britannico, così sensibile, ci dicono, ai temi ambientali, che assiste alla comparsa di vari pupazzi, raffiguranti animali diversi, realizzati a grandezza naturale e che, nelle intenzioni dei loro realizzatori – il collettivo artistico “The Herds” - dovrebbero simboleggiare la fuga della fauna selvatica dal disastro climatico, «dal bacino del Congo al Circolo Polare Artico». Sua grazia, re Carlo III sarebbe rimasto così toccato dalla rappresentazione, da stringere la mano alla figura di un gorilla della savana; bontà sua.
Soltanto “curioso”, invece, il video che riprende un sosia tedesco (al secolo: Cagdas Halicilar) del magnate Jeff Bezos, che ha approfittato della presenza del miliardario americano a Venezia - tema che riempie in questi giorni pagine intere dei quotidiani; quando si dice: l'informazione! - per scendere anche lui in Italia e, modesto elettricista, ci dicono, racimolare qualche mancia di straforo facendosi fotografare insieme ai turisti, consapevoli o meno dell'autenticità del personaggio.
Ancora: immagini di un tornado in Florida che, quantunque abbia provocato fortunatamente solo pochi feriti non gravi, ha fatto volare oggetti (d'altronde, è il loro mestiere: far volare cose e a volte anche persone), scoperchiato tetti e, infine, ha letteralmente divelto quella che dicono essere l'abitazione di un'anziana signora la quale, a quanto pare, se la sarebbe cavata solo con un forte spavento: nulla di più, solo uno spavento.
Infine – ma la sequenza potrebbe essere un'altra – immagini dalla Corea del Nord, con «il dittatore Kim Jong-un» che, insieme alla moglie, il 24 giugno ha inaugurato un nuovo complesso turistico di lusso, a Wonsan-Kalma, sulla costa del mare Orientale, con hotel a cinque stelle, centri benessere: il tutto per «rilanciare il turismo interno e attrarre visitatori stranieri». Tuttavia, ci tengono a precisare a La7, «il potenziale turistico della Corea del Nord resta fortemente limitato» - par di vederli, i commentatori che, mentre descrivono le scene scuotono la testa, come a dire: ma quali visitatori stranieri volete che vengano! - a causa delle restrizioni politiche, delle preoccupazioni legate ai diritti umani». Già, proprio “esattamente” come scritto dalla russa Lenta.ru, che riporta la testimonianza di un blogger britannico, reduce da una maratona in Corea del Nord e che, come turista, ha descritto le proprie impressioni esclamando «non mi aspettavo così tanta libertà», essendo rimasto sbalordito dalla quantità di cose gli sia stato consentito di filmare per il suo canale.
Ma la si è fatta fin troppo lunga. È tempo di concludere, pensando alla posatezza delle immagini da Lancaster House, nelle cui stanze il rappresentante di una dinastia regnante si degna di presenziare a un «evento dedicato a finanza a natura», compiacendosi addirittura, dall'alto della sua figura, di manifestare “amorevolezza” per una bestia della savana. Purtroppo, a commento del video, non è stato dato sentire alcuna parola sulla stessa essenza della figura incarnata oggi da Carlo III, su cosa significhi, nel XXI secolo, la monarchia, su quali classi si appoggi – o su come pretenda di presentarsi al di sopra delle classi – cosa rappresenti per la stessa Gran Bretagna e per i territori e le nazioni dell'ex impero britannico. Nulla: una scena pastorale, con una figura di cui si deve dire altro che bene. O, al massimo, che non ha certo la stoffa della madre.
Di contro, appena si vola in Corea del Nord, là, per definizione, il presidente Kim Jong-un non può che essere un «dittatore», qualifica più alla portata, per l'orecchio del telespettatore, di quella, per dire, di “autocrate”, una figura idiomatica riservata ai lettori più acculturati dei giornali al soldo dei circoli liberal-europeisti – oggi senz'altro guerrafondai – e tra i cui esponenti vengono fatti rientrare i leader degli stati “canaglia”, quelli del cosiddetto “asse del Male”: Russia, Cina, Iran e, appunto RPDC. “Dittatore”: punto e basta. Mai una volta che si stupisca il telespettatore propinandogli una seppur succinta descrizione (non diciamo “analisi”, per carità; non spingiamoci così lontano) di cosa significhi dittatura, di quali contenuti storici possa essere riempita quella categoria; chi siano, o siano stati i dittatori e chi rappresentino, di quale classe siano espressione; se possa darsi, infine, leninianamente, la «dittatura di una classe». No: quello è un dittatore; e un peppiniano “ho detto detto”. Lui esercita la dittatura per conto proprio; tiene soggiogato, rinchiuso, affamato il suo povero popolo, mentre lui, «il dittatore Kim Jong-un», insieme alla moglie, inaugura un nuovo complesso turistico di lusso – si intende, destinato ai sollazzi della sua famiglia e della sua corte ristretta; quella che non ha ancora deciso di far sbranare dai cani. Lui lo può fare: è un «dittatore».
E quale analisi si dà della condizione del modesto elettricista tedesco, che ha deciso di racimolare qualcosa sfruttando la somiglianza di un magnate yankee? Ha forse perso il lavoro? Rientra forse, per dire, tra quei lavoratori della Daimler Truck che ha deciso un risparmio di costi di un miliardo di euro da qui al 2030, tra l'altro lasciando a casa centinaia di lavoratori, privandoli intanto di aumenti salariali collettivi e aumentando del 18% il numero di lavoratori temporanei: il tutto, come riporta Unsere Zeit, nel quadro dell'ampliamento del settore militare? Niente: le immagini de La7 ci mostrano un Cagdas Halicilar sorridente e ben felice della sua nuova “occupazione”. Nessun'altra considerazione. Non parliamo ovviamente dell' “evento mondano” in sé: di cosa significhi e, soprattutto, chi e cosa rappresenti il suo protagonista; della dittatura di quale classe egli sia espressione vivente e di cosa voglia dire tale dittatura per migliaia e migliaia di lavoratori alle sue dipendenze.
Infine, quella povera signora anziana che, in Florida, se l'è cavata fortunatamente solo con un forte spavento? Com'è che un tornado abbia potuto letteralmente far volare un'abitazione? Che razza di abitazione era quella dell'anziana settantaseienne? A dire il vero, aveva più le sembianze di una rimessa. E perché la donna era costretta a vivere in un evidente prefabbricato, sicuramente di legno, che vola via al primo leggero tornado? Chi era quella donna? Avrebbe potuto permettersi una diversa sistemazione? Perché? Il video e i commenti non lo dicono. Solo curiosità; nient'altro. Tuttalpiù un sospiro di solievo perché se l'è cavata senza grosse ferite.
Al dunque: è istruttivo, si diceva, dare una sbirciatina a qualche programma TV con ambizioni di “servizio informativo” e alla fine rendersi conto degli autentici, pur se tenuti accuratamente nascosti o silenziati, contenuti di classe di immagini, parole, definizioni, frasi intere. O, più semplicemente, rendersi conto che l'orientamento di classe dell'informazione si esprime proprio nel voler negare qualsiasi contenuto classista degli avvenimenti. Le classi sono finite, ci dicono; non esiste più alcuna divisione in classi. Ci sono soltanto “cittadini” tout court, uguali di fronte al destino, a volte più “fortunati”, altre volte “meno capaci”. Fidatevi delle nostre definizioni, ci dicono: esse sono l'essenza della “imparzialità”, proprio perché non vanno a mettere il naso nella realtà sociale che definisce, genera, determina il “moto delle cose”.
Non abbiate paura: la bomba è necessaria e opera con precisone chirurgica. Caso mai ci si dovesse arrivare – sottinteso: ci si arriverà – non dubitate, la bomba andrà a centrare solo ed esclusivamente “gli altri”; non c'è da preoccuparsi.