Iran, dalle proteste si passa al terrorismo. Theran accusa Usa e Regno Unito

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Iran, dalle proteste si passa al terrorismo. Theran accusa Usa e Regno Unito

 

Come destabilizzare un paese e farlo precipitare nel caos? Un copione quello che si sta vedendo in Iran che somiglia molto a quello della Siria nel 2011. Proteste legittime che facilmente vengono infiltrate dall’intelligence straniera per fare precipitare paesi non allineati all’occidente in guerre vere e proprie, servendosi di bande armate addestrate e foraggiate di armi, denari e appoggi politici internazionali.

Proprio oggi, per capire meglio che piega stanno prendendo i disordini in Iran, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) ha promesso di dare una “risposta decisiva” ai gruppi armati che hanno ucciso almeno due comandanti durante gli scontri con le forze di sicurezza a Zahedan, capoluogo della provincia sudorientale del Sistan e del Baluchestan.

Le violenze sono iniziate il 30 settembre quando, secondo quanto riferito, gruppi armati hanno lanciato un attacco a una stazione di polizia a Zahedan, prima di aprire il fuoco fuori dalla moschea dopo la preghiera del venerdì.

Dopo l'arrivo delle forze di sicurezza sul posto, il comandante dell'intelligence dell'IRGC Ali Mousavi è stato colpito da un proiettile. In seguito, è morto in ospedale.

Ore dopo, anche il generale di brigata dell'IRGC Seyyed Hamidreza Hashemi è stato ucciso dopo aver subito "gravi ferite negli scontri con i terroristi criminali", secondo una dichiarazione ufficiale.

Secondo il governatore del Sistan e del Baluchestan, Hossein Modarres Khiabani, almeno 19 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante gli scontri di venerdì.

In una dichiarazione, il gruppo separatista Jaish al-Zulm ha rivendicato l'attacco a Zahedan.

Sabreen News ha pubblicato un video sulle conseguenze delle violenze a Zahedan, commentando le scene di distruzione che queste “non sono le strade della Siria, è il disastro che i terroristi hanno portato sulla città di Zahedan. Vogliono trasformare l'Iran in Siria, ma si sbagliano".

 


Gli scontri violenti fanno parte di ciò che l'intelligence iraniana sostiene siano rivolte sponsorizzate da Stati Uniti e Regno Unito che cercano di destabilizzare la Repubblica islamica. I disordini sono stati innescati dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini, caduta in coma mentre era sotto custodia della polizia prima di morire in ospedale pochi giorni dopo.

Amini è stata arrestata dalla polizia di sicurezza morale per il presunto uso improprio dell'hijab, un capo di abbigliamento obbligatorio per le donne in Iran. Mentre la maggior parte dei media occidentali sostiene che la ragazza sia stata  "pesantemente picchiata" dalla polizia, il filmato diffuso da Teheran mostra che Amini crolla improvvisamente dopo aver parlato con un funzionario della sicurezza in una sala d'attesa affollata.

La famiglia di Amini ha criticato le proteste, sostenendo che queste “non rappresentano i loro intenti”.

Il ministero dell'intelligence iraniano ha ribadito in una dichiarazione rilasciata ieri che "gli elementi principali dietro le rivolte erano in gran parte cittadini stranieri", compresi i membri del gruppo anti-iraniano Mujahedin-e-Khalq Organization (MEK).

“Negli ultimi giorni, le forze che mantengono l'ordine e la sicurezza del paese hanno affrontato una varietà di gruppi simili a sette, agenti di agenzie di spionaggio straniere, nonché il coinvolgimento diretto dei governi statunitense e britannico e dei loro seguaci sauditi”, si legge nella dichiarazione.

L'intelligence iraniana, tra l’altro ha comunicato, di aver arrestato almeno 49 membri del MEK per "incitamento alle rivolte", nonché 77 membri di gruppi separatisti nella regione del Kurdistan iracheno (IKR).

L'IRGC ha recentemente condotto attacchi aerei sull'IKR, presumibilmente prendendo di mira "gruppi terroristici".

Di recente armi ed esplosivi sono stati sequestrati ai confini della Repubblica islamica. Durante le violente proteste sono stati arrestati anche cittadini provenienti da Germania, Polonia, Italia, Francia, Paesi Bassi e Svezia.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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