In Polonia si pensa al "modello Germania ovest" per fare cassa

In Polonia si pensa al "modello Germania ovest" per fare cassa

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Il professore polacco Andrzej Kozminsky, presidente onorario dell'Accademia Adam Mickiewicz, suggerisce al proprio paese di seguire l'esempio della Germania ovest nel dopoguerra, che fece cassa servendo le basi americane. Intervistato dal portale Forsal, Kozminsky ha dichiarato che, nonostante la Polonia abbia come partner economico l'Unione Europea, essa è però un partner strategico degli Stati Uniti. Nel momento in cui Washington realizza una “cintura di sicurezza” che va dalla Romania ai paesi scandinavi, Varsavia potrebbe sfruttare i piani USA e, allo stesso tempo, guadagnare dalla crisi energetica, aumentando le forniture di petrolio e gas yankee all'Europa. Kozminsky è convinto che la situazione economica europea non potrà che peggiorare e che, nella competizione tra UE e USA, il posto della Polonia sia dalla parte i secondi.

Di fronte a una Russia ormai economicamente in ginocchio, parola di Kozminsky, e che non sa più dove prendere le armi, la Polonia non ha nulla da temere: nonostante confini con l'Ucraina in guerra, il crescente flusso di forze e armamenti NATO la mettono al sicuro e, anzi, possono rappresentare una fonte di introiti. Questo a partire dalle piccole cose, afferma il grande economista che, alla maniera di un sindaco di provincia, porta l'esempio della cittadina di Rzeszow, per mesi affollata di militari, politici, funzionari e giornalisti, che hanno “arricchito” alberghi, ristoranti e autonoleggi. È ora il momento, aggiungiamo noi, di “arricchire” autofficine, barbieri, lavanderie e manicure, case d'appuntamento e tabaccai: sembra l'Italia degli sciuscià! Con la differenza che, nei piani dell'emerito professore, perché la Polonia possa davvero guadagnare, la guerra in Ucraina dovrebbe continuare ancora un centinaio d'anni.

In Polonia c'è però anche chi ragiona in termini meno bottegai. A proposito della recente calata di Biden su Varsavia, il settimanale Mysl Polska ha intervistato Scott Ritter, il quale sottolinea come sia «necessario ricordare l'obiettivo strategico degli Stati Uniti: indebolire la Russia. La Casa Bianca è convinta che l'obiettivo sia stato raggiunto; ma queste sono solo fantasie americane: di fatto, la Russia sta vincendo. E in Occidente molti lo capiscono già». Probabilmente, dice l'ex marine, Biden sa «che NATO e Europa attendono garanzie di ulteriore sostegno americano di fronte a una vittoria strategica russa in Ucraina». Secondo Scott Ritter, se continuerà l'attuale tendenza, Washington invierà più truppe in Polonia, con più basi permanenti. Al contrario, la Russia, oggi derisa dalla Polonia, sarà presto ai confini polacchi e, se anche il comandante delle forze USA in Europa (EUCOM), Christopher Cavoli, afferma apertamente che l'Occidente non è pronto a uno scontro con Mosca, è improbabile che lo sia l'esercito polacco.

A parere di Scott Ritter, non è tanto Washington che cerca di coinvolgere la Polonia nella guerra in Ucraina, quanto la stessa Varsavia, che pensa in tal modo di potersi annettere alcune regioni ucraine, come nella vecchia Rzeczpospolita. Il rischio, dice, è che «retorica polacca e irresponsabilità dei baltici portino a uno scontro per il quale la NATO non è pronta». La Polonia ufficiale vive fuori dalla realtà; si considera il paese più potente dell'Unione Europea, con un amico e patrono potentissimo sull'altra sponda dell'Oceano. E forse a Varsavia sono convinti che anche la Casa Bianca consideri la Polonia un paese molto importante e partner. Ma, gli USA «erano “amici” del popolo afghano, dei curdi, erano “alleati” della Germania e di tutta l'Europa. Ma ciò non ha impedito loro di avviare una guerra economica non dichiarata contro la UE, minando il Nord Stream e lasciando l'Unione europea senza gas a buon mercato». Che si tratti di Polonia o di Ucraina, conclude l'ex capo degli ispettori ONU in Iraq, per gli USA esse sono entrambe pedine, sacrificabili in ogni momento. Dopo l'Ucraina, sarà la volta della Polonia.

Ma ciò non incide sulle smanie di grandezza polacche. Il 24 febbraio il primo ministro Mateusz Morawiecki ha incontrato a Kiev l'omologo Denis Šmygal e poi anche Vladimir Zelenskij: nell'occasione, ha portato “in dono” quattro Leopard 2A4 dell'esercito polacco e ha promesso altri mezzi militari. A oggi, scrive il polonista Stanislav Stremidlovskij, la Polonia è il paese che ha inviato all'Ucraina il maggior numero di tank: 290 T-72M e T-72M1, oltre a 30 PT-91 “Twardy”. Morawiecki ha anche promesso di accogliere duemilacinquecento soldati ucraini feriti; ma, i temi di riguardo dell'incontro sono stati naturalmente quelli d'affari: “ricostruzione” dell'Ucraina, cooperazione energetica e sviluppo dei collegamenti ferroviari tra i due paesi.

Ora, osserva Stremidlovskij, solo nell'ultimo anno Varsavia ha fornito a Kiev armamenti per 2,2 miliardi di euro ed esige lo stesso dagli altri paesi UE, i quali, se non vorranno restare "disarmati", dovranno reindirizzare i fondi dall'industria civile a quella militare: cosa che la Polonia sta già facendo. E gli altri paesi UE no?, vorremmo dire: scuola, sanità, pensioni e salari in Italia non vanno in quella stessa direzione?

Dunque, il presidente Duda, ha detto di aver suggerito a Biden l'avvio di «produzione militare congiunta, ad esempio munizionamento» e il Ministro della difesa, Mariusz Blaszczak, parla di un accordo già firmato con Seoul per la produzione di carri sudcoreani K2 in Polonia: nell'idea di Varsavia, la produzione sarà destinata sia all'esercito polacco, sia ad altri paesi europei, così da creare un'altra fonte di introiti.

Inoltre, per il decimo pacchetto di sanzioni anti-russe da parte della UE, la Polonia ha insistito per l'inclusione del caucciù russo: perché? La tedesca Der Spiegel mira diretta al bersaglio: Varsavia, col pretesto di sostenere l'Ucraina, persegue i propri interessi economici; senza l'importazione di caucciù russo, molte imprese europee dovranno acquistare gomma sintetica, soprattutto dalla polacca Synthos, leader nel mercato UE.

Insomma, non è un mistero l'ambizione di Varsavia di ingrassarsi con la guerra ucraina e anche, come tutti gli altri, con la ricostruzione e con tutto ciò che sia legato tanto alla prima, quanto alla seconda. La trasformazione della Polonia in "paese di prima linea" e la bramosia della sua politica estera orientale fanno storcere la bocca a molti in Europa. E la francese Marianne scrive che il Partito di governo PiS «non solo non ha beneficiato del rafforzamento delle posizioni nelle istituzioni europee, ma continua anche a combattere con Bruxelles e Berlino». Le ambizioni della moderna szlachta polacca hanno poco di “nobile” e molto dell'ingordigia di denaro del mercante shakespeariano. 

Da “iena d'Europa” nei confronti di territori altrui, la Polonia brama trasformarsi in bottegaio d'Europa, con orario continuato.

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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