Il Sudafrica denuncia Israele per genocidio

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Il Sudafrica denuncia Israele per genocidio

Oltre tre mesi di bombardamenti su Gaza, quasi 24.000 vittime palestinesi, in gran parte bambini, oltre 60mila i feriti. Più di un centinaio di giornalisti uccisi, case e ospedali distrutti, insieme a chi vi si trovava dentro. Violazioni sistematiche delle convenzioni internazionali. “Obiettivo di Israele è la pulizia etnica, l’umanità sta morendo a Gaza - ha dichiarato Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani in Palestina, che presenterà un nuovo rapporto a marzo -.La pulizia etnica è una realtà, è successo già nel ’47 e nel ’67. È una catastrofe umanitaria, 9 famiglie su 10 non bevono e non mangiano nulla per oltre 24 ore”, ha aggiunto”.

L’ultimo capitolo di uno sterminio programmato dal colonialismo sionista, cadenzato da massacri e apartheid, sempre rimasti impuniti, perché “Israele”, gendarme degli Stati Uniti in Medioriente, ha sempre potuto agire ponendosi “sopra la legge”. Questa volta, però, mentre continua il massacro di Gaza, con il beneplacito degli Stati Uniti e la complicità dei suoi alleati europei, il regime Netanyahu viene per la prima volta chiamato in causa: deve difendersi dall’accusa di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia (Cig), il massimo tribunale dell’Onu, che si trova all’Aja.

La denuncia è stata presentata dal Sudafrica, e appoggiata da altri 57 paesi, fra cui i componenti della Lega Araba, la Namibia, il Pakistan, la Turchia, le Maldive, insieme a oltre 900 organismi e gruppi sociali, e ai paesi dell’America Latina come Cuba, Venezuela, Nicaragua, Colombia, Bolivia, Brasile, che hanno accolto “con soddisfazione” l’iniziativa, definita “storica”. Per l’occasione, il Cile ha annunciato che denuncerà il regime sionista anche presso la Corte Penale Internazionale.

Indubbiamente una iniziativa di grande impatto simbolico: sia per la storia del paese che ha capeggiato la denuncia – il Sudafrica di Mandela, che ha lottato contro il colonialismo, lo schiavismo e l’apartheid -; sia per la storia dell’accusato, che incarna il paradigma della vittima per eccellenza, che ha subito l’olocausto da parte del nazismo e del fascismo; sia perché, per la prima volta, il popolo palestinese ha avuto diritto di replica e di sostegno su un’accusa finora impronunciabile: quella di essere oggetto di un genocidio e di una pulizia etnica che mette sotto accusa la natura strutturale del colonialismo israeliano.

In un rapporto di 84 pagine, il Sudafrica ha riconosciuto “la continua Nakba (la catastrofe) del popolo palestinese attraverso la colonizzazione israeliana a partire dal 1948”, e ha ribadito “la difesa del diritto all’autodeterminazione, inalienabile e riconosciuto a livello internazionale, e del diritto al ritorno”, collegando la storia del Sudafrica a quella del popolo palestinese. Con questa iniziativa – hanno dichiarato i legali presenti alle udienze del 12 e 13 gennaio – si è preso atto che, dopo 75 anni di apartheid, 56 anni di occupazione, 16 anni di assedio imposti alla Striscia di Gaza e la distruzione deliberata della vita palestinese, l’opinione pubblica globale non può più tacere.

Un’iniziativa a cui il regime sionista ha reagito con sdegno, dichiarando che si è trattato di “un’assurda diffamazione”, e accusando il Sudafrica di essere un’appendice di Hamas, contro cui ha cercato di riversare, oltre ogni logica, tutte le accuse a cui avrebbe dovuto rispondere. Lo scorso 29 dicembre, la Cig ha annunciato di aver ricevuto la documentazione del Sudafrica per iniziare il procedimento di denuncia contro “Israele” per genocidio contro la popolazione di Gaza.

Un procedimento che vedrebbe la fine solo dopo molti anni e il cui esito ben difficilmente potrebbe risolversi in una conferma dell’accusa di genocidio. Fra i 15 giudici che compongono la Cig, eletti per un periodo di 9 anni, vi sono tanti amici di “Israele”. La Palestina non è rappresentata, perché non è uno stato membro dell’Onu. Tutte le ambiguità di questo organismo, la cui podestà non è riconosciuta da molti paesi, è emersa recentemente anche in occasione della disputa tra Guyana e Venezuela circa il territorio conteso dell’Essequibo, che il governo guyanese vorrebbe far risolvere alla Cig, fuori dal quadro stabilito mutualmente dalle due parti in causa con la firma dell’Accordo di Ginevra.

Resta il fatto che, in attesa del responso, la Corte potrebbe adottare misure provvisorie, destinate a evitare la continuazione della disputa mentre il caso è in attesa di soluzione. Per questo, il Sudafrica ha chiesto alla Cig di ingiungere a “Israele” di cessare le operazioni militari nella Striscia di Gaza, stoppare qualunque atto di genocidio e intraprendere tutte le possibili azioni ragionevoli per prevenire il genocidio e presentare rapporti periodici alla Cig sul risultato di tali misure. Si spera che la Corte comunichi decisioni in merito entro la fine di gennaio. Decisioni che non saranno vincolanti, giacché la Cig non ha le competenze del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In quanto organo delle Nazioni Unite, può solo applicare la Convenzione sul Genocidio e il diritto internazionale.

Potrebbe decidere di non dettare misure provvisorie perché l’accusa manca di argomenti validi, per motivi tecnico-giuridici o perché si ritiene incompetente a decidere. Se invece ritenesse di decidere per le misure provvisorie, questo potrebbe comunque mettere un freno all’aggressione militare. In ogni caso, una decisione simile avrebbe un grande impatto a livello internazionale.

La Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio, data del 1948. Fu approvata dopo l’olocausto perpetrato dai nazisti, che provocò la morte di 6 milioni di ebrei, oltre a sterminare comunisti e oppositori al nazi-fascismo. Fu una delle risposte più importanti del nascente organismo delle Nazioni unite, che intesero stabilire quale fosse esattamente un genocidio e responsabilizzare gli Stati nazionali sui pericoli futuri.

Gli Stati devono rispondere alla Cig, mentre gli individui possono essere deferiti e giudicati dalla Corte penale internazionale. La Convenzione definisce genocidio qualunque atto “commesso con l’intento di distruggere, totalmente o parzialmente, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

(Articolo scritto per Cuatro F)

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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