Il mare color veleno: reportage dal quadrilatero della morte

Il mare color veleno: reportage dal quadrilatero della morte

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di Giuseppe Masala

Uscendo dalla tematica della guerra tipica di questa fase storica, certamente si distingue per profondità di indagine e completezza un saggio di Fabio Lo Verso pubblicato dalla Fazi Editore; mi riferisco a “Il Mare color veleno” opera che indaga su uno dei più grandi disastri ambientali in corso (da ormai cinquanta anni) in Italia: il grave stato di inquinamento che ferisce il quadrilatero siciliano che vede ai suoi vertici Augusta, Melilli, Priolo e Siracusa.



Si tratta di un area che produce il 37% del prodotto interno lordo siciliano e che ha al suo interno ben tre impianti di raffinazione, due stabilimenti chimici, tre centrali elettriche, un cementificio, due fabbriche per la produzione di gas industriale più, ovviamente decine di aziende dell'indotto.

Certamente si tratta di un polo industriale di tutto rilievo e assolutamente strategico non solo per la Sicilia ma per tutta l'Italia (senza queste raffinerie, semplicemente non ci sarebbe né benzina né diesel per i nostri trasporti) e ovviamente è un settore che garantisce ricchezza per il territorio; posti di lavoro, fatturato, profitti per le aziende dell'indotto e ovviamente gettito fiscale per gli enti locali del territorio.

Ma il costo che le popolazioni sono chiamate a pagare per tutto questo è enorme. Un gigantesco disastro ambientale incombe su questo limbo di Sicilia; un disastro fatto di ogni sorta di veleno industriale: mercurio, piombo, idrocarburi, arsenico, benzene, biossido di zolfo, diossine che appestano acque, aria e suolo avvelenando anche tutte le specie animali del territorio, compreso naturalmente l'Homo sapiens che tanto sapiente non sembra visto che autodistrugge se stesso per sete di profitto e per alimentare un sistema fondato sul consumismo sfrenati: vi pare a voi normale che venga portato dal sud america l'avocado che arricchisce la vostra insalata estiva? E' chiaro che se questo avviene è perchè da qualche parte una raffineria produce distillati di petrolio. Se questo avviene senza che l'avocado costi uno sproposito è perchè probabilmente quella raffineria che produce il carburante che muove la nave lo fa risparmiando sulle misure che potrebbero abbattere l'inquinamento.

Un libro che è un'inchiesta implacabile e che pone a tutti noi domande sul nostro modello di sviluppo, ma anche sul nostro sistema informativo che di questi argomenti non parla perchè veramente scomodi e preferisce riempire il palinsesto di falsi bersagli studiati dalle agenzie di comunicazione degli spin doctors e da quelle pubblicitarie con finalità tutte da decifrare (ogni riferimento a Greta Tumberg e alla sua masnada di ragazzini della cosiddetta “Last Generation” non è casuale).

Un reportage questo di “Il mare colore veleno” realizzato da Fabio Lo Verso che dovrebbe essere motivo di dibattito pubblico, anche televisivo perchè tocca tutti noi e ci pone di fronte a scelte che dovranno comunque essere fatte con la massima consapevolezza possibile.

Mi permetto di dire che leggere queste pagine sembra di avere a che fare con un qualcosa di titanico, degno della tragedia greca. E infatti non poteva che succedere in quel tratto di costa dove visse e scrisse anche il grande drammaturgo Eschilo.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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