Il contro attacco della Cina dopo i dazi Ue alle auto di Pechino
2309
di Federico Giusti
Abbiamo giù documentato la questione dei dazi che la Ue impone alle importazioni di auto cinesi e degli interessi di alcune multinazionali del settore meccanico europeo con i produttori asiatici tanto da spingerli a criticare apertamente le misure adottate, a maggioranza, dalla Ue.
Ricordiamo che i dazi non serviranno a fermare l’importazione di veicoli, elettrici e non, cinesi, e al contempo non si fa i conti con le reazioni di Pechino che ha ordinato alle sue case automobilistiche di sospendere ogni investimento nei paesi UE. Un primo segnale è arrivato con la chiusura delle attività in Europa della azienda cinese di batterie Svolt con il licenziamento di 2000 operai in Germania, paese nel quale aveva operato ingenti investimenti dal 2020.
La chiusura della fabbrica di batterie è legata alle scarse vendite di veicoli elettrici ma va vista anche come prima reazione ai dazi imposti dalla Ue.
Le tariffe imposte alla Cina potrebbero tuttavia, su pressione delle principali case produttrici europee, essere riviste in cambio di un accordo con Pechino sui prezzi e sulla quantità di esportazioni nel vecchio continente
La guerra commerciale contro la Cina da parte della Ue viene accolta positivamente dagli Usa che potranno all'occorrenza presentarsi come fornitore alternativo, e a prezzi decisamente elevati, come accaduto con i prodotti energetici all'indomani dell'embargo contro la Russia.
Se così fosse sarebbe un ulteriore smacco per la Ue che dallo scoppio della guerra in Ucraina è entrata in crisi con l'economia tedesca in fase recessiva e una crescita irrisoria del Pil dei paesi membri proprio in virtù della crescita esponenziale dei prodotti energetici.
La Cina poi potrebbe applicare dazi alle esportazioni dei paesi Ue in toto ma intanto chiede non tariffe differenziate a seconda dei prodotti ma un accordo complessivo con una singola tariffa, mentre la Ue ha diversificato i dazi per i diversi produttori di Pechino anche in base agli interessi delle multinazionali europee che da anni hanno concluso accordi societari con aziende del colosso asiatico.
Senza dubbio la guerra commerciale in corso è parte integrante di una guerra economica, politica, monetaria e militare con la Ue che scimmiotta le politiche statunitensi dimostrandosi del tutto incapace di adottare scelte strategicamente vincenti per una sua ripresa economica..
E prova ne sia la notizia della crisi, in Germania, di Iwis mechatronics, fornitore delle principali case automobilistiche mondiali che dopo centinaia di licenziamenti ha dichiarato istanza di fallimento a conferma che la crisi del settore automobilistico avrà effetti negativi sulla intera manifattura meccanica e del suo variegato indotto.
Una ragione sufficiente a spingere la Ue ad un accordo con Pechino sempre che riesca a smarcarsi dagli imperativi categorici dell'alleato statunitense.