Il business della “transizione energetica” come nuova "condizionalità" del FMI

Il business della “transizione energetica” come nuova "condizionalità" del FMI

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Secondo La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’istituto statunitense preposto all’osservazione oceanica e atmosferica per quanto riguarda l’oceanografia, la meteorologia e la climatologia, il 2020 è stato il secondo anno più caldo mai registrato sulla terra: appena un po’ meno caldo del 2016. Gli anni più caldi del pianeta, si sono registrati a partire dal 2014, a conferma del pericolo rappresentato dal riscaldamento climatico. “Cambiare il sistema per cambiare il clima”, diceva Chavez nei grandi vertici sull’ambiente, andando al punto del problema.

Ma, laddove la forza organizzata dei movimenti popolari che accompagnava Chavez in quella rivendicazione non ha ancora prodotto un cambio di indirizzo in America Latina, anche la “riconversione ecologica” è parte della gigantesca operazione di resettaggio del capitalismo a livello globale, messa in atto per uscire dalla crisi pandemica. Non per niente, nel continente latinoamericano, a proporsi come principali interlocutori delle grandi multinazionali statunitensi sono governi neoliberisti come quelli colombiano, cileno, o peruviano, abituati a comprimere il costo del lavoro e quello per la sicurezza, nella “corsa all’innovazione” delle aziende del settore.

Nella “transizione energetica”, gli Stati Uniti cercheranno di spodestare la Cina come principale fornitore di tecnologie pulite del continente, e di ridefinire le alleanze con i “soci europei” nella regione. La Cina ha messo il tema ecologico al centro del suo piano quinquennale e ha grandi potenzialità di sfruttamento dell’energia eolica offshore. Inoltre, l’azienda cinese Xinte Energy è uno dei maggiori produttori al mondo di silicio policristallino, utilizzato nei pannelli fotovoltaici. 

Dopo il rientro nell’Accordo di Parigi per il clima, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che in campagna elettorale aveva annunciato di voler raggiungere “zero emissioni nette entro il 2050”, ha firmato alcuni provvedimenti per aumentare la capacità eolica offshore. Il settore dell’eolico installato in mare, nonostante la pandemia, in Europa ha messo insieme 26,3 miliardi di euro in nuovi progetti nel corso del 2020. Anno in cui l’energia solare ed eolica hanno rappresentato il 10% del fabbisogno globale.

Dopo l’Europa, l’America Latina risulta la seconda regione al mondo dove più sono diffusi i progetti per acquisizione di energia solare o eolica. La compagnia spagnola Técnicos Consultores risulta quella più attiva. Il gruppo Cox Energy América, che vede la partecipazione maggioritaria del gruppo spagnolo Cox Energy Solar, nel secondo trimestre di questo anno inizierà la costruzione del progetto fotovoltaico Sol de Vallenar: il più grande di tutta l’America Latina, basato nel deserto di Atacama, in Cile.

 Già nel 2014, quand’era vicepresidente di Obama, Biden ha finanziato la Caribbean Energy Security Initiative (CESI), un piano di agevolazione ai finanziamenti per la produzione di energia pulita a più basso costo nell’America Centrale. Un’area alla quale si rivolgono i nuovi programmi statunitensi, principalmente attraverso l’agenzia di credito Export-Import Bank, e la banca di sviluppo Development Finance Corporation.

Nel 2019, il Brasile rappresentava il 40% dei progetti di investimento provenienti dall’estero per il settore dell’energia rinnovabile, seguito da Cile, Messico e Colombia. Nel recente documento “Evolución futura de costos de la energías renovables y almacenamiento en América Latina”, il BID considera Messico e Brasile i due paesi più attrattivi (fatto salvo l’ostacolo Bolsonaro).

 Intanto, il Fondo Monetario Internazionale ha erogato oltre 66.000 milioni di dollari a 21 paesi dell’America Latina e dei Caraibi, inclusi in una linea di credito, ovviamente condizionata alla “governance”, in questo anno di elezioni e di forti cambiamenti, richiesti dalle classi popolari. Una cifra pari a oltre i due terzi della liquidità di emergenza erogata dall’FMI a livello mondiale.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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