Igor Sechin (Rosneft) al XVII Forum di Verona: "Stiamo assistendo ad una nuova epoca del petrolio"
“Gli Stati Uniti non sono riusciti a svolgere il loro ruolo di leader per garantire la pace nel mondo. Non ha più leadership economica, energetica e tecnologica. Lo stesso vale sul piano politico. Stiamo assistendo alla fase del loro declino”, inizia così l’intervento del Presidente di Rosneft, Igor Sechin, al XVII Forum di Verona in corso negli Emirati arabi uniti. “La loro politica economica di aggredire mercati a discapito di altri significa conflitto”, ha proseguito citando la nota trappola di Tucidide con la quale lo storico greco prevedeva come inevitabile il conflitto nel caso di ascesa di una nuova potenza. “Per gli Stati Uniti significa guerre ibride, guerre calde e tutti i modi che stanno ideando oggi in Europa, America Latina e continente euro-asiatico”.
Sui mercati energetici e il futuro dell’energia verde molto interessanti le dichiarazioni di Sechin. “I combustibili fossili sono lontani dall’essere morti: oggi l’80% del sistema globale utilizza queste materie prime per la sua modernità e la parte dell’umanità che vive in assenza di energia è passata dal 90 al 10% grazie a queste materie prime”, ha proseguito. “Il 95% degli elementi tecnologici vengono prodotti utilizzando gas e petrolio. Ci sono 1 miliardi e mezzo di autovetture che vanno a benzina e diesel nel mondo e grazie alla sua versatilità il combustibile fossile può essere indirizzato verso i settori che ne hanno più bisogno. Stiamo assistendo all'inizio di una nuova epoca del petrolio”, ha proseguito.
“L’uso di combustibili fossili molto più efficiente anche con investimenti misurati in unità energetica. Le centrali elettriche a carbone e gas sono 10 volte più efficaci di quelle elettriche”, ha dichiarato. Importante considerare il livello di diseguaglianza energetica sotto due fattori secondo Sichin: la crescita di domanda nei paesi in via di sviluppo e il fatto che oggi il consumo negli Usa sia 3,5 più grande che nel resto del mondo con l’Ue che supera per consumo di 10 volte l’Africa. “Per migliorare le condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo, l’estrazione va aumentato di 2,5 volte. La crescita economica nei paesi in via di sviluppo comporterà un incremento giornaliero di 9 milioni di barile al giorno”, ha proseguito Sechin nel suo intervento.
L’energia verde non può essere la sola risposta. E, secondo il presidente di Rosneft, chi pensa che si debba interrompere la produzione di combustibili fossili per il cambiamento climatico è davvero fuori strada. “Il piccolo periodo glaciale è finito 200 anni fa. Il ciclo di riscaldamento attuale fa parte dei normali cicli climatici. Lo hanno affermato centinaia di esperti recentemente in una dichiarazione e il premio Noble John Clauser ha smentito i teorici dei cambiamenti climatici”, ha dichiarato. “Il Dollaro verde scappa dall’agenda verde”, ha poi dichiarato ironicamente sottolineando come le azioni delle società che producono energia verde stanno perdendo in borsa, perché non sono in grado di adeguare gli obiettivi. I costi aumentano. “Anche Shell deve fermare progetti di energia alternativi”. Quello che Sechin ha definito aggiotaggio climatico sta generando abusi: secondo un’inchiesta della Banca mondiale ci sono diversi casi di corruzione legati ai progetti cosiddetti verdi.
Negli Usa, ha proseguito nel suo intervento Sechin, c’è una proposta di abbinare la lotta per i cambiamenti climatici agli interessi Usa: un secondo Piano Marshall, costringendo i paesi ad acquistare solo tecnologia Usa. I paesi che non vorranno dovranno pagare dazi di importazione. La transizione energetica è non è altro che un barriera, un dazio per l’80% dell’umanità. “E’ stato ideato all’interno del potere Usa, da ex collaboratori di Blackrock che stanno guadagnando, e tanto, con l’energia cosiddetta verde”. E una chiara conclusione, messaggio all’Europa: “Estromettere la Russia dal sistema energetico internazionale significa il collasso dell’economia mondiale. E’ la Russia che fornisce la stabilità energetica ai nostri partner. L’Artico ha il 20% delle risorse ancora non esplorate (e di queste l’80% sono sotto il controllo russo)…” Il tempo della fine del petrolio e degli idrocarburi è finita e forse è giusto il momento di un approccio più razionale in Europa sul tema.