I tifosi del Mes e il nemico interno

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I tifosi del Mes e il nemico interno


di Paolo Desogus

Il fatto che ci sia ancora chi (come Zingaretti e le redazioni di Corriere, Repubblica e Sole24ore) dopo questi lunghi mesi di discussione si ostini a parlare di MES la dice lunga sullo stato confusionale e sul servilismo che imperversa in Italia.

Eppure il messaggio della BCE di ieri è chiaro: il MES non serve e persino il RF rischia di essere sostanzialmente inutile. Christine Lagarde per essere ancora più chiara ha addirittura portato da 500 a 600 miliardi di euro l'espansione del PEPP, cioè del piano di acquisto del debito sovrano dei paesi europei, fottendosene e anzi sfidando esplicitamente la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe.

Ma niente, i nostri da quell'orecchio non ci sentono. E non ci vogliono sentire perché il MES serve ad imbrigliare l'economia italiana e a rendere il paese ricattabile. Senza una modifica dei trattati nessuna lettera, nessun documento della commissione cancella le rigorose condizionalità alla base del MES. 

Il sospetto è che l'adesione al MES faccia il paio con il piano di Colao Meravigliao, il super commissario alla distruzione che intende costruire un fondo di sostegno all'economia privata con tutte le partecipazioni statali italiane e, visto che ci siamo, pure un po' dell'oro della Banca d'Italia. Ci sarebbe da chiedersi con quale autorità Colao si permetta di fare i conti con le riserve auree della Banca d'Italia, tra le più ricche del mondo.

Ma la questione centrale riguarda il tentativo con il MES e con il piano Colao di mettere le mani sui beni pubblici dello stato attraverso i vincoli europei. A questi vassalli l'Europa serve solo a piegare l'Italia e comprarsela, come già accaduto.

Dobbiamo certamente temere l'ordoliberismo tedesco, così come la fine della sospensione dei Trattati di Maastricht. Ma il vero nemico del paese è la sua classe politica insieme all'ampia schiera di funzionari pubblici e uomini della burocrazia statale che lavora contro l'interesse generale. Qualsiasi destino dell'Europa, la sua sopravvivenza (difficile), la sua spaccatura in due aree, una franco-italiana e una teutonica (probabile), o la semplice uscita dell'Italia (non improbabile per l'insostenibilità del debito dentro i vincoli del Patto di stabilità, a cui i tedeschi non vogliono rinunciare), ebbene, qualsiasi futuro ci aspetta, il nemico interno non cambierà. Con lui dovremo comunque fare i conti. E non mi riferisco a Zingaretti, che non conta nulla. Dobbiamo essere coscienti che lo stato che vogliamo salvare è largamente colonizzato da un personale politico e amministrativo che se ne serve in funzione di comitato d'affari del capitalismo straccione italiano: un capitalismo senza scrupoli, rapace, irresponsabile e totalmente inaffidabile. 

Solo un nuovo socialismo e un partito organizzato in quella direzione possono fronteggiare questo nemico. Ma noi abbiamo i questurini dell'asterisco e dei buoni sentimenti come la Boldrini e Zingaretti

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